CULTURA

Rudolf Otto: Categoria del sacro e esperienza del totalmente Altro

Venerdì 27 ottobre l'Istituto di Cultura Italo-Tedesco propone una conferenza di Stefano Martini su Rudolf Otto.

«Chi non lo (il numinoso) conosce per esperienza interna non conosce la religione. Schleiermacher ha definito il sentimento religioso come il senso dell’assoluta dipendenza. Ma Otto osserva che si tratta non solo d’una differenza quantitativa (come tra l’assoluto e il relativo), ma anche qualitativa: è una dipendenza sui generis, che Otto preferisce chiamare “senso creaturale”, appunto per esprimerne il particolare, indefinibile carattere. Schleiermacher determina poi il senso dell’assoluta dipendenza come il senso della mia condizione finita, dalla quale argomento, per un atto logico, al creatore. Ma questo è altra cosa. Al Kreaturgefühl (sentimento creaturale) corrisponde invece immediatamente, secondo l’Otto, il senso di qualche cosa di grande, di terribile e di immenso, per cui è vissuto il numen (la divinità): anzi questo è il sentimento religioso vero: il sentimento creaturale ne è solo il riflesso subbiettivo. Si tratta ora di cercar di esprimere in qualche modo questo senso del divino: non di definirlo concettualmente, perché è la presenza di qualche cosa di superiore alla ragione. Lo esprimeremo mediante analogie e simboli, esponendo psicologicamente ciò che troviamo nel senso obbiettivo del divino e nel suo corrispondente subbiettivo, il senso creaturale. Nel suo complesso Otto lo esprime come l’esperienza d’un terribile mistero, che è qualche cosa di inconcepibile, ma di positivo, vissuto nel sentimento. Egli analizza quindi i varii elementi sentimentali in esso contenuti. Primo, il senso del tremendum. È un senso analogo alla paura, all’orrore: ma la paura inquietante dell’ignoto; che è nei più bassi gradi della religione il “terrore religioso” e nei più alti gradi si mantiene come paura dinanzi a ciò che è grande e misterioso» (Martinetti, Il fondamento della religione secondo Rudolf Otto, cit., pp. 3-4).

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