Nastrini in ricordo della strage di Orlando negli Stati Uniti
Più accesso alle armi, più sicurezza: spesso è questo l'assioma che sentiamo dire anche da alcuni rappresentanti dello Stato. Ma è veramente così? Veramente avere un'arma in casa garantisce più sicurezza al cittadino e meno reati?
Per rispondere a queste domande bisogna analizzare i dati che escono dai paesi più "armati". Quando si parla di accesso alle armi comuni non possono che venire in mente gli Stati Uniti. L'attuale amministrazione Trump più volte ha paventato l'idea che le sparatorie nelle scuole potrebbero essere arginate consentendo ai professori l'autodifesa direttamente in classe con un'arma da fuoco. Ma può essere la trasposizione nella realtà di un film western la soluzione?
La situazione degli Stati Uniti
Negli Stati Uniti il possesso delle più comuni armi da fuoco è il più alto a livello mondiale. Con 88,8 armi convenzionali per 100 abitanti rappresentano il paese più armato, doppiando la Svizzera, che in Europa è quella con la percentuale maggiore. A fronte di questo possesso però, anche il numero di sparatorie di massa con conseguenti morti e feriti è decisamente alto.
In tutti gli USA, nel solo 2018 (dato aggiornato al 31 luglio, fonte Mass Shooting tracker) queste stragi sono state 255, ed hanno provocato 212 feriti e 54 morti. Dal 2013 ad oggi le sparatorie di massa sono state sempre più di 200, con un picco a giugno, quando ad Orlando, in Florida, Omar Mateen, un'ex guardia giurata, è entrato in una discoteca ed ha iniziato a sparare uccidendo 50 persone e ferendone 53.
Questi numeri però si riferiscono solamente alle sparatorie di massa, fenomeno che, fortunatamente, noi europei conosciamo in misura ridotta.
Le statistiche che riguardano gli incidenti o gli omicidi dovuti alle armi da fuoco però son ancora più elevate. Solamente nel 2018 infatti gli incidenti, al 31 luglio, sono stati 33.635 ed hanno provocato 8.435 morti (fonte dati: Gun violence archive). Una carneficina che ha coinvolto più di 400 bambini e più di 1.600 minorenni. Di tutti questi incidenti dovuti ad armi da fuoco, l'uso per legittima difesa è stato avvalorato solamente in 1.044 casi.
A ciò si aggiunge anche la diatriba tutta giudiziaria in corso in questi giorni negli Stati Uniti. La Defense Distributed, cioè un’organizzazione no profit del Texas, aveva vinto una causa contro il governo, ottenendo così il permesso di pubblicare gli schemi per la costruzione con una stampante 3D di un'arma da fuoco.
A riportarlo è stato il New York Times, che ha anche notato come in rete si trovino già diversi schemi per autocostruirsi un fucile semiautomatico AR-15, cioè quello che è stato utilizzato durante la strage avvenuta lo scorso febbraio in Florida, alla Marjory Stoneman Douglas High School. Questo schema, al 30 luglio 2018 era stato scaricato più di 2.500 volte.
A bloccare la pubblicazione però, a pochi giorni dal via che sarebbe dovuto essere mercoledì 1 agosto, è stato un giudice federale di Seattle, che, con un ordine temporaneo ha di fatto reso illegale la pubblicazione degli schemi. Sul tema è intervenuto anche il presidente Trump con un lapidario "non sembrano avere senso" rivolto alle armi stampate in 3D.
La situazione europea
In Europa il possesso di armi da fuoco è presente in numero ben inferiore rispetto a quello degli Stati Uniti. La presenza maggiore la ritroviamo in Svizzera in cui ogni 100 abitanti ci sono 45,7 armi. Il paese è piuttosto liberale per quanto riguarda il possesso di armi da fuoco. La detenzione e l'uso infatti sono regolati dalla Legge federale sulle armi (RS 514.54) che di fatto riporta che chiunque intenda acquistare un'arma o una parte essenziale di arma necessita di un permesso d'acquisto di armi che, di norma, dura sei mesi. Ci sono poi le armi che sono proprio vietate, come quelle da fuoco automatiche (per il tiro a raffica), ordigni militari, coltelli e pugnali, dispositivi che producono un elettrochoc o accessori di armi, come silenziatori, lanciagranate o laser per il puntamento notturno.
La Svizzera però è anche li paese europeo con la proporzione più alta tra gli omicidi con armi da fuoco. Secondo uno studio del 2015 del dipartimento di criminologia dell'università di Liegi infatti, il 47,83 % degli omicidi svizzeri avviene con una pistola o simili. L'Italia non è distante e, pur avendo 11,9 armi da fuoco per 100 abitanti, ha una percentuale del 39,51.
La situazione italiana
L'Italia, pur essendo la patria di uno dei più importanti produttori di armi da fuoco, sembra non essere tra i paesi in cui il possesso è maggiore. Dati ufficiali non esistono ma, secondo il sito indipendente Gunpolicy, sembra che nel 2017 in Italia ci fossero 8 milioni e 609 mila pistole "civili". Un dato che vedrebbe crescere il numero di pistole per 100 abitanti a 14,4, contro l'11,9 del 2015.
Per fare un confronto con paesi a noi limitrofi, la Germania ha quasi 26 milioni di armi, la Spagna 3 milioni e 400 mila, la Francia 12 milioni e 700 mila mentre l'intera Unione Europea vede circolare quasi 80 milioni di armi legali, escluse naturalmente quelle appartenenti alle forze dell'ordine.
Un focus prodotto dall'Opal, cioè l'osservatorio permanente sulle armi leggere e sulle politiche di difesa e sicurezza, ha osservato però come l'Italia, a confronto con i paesi del G8 sia seconda solo agli Stati Uniti come omicidi per armi da fuoco ogni 100 mila abitanti.