CULTURA

Le metamorfosi di Mirò

Non una mostra come tante: fino al 22 luglio 2018 a Palazzo Zabarella, sede della Fondazione Bano, apre un vero e proprio museo dedicato all’arte di Joan Mirò (1893-1983), un luogo d’elezione a livello mondiale per conoscere l’opera di uno degli artisti più eclettici, versatili e decisivi del XX secolo. Joan Miró. Materialità e Metamorfosi si prospetta da subito come un vero e proprio antro delle meraviglie per gli appassionati: una Wunderkammer con 85 opere che documentano l’evoluzione del pittore, scultore e ceramista catalano per quasi sei decadi, dal 1924 al 1981.

Ciò che fin da subito colpisce il visitatore, e che dà il nome alla mostra, è la straordinaria molteplicità dei materiali, delle superfici e delle tecniche che caratterizzano i pezzi esposti, pur nell’unitarietà di uno stile inconfondibile. “Se aggredisco un pezzo di legno con una sgorbia, questo gesto mi mette in un determinato stato d’animo – spiega lo stesso Mirò in un’intervista del 1959 –. Se aggredisco una matrice con una matita litografica, o una lastra di rame con un bulino, gli stati d’animo che ne derivano sono diversi. L’incontro con lo strumento e con la materia produce uno shock che è cosa viva e penso si ripercuoterà sull’osservatore”.

Joan Miró, Apparitions, 1935, gouache e inchiostro di china su carta. Filipe Braga, © Fundação de Serralves, Porto. Per tutte le opere di Joan Miró ©Successió Miró by SIAE 2018

Nel corso della sua carriera l’artista ribadì sempre la centralità del supporto scelto nella sua produzione, anche se “ciò non significa che i materiali gli imponessero tutti gli aspetti della raffigurazione”, spiega il curatore della mostra Robert Lubar Messeri. Così proprio la poliedricità dei mezzi e delle espressioni consente di cogliere i tratti essenziali dell’arte di Mirò, presenti dai grandi quadri fino al più piccolo dei disegni pur nel continuo mutamento delle forme e delle modalità espressive.

Una capacità di sperimentare e di elaborare vie nuove che nell’arte del secolo scorso trova forse un paragone solo in Paul Klee, e che sembra fare da contraltare al carattere schivo e riservato dell’artista, soprattutto se paragonato a quello dei suoi conterranei Picasso e Dalì. Così tra le opere esposte troviamo disegni e pitture su tela (anche lacerata o bruciata), vari tipi di carta e cartone, carta catramata e persino masonite (un materiale di fabbricazione industriale derivato dal legno). Sono inoltre presenti diversi collages, una scultura e alcuni esemplari della serie dei cosiddetti sobreteixims (“sopratessuti”): arazzi realizzati all’inizio degli anni ‘70 con il maestro tessitore Josep Royo, a cui si aggiungono alcune opere realizzate partendo da sacchi di iuta (sobreteixims sacks). Non ci sono invece le rivoluzionarie ceramiche e i lavori grafici; Mirò infatti fu anche un eccellente designer: suoi sono ad esempio i loghi dei mondiali di calcio dell’82 e soprattutto dell’ente del turismo spagnolo, entrati da anni nell’immaginario collettivo.

L’esposizione è stata inaugurata dal ministro alla cultura lusitano Luís Filipe Carrilho de Castro Mendes: la collezione appartiene infatti alla Repubblica Portoghese e nella sua interezza viene esposta all’estero per la prima (e forse unica) volta. La raccolta ha una storia recente piuttosto fortunosa, su cui vale la pena soffermarsi: messe insieme nel corso degli anni da un collezionista privato giapponese, le opere furono in seguito acquistate dal Banco Português de Negócios, che però fu travolto dalla crisi finanziaria del 2008. Quando poi l’istituto di credito venne nazionalizzato lo Stato portoghese, a sua volta in forti difficoltà, decise in un primo momento di vendere la prestigiosa collezione, che nel 2014 stava per essere messa all’incanto a Londra dalla famosa casa d’aste Christie’s. Solo la protesta di intellettuali e popolazione ha evitato la dispersione delle opere, che così sono rimaste in Portogallo e sono state esposte pubblicamente per la prima volta al Museu Serralves di Porto tra ottobre 2016 e giugno 2017, registrando oltre 240.000 visitatori.

“Inseguivo Mirò da tempo, ma questa mostra è nata quasi per caso – racconta oggi Federico Bano, presidente dell’omonima Fondazione che da 22 anni organizza eventi culturali di rilievo a Padova –; con le autorità portoghesi si è creata subito sintonia, così siamo riusciti a organizzare la mostra in tempi molto brevi; rispetto anzi ai primi accordi abbiamo anticipato l’apertura di sei mesi”. Un’operazione fortemente appoggiata dal Comune nel progetto di rilancio della Città come luogo d’arte e di cultura, che probabilmente in tempi brevi approderà – ha sottolineato l’assessore alla cultura Andrea Colasio durante la presentazione – alla candidatura di Padova Urbs Picta all’ambito riconoscimento di patrimonio Unesco.

Sconti Unipd: a tutti i docenti e al personale tecnico amministrativo dell'università di Padova, presentando il proprio badge, sarà accordato uno sconto biglietto a prezzo agevolato (11 euro invece che 13). A tutti gli studenti, sempre con la presentazione del badge universitario, sarà invece consentito l'accesso con il biglietto a 7 euro (solo dal martedì al venerdì).

Daniele Mont D’Arpizio

 

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