SCIENZA E RICERCA

Ci vuole un fiore. Un libro per imparare a guardare dentro la bellezza delle piante

Guardando un fiore, apparentemente placido, silenzioso e immobile, si fa fatica a immaginare quanta complessità ci sia dietro la sua bellezza e quanto raffinato sia il linguaggio con cui costruisce relazioni con altri esseri viventi, in primo luogo gli insetti ma anche altri animali o microrganismi.

Dietro quella varietà di forme, colori e profumi che desta meraviglia e che ha affascinato sin dall’alba dei secoli pittori, artisti e scrittori, si celano infatti strutture ben definite e sofisticati meccanismi, plasmati da un lavoro plurimillenario di evoluzione, con cui ogni specie cerca di difendersi e riprodursi e che danno origine a interazioni spesso anche sorprendenti e articolate.

Il libro “Ci vuole un fiore: racconti e meraviglie del silenzioso regno verde”, scritto da Mariacristina Villani e pubblicato da Codice Edizioni, offre gli strumenti per capire più a fondo cosa si nasconde dietro a tanta bellezza e in sei capitoli, corredati da oltre cento splendide fotografie di Eleonora Marchi, porta il lettore in un viaggio ricchissimo di esempi e che permette di afferrare, e cominciare a decifrare, quella complessità che tende a sfuggirci. 

Alla presentazione del volume è stato dedicato uno degli incontri dell'ultima edizione del CicapFest. "E' un libro per tutti, se letto con un po' di attenzione perché è la natura stessa a non essere mai banale", ha spiegato Mariacristina Villani, docente di Botanica ed ecologia vegetale all’università di Padova e responsabile scientifica delle collezioni dell’Orto botanico.

"Con uno sguardo più approfondito - prosegue l'autrice - ci si comincia a chiedere perché un certo fiore è fatto in questo modo o perché quell'insetto va proprio in quel fiore e non in un altro". 

Servizio, riprese e montaggio di Barbara Paknazar

Il rapporto con le api, formidabili insetti impollinatori, è tra i più noti. Ma a seconda della conformazione del fiore, dei suoi colori e anche dei ritmi di apertura delle corolle, le piante affidano anche ad altri "alleati" il compito di trasportare il polline. Nella maggior parte dei casi si tratta di altri insetti, come farfalle o falene (queste ultime particolarmente attratte dai fiori che si dischiudono la sera come il caprifoglio o la datura), ma in altri entrano in gioco anche piccoli uccelli (come per le specie del genere Strelitzia) o addirittura mammiferi come i pipistrelli, fondamentali per l'impollinazione del baobab, del banano e dell'agave blu da cui si ricavano diversi liquori. 

La stessa diversità la ritroviamo in un altro momento chiave per la vita del fiore, quello cioè della dispersione del seme. E qui scopriamo modalità bizzarre di disseminazione come l'esplosione del frutto, sofisticate architetture aerodinamiche per librarsi in volo con l'aiuto del vento o galleggiamenti via mare anche per migliaia di chilometri dentro un enorme baccello. Senza dimenticare le più consuete che passano, ancora una volta, per l'aiuto degli animali usati come trasportatori: i frutti che contengono il seme possono allora essere coperte da spine o sostanze collose che si attaccano al corpo del vettore o, in alternativa, si fa leva sull'appetibilità del frutto in modo che i semi vengano poi dispersi con le feci di uccelli o roditori. Ma nell'assortimento delle relazioni tra piante e animali c'è spazio anche per il mimetismo: il pensiero va subito al camaleonte, agli insetti stecco o alle piante-sasso. Esistono però moltissime modalità di trasformazione meno conosciute, come un'orchidea che assume l'aspetto della femmina dell'insetto impollinatore o fiori punteggiati di macchioline che servono a tenere lontani potenziali invasori, simulando un'infestazione già avvenuta.

Altre relazioni interessanti tra animali e piante si hanno poi con le formiche, un tipo di insetto utile non come impollinatore ma per il trasporto di semi e per il servizio di pulizia delle superfici e di vigilanza davanti all'attacco di fitofagi. Come spiega nel libro Mariacristina Villani l'icona di questo peculiare sodalizio è Vachellia cornigera, una pianta che vive spontanea in America centrale dove è nota anche con il nome di acacia corna di toro. Al suo interno questa pianta ospita veri e propri condomini di formiche (chiamati domazie) senza essere danneggiata dalla presenza, numerosissima, di questi insetti. "La natura nel corso dell'evoluzione ha costruito questa relazione in modo che ognuno lavori per l'altro", osserva l'autrice.

La comparsa delle angiosperme, cioè le piante dotate di un fiore e con un seme protetto da un frutto, ha cambiato il corso della storia vegetale ma la loro origine racchiude ancora molti interrogativi che non hanno portato a risolvere quell’abominevole mistero di cui parlava Darwin nel 1879. Di certo sappiamo che la differenziazione delle angiosperme ha dato una spinta enorme alla biodiversità e ha contribuito a plasmare il mondo per come lo conosciamo. Questi equilibri sono però oggi fortemente minacciati dai cambiamenti climatici che alterano la sincronizzazione tra i cicli delle piante e quelli degli insetti, modificano la concentrazione delle sostanze contenute nel nettare (attraverso l'evaporazione dell'acqua in esso contenuta) e la sua viscosità o inducono i fiori a cambiare i propri colori per proteggersi dall'aumento dei raggi UV, con la conseguenza che potrebbero diventare invisibili per alcuni insetti.

E come ricorda nell'introduzione al libro il professor Renato Bruni, docente di Botanica e Biologia farmaceutica all’università di Parma, "i benefici al benessere umano forniti da piante grandi e piccole sono documentati a un ritmo crescente negli ultimi trent'anni, dando robustezza al concetto di biofilia, che enfatizza il fondamentale legame evolutivo tra l'uomo e la natura". Nonostante questo - precisa Bruni - non possiamo dire di conoscerle bene, "restano per lo più aliene nei loro comportamenti e spesso la loro biologia ci confonde al punto che facciamo scelte sbagliate nella loro gestione. Sono concittadine che vogliamo ospitare, ma di cui ignoriamo in larga parte cultura, usi, costumi ed esigenze, e così anziché comprenderle per integrarci a vicenda le forziamo ad adeguarsi alle nostre voglie e ai nostri bisogni". Un errore che il libro di Mariacristina Villani ci aiuta a non commettere.

Bellezza e seduzione sono quindi le armi che la natura ha strategicamente affidato al fiore affinché la vita delle piante (e non solo) possa continuare nel tempo Mariacristina Villani

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