SCIENZA E RICERCA
Il cervello predittivo nei neonati: ascolto e "previsione"
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I bambini molto piccoli possono prepararsi all'incontro di stimoli socialmente rilevanti: una voce è in grado di pre-attivare i circuiti neurali coinvolti nella percezione visiva dei volti circa un secondo prima di vederli comparire. Lo studio Face specific neural anticipatory activity in infants 4 and 9 months old, coordinato dall'università di Padova, è stato appena pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Ne abbiamo parlato con Giovanni Mento, primo autore, professore associato del dipartimento di Psicologia generale, e Teresa Farroni, professoressa ordinaria del dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della socializzazione, che ha supervisionato il lavoro. A firmare lo studio anche Gian Marco Duma ed Eloisa Valenza.
"La possibilità di prevedere le specificità dei prossimi eventi ambientali è fondamentale per la nostra sopravvivenza poiché ci consente di regolare in modo proattivo il nostro comportamento, aumentando le nostre possibilità di sopravvivenza. Ciò è particolarmente cruciale per gli stimoli che forniscono informazioni socialmente rilevanti per la comunicazione e l'interazione, come i volti. Sebbene sia stato dimostrato che il cervello umano mostra un'attività evocata dal viso preferenziale e ontogeneticamente precoce, non è noto se percorsi neurali specializzati siano coinvolti dall'attività predittiva del viso all'inizio della vita", si legge nelle premesse dello studio.
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"Ci concentriamo sui prerequisiti che il nostro cervello ha indipendentemente dall'ambiente e dall'esperienza - commenta Teresa Farroni -. Ci siamo posti domande che fino ad oggi mai nessuno si era posto: per esempio, ci chiamo chiesti quanto il nostro cervello sia già predisposto nell'elaborare informazioni con caratteristiche sociali. Noi siamo predisposti ad avere interazioni sociali, a capire l'intenzionalità dell'azione, del linguaggio. Tutto questo è un meccanismo che, soprattutto a livello precoce, è indipendente dall'esperienza. Poi, con l'esperienza, in brevissimo tempo, si specializza, diventando sempre più capace, ma è proprio questo aspetto che definisce questo nostro lavoro e che ci ha permesso di abbassare l'età. Si tratta dunque di un cervello che è già predisposto".
Il modello è quello del neuro-costruttivismo, "che presuppone che esistano predisposizioni e che poi l'ambiente agisca su di esse per costruire una mente, un cervello - spiega Giovanni Mento -. Quello che noi cerchiamo di fare, dunque, è comprendere dove finisca uno e inizi l'altro, quali sono le predisposizioni che noi abbiamo ereditato non solo dai nostri genitori ma soprattutto dalla nostra filogenesi. Una di queste è il principio di funzionamento predittivo, un principio biologico: nel momento in cui uno stimolo dall'ambiente non risulta essere più saliente, è ripetitivo, desta meno attività proprio perché acquisito e ci predispone a usare le nostre energie verso quello che è imprevedibile". E Mento continua: "Tornando allo studio, sappiamo che una parte del cervello predittivo esiste già nei bambini nati prematuri, quindi è qualcosa che si sviluppa durante la gestazione, è molto precoce: questo è stato argomento della mia tesi di dottorato. Che il cervello mostri segnali di sorpresa di fronte a stimoli nuovi si sa da tempo. Ma, ci siamo chiesti, il cervello è solo in grado di stupirsi o di generare modelli anticipatori? Sappiamo che i bambini hanno circuiti neurali che si attivano in risposta ai volti, ma può essere che la sola idea di vedere una faccia riesca a pre-attivare quei circuiti? Questa è stata la nostra scommessa".
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“ Nonostante la significativa importanza del nostro cervello predittivo, nessuno studio finora aveva investigato il suo sviluppo nei primissimi mesi di vita Giovanni Mento
Dunque, in questa ricerca è stata ricostruita l’attività cerebrale in tre classi di soggetti: adulti, ovvero il gruppo di controllo, bambini di 9 mesi, "età di transizione preverbale in cui i bambini mostrano già di possedere competenze sociali e motorie importanti", e infine piccoli di 4 mesi, "momento di passaggio - spiega Mento - in cui alcune competenze sono sviluppate ma non altre, tipo la capacità di usare gli oggetti, di agire intenzionalmente con il mondo". Questa ricostruzione si è svolta a partire dalla loro attività elettrica corticale (EEG) durante la presentazione di volti o di oggetti rispettivamente preceduti da una voce umana o da suoni non prodotti da esseri umani. I risultati suggeriscono che l'attivazione neurale può essere innescata in modo affidabile anche nel gruppo più giovane, quello dei bambini di 4 mesi, fornendo ulteriori prove che l'attività anticipatoria correlata alle aspettative è una proprietà intrinseca e precoce della corteccia umana: una voce umana è in grado di pre-attivare i circuiti neurali coinvolti nella percezione visiva dei volti circa un secondo prima di vederli comparire su uno schermo.
Il ciclo di predizione-verifica-aggiornamento è noto in letteratura come predictive brain e "definisce il sottile equilibrio che regola l’interfaccia tra il nostro mondo interiore e tutto ciò che è esterno a noi. Nonostante la significativa importanza del nostro cervello predittivo – precisa Mento – nessuno studio finora aveva investigato il suo sviluppo nei primissimi mesi di vita".
"Analizzando i dati, abbiamo anche cercato una relazione tra quello che accade prima e quello che accade dopo aver visto il volto: la correlazione tra prima e dopo, tra modello predittivo e mondo esterno, non avviene, o meglio, risulta aspecifica, per gli stimoli non sociali, di fronte cioè a un oggetto inanimato. Dunque, il cervello è predittivo ma sono gli stimoli a fare la differenza: ha molto più senso essere predittivi nei confronti di un volto che di un oggetto inanimato". E Farroni conclude: "Perché il volto induce alla comunicazione, è questo il punto. Vi è una condizione di attesa di comunicazione. Questo ci fa capire quanto sia importante: un bambino si aspetta la comunicazione da parte dei genitori molto precocemente, probabilmente anche senza averne avuto esperienza. Il sociale è così importante proprio perché porta alla comunicazione, che a sua volta rappresenta la condizione fondamentale di esistenza per gli individui".
Studi precedenti, per approfondire
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Spatiotemporal neurodynamics of automatic temporal expectancy in 9-month old infants
Il cervello predittivo. La tensione del conoscere tra incertezza e aspettativa