
Venerdì 8 aprile alle ore 16.30, presso la Sala dei Giganti di Palazzo Liviano viene presentato il volume "Opere - Carlo Diano" a cura di Francesca Diano, con contributi di Massimo Cacciari e Silvano Tagliagambe, che intervengono all'incontro.
Sono invitate a partecipare tutte le persone interessate.
L’evento si può seguire anche in diretta streaming collegandosi all’indirizzo unipd.link/carlodiano
D. Susanetti
Carlo Diano, l’anima tra forma e evento
“I dormenti, operai e cooperatori di ciò che avviene nel mondo […]. Viviamo nel sonno, agitati da oscure visioni, andiamo con gli occhi opachi, calpestando innumerevoli vie e il grido dell’altrui volere non giunge oltre la soglia della nostra anima assorta”. Così scriveva un giovanissimo Carlo Diano interrogando la sapienza arcaica di Eraclito in una tesa meditazione sulla condizione umana, divisa tra coloro che sono sprofondati nel sonno di un vivere cieco inconsapevole e i pochi “desti” capaci di cogliere la trama nascosta delle polarità di cui l’intera realtà si sostanzia: gioco di forze che connette il qui e ora in cui ogni singola vita si dà e si consuma con l’infinita periferia di una trascendenza che è abisso, come abisso è il cuore
dell’uomo. Un gioco e una trama che Diano, da autentico “desto”, non ha cessato mai di indagare, con lo sguardo e l’intuizione fulminea di un uomo dotato di un’anima antica e autenticamente mediterranea, capace di un pensiero meridiano che abita le determinazioni del tempo e della storia e insieme le supera in una sintesi ove è tutto è presente, come attesta lo splendido volume delle sue Opere che, per felice iniziativa di Bompiani, sono state finalmente raccolte e riordinate, con una cospicua aggiunta di inediti, grazie all’attenta e amorevole perizia della figlia Francesca, cui si accompagnano i saggi di Massimo Cacciari e Silvano Tagliagambe che, da prospettive differenti, ne sottolineano il valore germinale e, al contempo, la attuale fecondità. Nato in una Magna Grecia dove il passato intride il presente e la voce degli antichi orfici ispirati dalla dea Memoria riaffiora nei resti dell’archeologia, (Vibo Valentia 1902), Carlo Diano è stato, insieme a Giorgio Colli, un grande e geniale “eccentrico” della cultura italiana del Novecento, la cui rilevanza, in anni a noi più vicini, è stata progressivamente messa a fuoco e a frutto in un orizzonte internazionale sempre più largo, come le numerose traduzioni dei suoi scritti attestano. Formatosi a Roma, dove si laureò con una tesi su Leopardi, discepolo e amico di Giovanni Gentile, trascorsi lunghi all’estero nel Nord Europa — per essere stato tra quelli che non vollero giurare fedeltà al fascismo — divenne finalmente, nel dopo guerra, professore di Letteratura greca all’Università di Padova.
In lui, il lavoro e la perizia del filologo — che si concretò, tra l’altro, nelle mirabili edizioni critiche degli Scritti morali di Epicuro e del Dyskolos di Menandro insieme a una ricca messe di traduzione di Platone e del teatro tragico — si congiunse, costantemente, con la tesa interrogazione del pensiero, perché egli credeva — così come lo avevano creduto e praticato prima di lui i grandi pensatori del rinascimento italiano o, per altri versi, Giambattista Vico — filologia, l’amore della parola, e filosofia, l’amore della sapienza, fanno uno e non possono essere disgiunte, a meno di non accecarsi nella bruta datità o nella mera astrazione. Filologia e filosofia che, interrogando il passato, sono e devono sempre essere congiuntamente storia ed esperienza dell’anima nel suo senso più profondo. Nell’analisi della cultura greca — da Omero all’ellenismo, dai Presocratici agli Stoici, dalla poesia tragica alla produzione dell’arte figurativa — Diano individuò due principi di interpretazione, due categorie fenomenologiche, che danno il titolo alla sua opera più famosa: da un lato, la “forma” che è luce ed idea, perfezione che fa centro su stessa, “cosa veduta” e insieme eterna; dall’altro, l’“evento”, come ciò che accade, in un momento, a ciascuno e ne investe la vita nella concretezza dell’esserci, nella dimensione del corporeità e del senso. Categorie che egli vide operanti e presenti già in quel momento sorgivo rappresentato dai poemi di Omero: Achille, eroe della forma, passione bruciante di un’eccellenza e di una gloria che si pongono come assolute di contro alla finitudine dell’esistenza, e, per contro, Ulisse, eroe dell’evento, intelligenza cangiante e metamorfica che media e attraversa l’accadere con le risorse dell’astuzia e della tecnica, eroe per cui la gloria è miraggio e l’unica realtà ineluttabile sono il dolore e la peripezia a cui occorre sopravvivere. “Achille ed Ulisse — scriveva Diano · sono le due anime della Grecia, e la storia dei Greci è la storia di queste due anime. Tutt’e due convergono e si sublimano in Socrate. Socrate ha l’intelligenza di Ulisse, e la forza di Achille, ma muore come Achille, accettando cosciente la morte e guardandola in faccia, per non venire meno alla forma […]. Per Achille la forma era la sua figura mortale eternata dalla fama […], per Socrate la forma è la legge”. Forma ed evento, nel loro mutuo richiamarsi ed opporsi, definiscono, nei saggi di Diano, stadi e modulazioni differenti della cultura antica nel suo sviluppo storico. Ma la produttività teorica di tali categorie va ben al di là dell’orizzonte temporale della Grecia ed è in questo che il lavoro di Diano mostra la sua perdurante e feconda attualità anche per il pensiero contemporaneo: essenza ed esistenza, essere ed esserci, centro e periferia, immanenza e trascendenza, verità ed epifania nelle diverse configurazioni cui la forma e l’evento possono dare luogo definiscono e insieme generano altrettante modalità di vita e di pensiero, altrettanti posture dell’arte e dell’etica, nonché, ed è forse l’aspetto più essenziale, modi del fare esperienza, declinazioni di quella “vissutezza” di cui, da una differente angolatura, parlava l’altrettanto geniale Colli. Modi e prospettive di un’anima posta nell’intersezione tra mondo e dio. E di tutto questo si parlerà nella presentazione che avrà luogo a Padova, nella Sala dei Giganti, l’8 aprile, nella cornice dei festeggiamenti per gli 800 anni dell’Ateneo.
- QUANDO 8 APRILE - ORE 16:30
- Sala dei Giganti di Palazzo Liviano entrata dallo scalone in corte Arco Valaresso
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