Conoscete l’albero delle matite? Gianni Rodari sì. Ce lo presenta, insieme ad altri, in questa filastrocca:
C’è l’albero del pane,
l’albero delle banane,
c’è la pianta del caffè
e quella della gomma,
c’è quasi tutto, insomma,
ma non c’è
– udite udite! –
l’albero delle matite.
sarebbe stato bello
adesso che vien primavera
vederlo mettere i fiori,
su ogni rametto un pastello
di differenti colori.
ognuno avrebbe potuto,
seminando un mozzicone,
allevarsi l’alberello
in un vaso sul balcone.
l’albero cartolaio:
una festa per il salvadanaio…
e poi, giacché c’era,
la natura poteva fare
anche la pianta delle penne a sfera.
invece ha fatto quella del tabacco,
che fa spendere un sacco
di quattrini, fa tossire
e fa tanti altri danni da non dire
Gli alberi sono presenti in tutta l’opera di Gianni Rodari. Ma non sono mai abbastanza, tant’è che lui sente il bisogno di andare su un pianeta pieno di alberi particolari: il Pianeta degli alberi di Natale.
Dove sono i bambini che non hanno
l’albero di Natale
con la neve d’argento, i lumini
e i frutti di cioccolata?
Presto, presto, adunata, si va
nel Pianeta degli alberi di Natale,
io so dove sta.
Che strano, beato pianeta…
Qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.
Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l’ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d’argento
che si dondola al vento.
In piazza c’è il mercato dei balocchi.
un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
ti fa l’inchino e dice: “Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore…”
Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s’intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c’è.
Un bel pianeta davvero
anche se qualcuno insiste
a dire che non esiste…
Ebbene, se non esiste esisterà:
che differenza fa?
Già, il pianeta degli alberi di Natale non esiste. Ma esisterà. Dovrà esistere. Perché qui da noi …
Erano gli anni ’70 quando si vide, in Europa e non solo, che gli alberi si stavano ammalando. A causa delle piogge acide, dissero gli scienziati. Informazione che Rodari puntualmente riprende, in La canzone del cancello, una delle storie raccolte in Il gioco dei quattro cantoni.
- Ascolti, - disse il bambino, - questa è la canzone del castagno morente. Lo vede là, quell’albero? È un castagno. È malato, come quasi tutti i castagni d’Europa. Questa è una cosa che abbiamo studiato a scuola.
La coscienza ecologica ha, per necessità, una componente emozionale. Voglio salvare la natura (qualsiasi cosa questo significhi) perché amo la natura e gli esseri viventi. E tra gli esseri viventi tra i più amati ci sono certamente gli alberi. Tratto da Gli alberi non sono assassini, una delle novelle di L’agente X.99 a sua volta contenuta in Il gioco dei quattro cantoni.
Una volta che passavo nelle vicinanze di Parco, un impulso irresistibile mi costrinse a scendere su quel pianeta. Avanzai fino al limitare della foresta. Gli alberi sono assolutamente immobili. Ripassai rapidamente le lezioni del professor De Mauro poi, risoluto a levarmi il pensiero, formai con le braccia un messaggio: «Gli uomini e gli alberi sono amici».
Gli uomini e gli alberi sono amici. Ma troppo spesso gli uomini lo dimenticano.
A proposito, usiamo uomini per intendere anche le donne. È una discriminazione linguistica di genere. Meglio usare esseri umani o semplicemente umani al posto di uomini se si intende l’intera umanità. Per cui ci permettiamo di correggere Rodari (ne siamo certi, lui converrebbe): gli umani e gli alberi sono amici.
Ma troppo spesso gli uomini (sì gli uomini, più delle donne) se lo dimenticano.