Un test di un missile balistico intercontinentale, non armato, Minuteman III. Foto: Reuters/Ian Dudley/U.S. Air Force photo
Le armi nucleari sono la più pesante eredità lasciataci dallo scorso secolo: nonostante le cospicue diminuzioni rispetto agli anni ’80, rimangono operativi circa 15.000 ordigni con una varietà di piattaforme e vettori, per il 92% negli arsenali di Russia e USA e il rimanente fra Cina, DPRK, Francia, India, Israele e Pakistan. Al bilancio vanno aggiunte circa 1370 t di uranio altamente arricchito e 505 t di plutonio separato, sufficienti per confezionare oltre 126.000 nuove bombe. Non si può escludere con certezza l’esistenza di programmi di acquisizione segreti di altri paesi e da parte di gruppi terroristici. Attualmente tutti i paesi con armi nucleari sono impegnati in una nuova corsa qualitativa a sistemi d’arma nucleari più efficienti e per una varietà di missioni.
Le peculiarità di queste armi, che le rende unici veri strumenti di distruzione di massa, sta nell’enorme potenza distruttiva, l’impossibilità di forme di difesa e di profilassi, la vacuità di programmi di protezione civile e di intervento socio-sanitario, l’impatto ambientale e la contaminazione radioattiva su territori vasti e per tempi lunghi. Seguendo Hans Morgenthau, “un’arma nucleare non è un’arma nel senso semantico convenzionale. Non è un mezzo razionale per un fine razionale. È uno strumento di distruzione illimitata e universale, quindi la minaccia o l’attualità di una guerra nucleare non è uno strumento razionale di politica nazionale perché è uno strumento di suicidio e genocidio.”
Da qui l’immediato e universale rifiuto delle armi nucleari da parte dell’opinione pubblica e l’impegno dichiarato, ma non coerentemente perseguito, di tutti i governi per “un mondo libero dalle armi nucleari”.
Va ricordato che il disarmo richiede non solo l’eliminazione dell’intera classe di armi nucleari, ma anche la loro rimozione dalla dottrina militare e impostazione strategica e una politica di sicurezza nazionale basata su mezzi alternativi. Le armi nucleari hanno assunto una posizione preminente nelle strategie e nelle forze armate dei paesi che le possiedono. Per questo motivo, sradicarle sarà più complesso che demolire qualsiasi altro sistema di armi.
La storia ci ha fornito almeno tre significativi tentativi di disarmo nucleare: il piano Baruch approvato dalla Commissione dell’ONU sull’energia atomica (1946); il piano in tre fasi di disarmo generale e completo proposto da Kennedy (1962) sulla base degli accordi McCloy-Zorin; la proposta di Gorbaciov del gennaio 1986 e l’accordo con Reagan al summit di Reykjavík. Va inoltre considerato il disarmo unilaterale del Sud Africa nel 1989.
Il quadro attuale degli strumenti legali internazionali per la limitazione degli armamenti nucleari comprende: un consolidato regime di contrasto all’acquisizione di armi nucleari da parte di nuovi paesi, basato sul trattato contro la proliferazione delle armi nucleari (NPT), su 6 accordi regionali per zone prive di tali armi (NWFZ) e sul bando parziale delle esplosioni nucleari (PTBT); limitazioni geografiche al dispiegamento e movimento delle armi, che riguardano l’Antartide, lo spazio esterno, il fondo marino e le terre emerse coperte dalle NWFZ.
A livello bilaterale esistono accordi Russia-USA per riduzioni di alcune classi di ordigni e dei loro vettori.
Sono stati messi a punto, ma non ancora in vigore, il bando totale delle esplosioni nucleari (CTBT) e un trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), mentre si sta discutendo la proibizione della produzione di materiali fissile esplosivi (FMCT).
Il regime di non proliferazione è rafforzato dal sistema di salvaguardie dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) e dal sistema internazionale di monitoraggio della Commissione preparatoria per l’organizzazione del CTBT.
L’unico obbligo legale al disarmo nucleare è contenuto nell’NPT.
L’NPT, in vigore dal 1970, è praticamente universale (non ne fanno parte solo la DPKR, India, Israele, Pakistan e Sud Sudan); affronta globalmente le problematiche dell’energia nucleare e fissa i termini del triplice “contratto” fra non-proliferazione, promozione delle applicazioni nucleari pacifiche e disarmo nucleare.
L’obbligo del disarmo nucleare è chiaramente espresso (art. VI): “Ciascuna delle Parti del trattato si impegna a condurre quanto prima i negoziati in buona fede su efficaci misure relative alla cessazione della corsa alle armi nucleari e al disarmo nucleare, e su un trattato di disarmo generale e completo sotto un rigoroso ed efficace controllo internazionale.”
L’articolo non precisa tempi e modi, ma le conferenze di riesame del 2000 e 2010 hanno approvato, all’unanimità, passi e azioni concrete da compiere da parte dei cinque paesi con armi nucleari membri del trattato. La continua sostanziale inosservanza di tali impegni ha generato gravi tensioni nella comunità internazionale, provocato il fallimento delle conferenze di revisione del 2005 e 2015 e sta creando estreme difficoltà nella preparazione di quella prevista nel 2020.
L’NPT costituisce uno degli strumenti internazionali fondamentali per l’ordine e la sicurezza globali e la sua salvaguardia e rafforzamento è il primo cruciale obiettivo per ogni concreta azione sulla via del disarmo nucleare.
Scienziati e studiosi, che in una storia parallela alla corsa agli armamenti, fin dagli albori dell’era nucleare, hanno cercato di cogliere le peculiarità delle armi nucleari nella prospettiva della loro eliminazione, sono giunti alla conclusione che un futuro libero dalla minaccia nucleare non può essere solo il mondo attuale meno le armi nucleari.
Dovrà essere un mondo molto diverso, libero anche da armi basate su nuovi principi fisici, da grandi guerre convenzionali e da qualsiasi uso arbitrario della forza da parte di nazioni forti contro quelle deboli, un mondo con un sistema di sicurezza internazionale molto diverso da quello che conosciamo.
Individuare le caratteristiche precise di questo mondo e i modi per crearle in sicurezza ed equità è la grande sfida che ci sta davanti.