Domenica scorsa, 1 novembre, il Festival della Scienza di Genova, giunto alla diciottesima edizione, ha chiuso i battenti. Questa volta i battenti sono stati virtuali, perché la manifestazione si è svolta quasi tutta on line, causa Covid.
La conversione dal festival in presenza al festival in remoto è stata improvvisa. Ma gli organizzatori sono riusciti nell’impresa e la manifestazione è andata via liscia dall’inizio (22 ottobre) alla fine, per dieci intense giornate. Segno che la pandemia da SARS-CoV-2 ha cambiato molte cose, ma non ha ucciso la creatività.
È chiaro che tutti speriamo che la prossima edizione di una delle maggiori manifestazioni di comunicazione della scienza d’Europa possa svolgersi nelle strade e nei palazzi della città della Lanterna. Ma è anche vero che questa è stata un’occasione per apprendere, sotto stress, come utilizzare le nuove tecnologie che consentono una comunicazione audio e video in diretta a distanza in maniera interattiva. Chissà, ne può nascere una nuova comunicazione informale capace di integrare e non di sostituire quella tradizionale, che prevede la presenza fisica. Genova, dunque, anche come laboratorio.
Seguiremo gli sviluppi di questa sperimentazione. E dei nuovi possibili modelli di partecipazione.
Al Festival di Genova ha partecipato anche Il Bo Live, con un ruolo importante, ha infatti “coperto” l’argomento di maggiore (e triste) attualità: la pandemia Covid-19. Ringraziamo il presidente, Marco Pallavicini, e il direttore, Fulvia Mangili, per averci dato questo prestigioso incarico. E per aver fatta propria l’idea, che ha molta presa in altri paesi europei, che grandi istituzioni scientifiche – in questo caso l’Associazione Festival della Scienza e l’Università di Padova, attraverso Il Bo Live – possono collaborare per realizzare un comune progetto culturale. A caldo possiamo dire che la collaborazione ha avuto successo.
Il lavoro de Il Bo Live è stato notevole, scandito in quattro fasi diverse. In primo luogo abbiamo proposto L’archivio Covid, una raccolta ragionata dei circa 300 articoli sulla pandemia che abbiamo pubblicato da febbraio e che possono essere consultati qui. Questo archivio continuerà a essere arricchito fino a quando durerà la pandemia e anche dopo, fino a quando avremo risultati scientifici significativi sulla sua origine, sulla sua evoluzione e sulla nostra capacità di contrastarla.
Abbiamo poi proposto Aspettando Genova - L’onda Covid: capire per reagire. Una serie di 8 interviste di avvicinamento al festival con grandi esperti, che abbiamo iniziato con l'epidemiologo Paolo Vineis, continuato con Maria Rescigno, Walter Ricciardi, Paolo Rossi, Giuseppe Ippolito, Giorgio Palù, Alessia Melegaro e concluso con Andrea Crisanti. Le interviste sono disponibili a questo indirizzo.
Al Festival vero e proprio abbiamo partecipato in due modi: con L’onda Covid: capire per reagire”. Un ciclo di 7 conferenze/dibattito disponibili in streaming, ciascuna su uno dei temi centrali della pandemia. A ciascuna conferenza dibattito hanno partecipato almeno tre grandi esperti coordinati da giornalisti che non amano l’informazione spettacolo.
Il miglior giudizio su queste 8 interviste e sulle 7 conferenze/dibattito è stato proposto da un video ascoltatore, nel primo giorno del Festival: finalmente un’informazione pacata, in cui gli esperti hanno modo e tempo di spiegare le cose con argomenti fondati, dando la possibilità a che vede e ascolta di maturare una conoscenza informata, grazie anche alla moderazione serena dei giornalisti. Preziosa è stata, infatti, nelle interviste così come delle conferenze/dibattito la moderazione delle giornaliste e dei giornalisti de Il Bo Live e delle giornaliste (tutte donne) esterne che hanno accettato di far parte della squadra. Lo diciamo sommessamente: è stato una modalità di fare informazione deliberatamente contro corrente, con un unico obiettivo: far capire al pubblico lasciando agli esperti la possibilità di esporre i propri argomenti con calma e, appunto, in serenità. La speranza è di aumentare la qualità del dibattito pubblico sulla scienza e, in particolare, sulla medicina: elemento essenziale per impedire che la società nell’era della partecipazione sia esposta ai venti della demagogia.
Lasciateci dire che siamo orgogliosi di aver tentato e di esserci riusciti.
Ma lasciateci dire che tutto questo non sarebbe stato possibile senza la generosa e colta direzione scientifica di Antonella Viola, che ancora una volta ha dato un saggio del suo valore sia come ricercatrice sia come chiara e pacata comunicatrice di scienza. È lei che ha scelto il format e ha indicato gli esperti da coinvolgere. Il Bo Live la ringrazia particolarmente, professoressa Viola.
I nostri ringraziamenti vanno, ovviamente, anche a tutte le scienziate e a tutti gli scienziati che hanno accettato di partecipare a questo notevole evento di comunicazione, regalandoci il loro tempo e mettendo a disposizione la loro competenza.
Infine Il Bo Live ha dato un ultimo – ma non ultimo – contributo al Festival uscendo dall’ambito COVID e realizzando Il giornale del festival, che consiste in una ventina di contributi (articoli e video interviste) pubblicati tra il 22 ottobre all’1 novembre con alcuni dei protagonisti del festival. Presto potremo trovarli organizzati in una pagina ad hoc su Il Bo Live.
Tutto ciò è stato possibile grazie all’entusiasmo e alla competenza dei giornalisti del nostro (del vostro) giornale. I tre del “gruppo Covid” e tutto il resto della redazione, che in un modo o nell’altro ci hanno consentito di “coprire” il Festival della Scienza di Genova, realizzando dei contenuti che vanno oltre il tempo della manifestazione.
Pensiamo di aver fatto un buon lavoro e per questo ci ripromettiamo di ripeterlo nella forma (collaborazione con associazioni culturali e con scienziati) e nel contenuto in altre occasioni. Sperando nel giudizio favorevole di voi che ci seguite.