SCIENZA E RICERCA

Il 2022 anno record per temperature e siccità in Italia e in Veneto

Capodanno al mare in Sicilia e Sardegna, grazie ai 20 °C. Piste da sci verdi per la mancanza di neve. L’inverno mite che ci fa risparmiare sul riscaldamento. Tutti segnali che la fine dello scorso anno sia stata caratterizzata da un caldo fuori dalla norma e pochi giorni fa certificati dai dati dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e il Clima (ISAC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche: le temperature di dicembre 2022 in alcune zone del paese sono state di molto sopra la media degli ultimi trent’anni.

Nei giorni scorsi, le analisi a livello nazionale di ISAC sono state confermate anche dai rapporti delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) che sono finora usciti. In Lombardia, per esempio, il 2022 è stato indicato come “l’anno più caldo di sempre”. A Milano, dove la temperatura viene misurata continuativamente dal 1763 alla stazione di Brera, la temperatura media annuale è stata di quasi 2 gradi (+1,9 °C) più alta rispetto alla media dei trent’anni precedenti. Se si confronta il dato del 2022 con il periodo 1901-2000, sempre riguardo al capoluogo, l’anomalia è ancora più evidente: +3,2 °C. 

Situazioni analoghe sono certificate dai dati dell’ARPA Veneto, il cui documento sull’anno scorso è intitolato “un anno da record per caldo e deficit di precipitazioni”. Scarsa quantità di pioggia è caduta complessivamente anche in Emilia-Romagna, dove il 2022 è stato l’anno il più caldo e il quinto meno piovoso dal 1961. Sono dati che fanno pensare a come la crisi idrica del Po di cui abbiamo scritto la scorsa estate non resterà un unicum nei prossimi anni.

 

Non dovrebbe più essere una notizia

Ormai le temperature medie, nazionali o regionali, da record non dovrebbero più fare notizia. Le rilevazioni della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), riprese da climalteranti.it, collocano il posiziona il 2022 tra il quarto e il sesto posto nella classifica degli anni più caldi. Le temperature dello scorso anno, insomma, non hanno battuto quelle del 2016 (primo in classifica). Ma, sottolinea Claudio Cassardo sul climalteranti.it, “per trovare anomalie negative per tutti i database, anche rispetto al trentennio più recente, occorre andare a ritroso nel tempo di ben 14 anni, nel lontano 2008”.

Poca acqua

La preoccupazione più significativa, come si diceva, riguarda la mancanza di pioggia. In Veneto, nel 2022 sono state complessivamente molto inferiori alla media: 771 mm in media contro una media di riferimento di 1100 mm. Si tratta, secondo i dati ARPA Veneto, di 70 mm in meno del record precedente, detenuto dal 2015, l’anno più secco degli ultimi trenta.

Sul fronte della distribuzione, le aree dove è caduta meno pioggia sono quelle della pianura e della zona prealpina, con “con scarti assoluti che arrivano fino a -600/-700 mm”. Anche l'andamento nel corso dell'anno, secondo ARPA Veneto, "evidenzia come in tutte le stagioni si siano registrate condizioni di siccità e quasi tutti i mesi abbiano rilevato quantitativi inferiori alla media di riferimento". Insomma, non si tratta solamente di un problema legato ai mesi estivi, ma è generalizzato nell'arco di tutto l'anno. Una situazione analoga si trova anche in Emilia-Romagna, dove il mese meno piovoso del 2022 è stato ottobre, con 6,2 mm medi rispetto ai 107 mm.

 

Al grafico qui sopra sull'andamento delle portate medie a Pontelagoscuro, l'ultima stazione di rilevamento prima che il Po si butti nell'Adriatico, oggi possiamo aggiungere un nuovo grafico elaborato dall'ARPA Emilia-Romagna, dove si può facilmente vedere che la portata media mensile, sempre misurata a Pontelagoscuro, è stata sempre sotto la media del periodo 1991-2020 e molto vicina al minimo storico noto.

Anche la neve ai minimi storici

Un recente studio pubblicato su Nature Climate Change e condotto dal Dipartimento Territorio e Sistemi AgroForestali dell’Università di Padova insieme all’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR di Bologna è riuscita a dimostrare che la copertura nevosa su tutto l'arco alpino non è mai stata così effimera negli ultimi 600 anni. Studiando gli anelli di accrescimento degli del ginepro, un arbusto che può raggiungere età plurisecolari, il gruppo di ricerca ha potuto calcolare che nell'ultimo secolo la permanenza del manto nevoso si è accorciata di un mese. Secondo i due principali responsabili dello studio, Marco Carrer (Università di Padova) e Michele Brunetti (ISAC-CNR) "quello che stiamo vivendo negli ultimi anni è qualcosa che non si era mai presentato precedentemente".

Anche per quanto riguarda la neve, siamo di fronte a un primato che rischia di non fare più notizia, ma che potrebbe contribuire a rendere le estati sempre più aride e siccitose, con una serie di conseguenze molto importanti per quanto riguarda la disponibilità di acqua dolce. Già la scorsa estate, con le portate del Po vicine ai minimi storici, l'acqua salata dell'Adriatico è riuscita a risalire fino a circa 34-36 km lungo il Po Grande e per circa 37-39 km lungo il ramo di Goro (FE). Nei rami di Gnocca, Tolle e Maistra la lunghezza di intrusione dell'acqua marina è risultata pari alla lunghezza dell'intero ramo. Le conseguenze sono enormi problemi di approvvigionamento di acqua dolce sia per le abitazioni, sia per le attività agricole.

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