SCIENZA E RICERCA

Biodiversità in Amazzonia. Le restrizioni anti-covid limitano il lavoro sul campo degli studiosi

“La deforestazione in Brasile ha subito un aumento del 72% tra agosto 2019 e maggio 2020 rispetto all'anno precedente”, così riporta un articolo pubblicato su PNAS scritto da Douglas C. Daly, esperto di botanica amazzonica dell'Istituto di Botanica Sistematica al New York Botanical Garden.

Daly fa parte di un progetto dell'istituto brasiliano Chico Mendes per la conservazione della biodiversità (ICMbio) che ha lo scopo di istruire e formare i cosiddetti super mateiros, botanici e ricercatori professionisti che operano in quelle aree e che sono in grado di riconoscere e catalogare migliaia di specie di alberi tra quelle presenti in Amazzonia. Il loro lavoro richiede conoscenze tecniche e scientifiche ed è di grande utilità per lo studio e la difesa della biodiversità nelle foreste tropicali di quell'area.

Dai dati riportati nell'articolo, appare quindi chiaro che le attività di deforestazione non si sono fermate durante lo stop dovuto alla pandemia, ma anzi, sono aumentate.
Proprio per questo motivo, la preoccupazione di Daly e dei suoi colleghi impegnati a studiare modi per conservare la biodiversità nella foresta amazzonica è quella di trovare il modo migliore per difendere l'ambiente in un momento in cui le attività scientifiche sono rallentate a causa delle restrizioni per contenere il contagio.

A causa delle normative anti-covid, infatti, i ricercatori non sono più liberi di spostarsi come prima per raggiungere i loro siti di studio e il normale funzionamento dei programmi di formazione per i nuovi super mateiros è inevitabilmente compromesso.

La preoccupazione si accentua se prendiamo per buona l'osservazione di Daly che sostiene che “alcuni governi stanno usando la pandemia come cortina fumogena per sviscerare i regolamenti e tagliare il personale e i bilanci operativi delle principali agenzie governative”, cosicché le organizzazioni che si occupano di protezione ambientale si trovano impossibilitate a svolgere i loro compiti con libertà ed efficienza.

In questo periodo difficile, inoltre, gli studiosi come Daly incontrano numerose difficoltà non solo ad operare sul campo, ma anche ad accedere ai laboratori e alle apparecchiature elettroniche di cui hanno bisogno per continuare il loro lavoro.

Esiste una soluzione a riguardo? Come sottolinea Daly, lo svolgimento di questi studi è cruciale perché venga perfezionata la conoscenza del mondo naturale e siano fatti concreti passi avanti per raggiungere un'economia sostenibile e rispettosa dell'ambiente. Per il momento, gli studiosi non possono fare altro che concentrarsi sul rafforzamento delle numerose reti internazionali che li mettono in contatto con colleghi appartenenti ad altre comunità forestali, ONG e agenzie governative.

Il loro lavoro, inoltre, sta continuando grazie alla digitalizzazione, da parte dei musei di storia naturale in tutto il mondo, di migliaia di esemplari presenti nella foresta amazzonica e alla disponibilità su internet di centinaia di articoli scientifici che contengono dati preziosi per continuare la loro missione di salvare la biodiversità anche durante questo periodo difficile.

Ad esempio, come scrive Daly, sono in corso delle analisi del DNA e delle caratteristiche fisiche degli organismi per comprendere la loro evoluzione e documentare la presenza di nuove specie di piante, funghi e licheni. È ancora molta la biodiversità presente e non documentata in quelle zone. “Viene pubblicata la scoperta di una nuova specie di pianta proveniente dal Brasile in media ogni due giorni”, dichiara lo studioso.

Naturalmente, però, il loro lavoro non può continuare in questo modo troppo a lungo. Daly e i suoi colleghi devono infatti essere pronti a ripartire in quarta e, nel frattempo, raccogliere sostegno da parte dei governi, delle organizzazioni umanitarie e dei consorzi di ricerca tramite borse di studio e progetti internazionali per continuare a raccogliere informazioni sulla flora e la fauna presenti nelle foreste, nonostante i continui tagli ai finanziamenti effettuati da governi a causa della pandemia.

Il lavoro degli studiosi di biologia e botanica dovrebbe essere la base scientifica sulla quale si dovrebbero fondare le misure adottate dai decisori politici per quanto riguarda la protezione e la gestione degli ambienti. Le conoscenze raggiunte grazie alla loro continua attività possono avere infatti delle conseguenze sulla salute della popolazione in ogni parte del mondo. La foresta amazzonica, infatti, è il polmone del pianeta e un cuscinetto vitale contro i cambiamenti climatici dato che, come riporta l'articolo, assorbe ogni anno 2 miliardi di tonnellate di CO2.

Valutare lo stato di conservazione delle specie presenti e proporre interventi forestali per migliorarne le condizioni di sopravvivenza sono perciò compiti fondamentali da assolvere per promuovere una gestione sostenibile di queste aree.

Uno dei progetti che si occupano di questo è proprio quello guidato dall'istituto Chico Mendes di cui fa parte anche Daly. Lo scopo di tale programma è formare le generazioni future di super mateiros e dialogare con i rappresentanti delle comunità locali per ottenere la loro collaborazione nella supervisione e conservazione delle aree in cui vivono e che vogliono salvaguardare.

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