Mai come negli ultimi anni il concetto di distanza si è relativizzato, grazie alle nuove tecnologie gli spostamenti sono diventati sempre più semplici e veloci, e perché no anche più economici. Un tempo il viaggio era invece sinonimo di rischio, di scoperta, e necessitava di una buona dose di investimento di denaro e di coraggio. Con la stagione delle grandi scoperte ed esplorazioni tra XV e XVI secolo il viaggio si tinge anche e soprattutto di tonalità politiche: il dominio economico passava per il controllo dei mari e delle nuove rotte commerciali. A contendersi l’egemonia erano le due grandi potenze iberiche: la corona spagnola e la corona portoghese. Nel 1494 si divisero letteralmente il mondo extraeuropeo con il trattato di Tordesillas, che sanciva le rispettive aree di influenza dei due paesi, delimitate da un meridiano ad ovest delle isole di Capo Verde.
Tra le imprese più memorabili c’è senz’altro la prima circumnavigazione del globo terrestre effettuata da Magellano, impresa che quest’anno compie 500 anni. Vediamo più nello specifico la storia del grande esploratore.
Nato nel 1480 da una famiglia aristocratica di Sabrosa, nel Portogallo settentrionale, Magellano rimase orfano all’età di 10 anni. Si trasferì con il fratello presso la corte di Giovanni II a Lisbona dove ricevette l’istruzione riservata ai nobili dell’epoca. A 25 anni fu mandato nelle Indie, dove iniziò una promettente carriera militare che lo portò a partecipare alle campagne di conquista prima delle isole Molucche, allora conosciute come isole delle Spezie, e successivamente dello strategico porto di Malacca, nell’odierna Malesia. Dopo essere rientrato in patria partecipò alla battaglia di Azamor in Marocco, qui riportò una grave ferita a una gamba, che comunque non gli evitò le accuse di aver intrattenuto commerci con i musulmani, in seguito alle quali fu licenziato con disonore dal servizio per la corona portoghese. Fu proprio questo il motivo che lo spinse a trasferirsi nella vicina Spagna, impero rivale della sua madrepatria. Qui Magellano si recò alla corte di Carlo V con una proposta a dir poco rischiosa. Stando a una mappa di cui era entrato in possesso, era probabile che esistesse un passaggio tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Pacifico poco più a sud del Rio della Plata che avrebbe potuto diminuire notevolmente i tempi per raggiungere l’Asia, e lui voleva trovarla. Per convincere il sovrano spagnolo a finanziare l’impresa puntò su alcuni fattori politici: innanzitutto l’apertura di una nuova via avrebbe permesso alle navi spagnole di raggiungere l’Asia senza circumnavigare l’Africa, i cui porti occidentali e meridionali erano controllati dal Portogallo; in secondo luogo si avrebbe avuto la conferma o la smentita che le isole Molucche appartenessero all’emisfero orientale, ufficialmente sotto il dominio portoghese. Così, nonostante l’atteggiamento sospettoso che gli spagnoli nutrivano nei suoi confronti, Magellano ottenne da Carlo V una flotta di cinque navi con cui il 10 agosto 1519 salpò da Siviglia.
Il viaggio fu decisamente movimentato, oltre alle difficili condizioni di navigazione, Magellano si trovò a fronteggiare anche un ammutinamento degli equipaggi, e non mancarono gli scontri con le varie popolazioni indigene. I resoconti della spedizione ci sono giunti grazie agli scritti di Antonio Pigafetta, nobile vicentino studioso di matematica e astronomia che si era imbarcato spinto da un forte desiderio di conoscenza. La sua relazione si è rivelata fondamentale, un’insostituibile testimonianza dei sentimenti che si potevano respirare a bordo delle navi: un condensato di attrazione e paura verso l’ignoto. Dai suoi scritti emerge anche la grande ammirazione nei confronti di Magellano, che invece morì sull’isola di Mactan nelle Filippine, ucciso da un gruppo di indigeni guidati dal re Lapu-Lapu. Solo la nave Victoria, con pochi superstiti, fece rientro in Spagna nel 1522 dopo aver compiuto la prima circumnavigazione del globo.
Il rientro della spedizione aprì un binario duplice di considerazioni: da un lato si etichettò l’impresa come un disastro umano e finanziario dato che la nuova rotta aperta si era rivelata troppo lunga; dall’altro rappresentò un eccezionale punto di svolta poiché di fatto dimostrò la sfericità della terra e portò alla scoperta di nuove regioni.
Oggi l’asticella dell’ignoto si è spostata un po’ più in là e ci risulta pressoché impossibile scoprire qualcosa di nuovo geograficamente parlando, eppure non è azzardato ammettere che non così tanto è davvero cambiato: superare i limiti umani, non solo geografici, è una necessità intrinseca degli uomini. Le nuove rotte oggi non sono più quelle marittime, si cercano nuove strade negli ambiti più vari, ma la direzione è la stessa inseguita da Magellano: non abbiamo mai smesso di essere attratti dal magnete dell’ignoto.