SCIENZA E RICERCA

CICAP Fest: un'edizione digitale con 3 settimane di eventi. Intervista a Daniela Ovadia

Dopo le 25 mila presenze raggiunte nel 2019 il CICAP Fest, il Festival della scienza e della curiosità che si appresta a vivere la sua terza edizione, avrebbe certamente voluto riabbracciare il suo pubblico e l’intera città di Padova. L’arrivo del nuovo coronavirus ha indotto ad un ripensamento della formula, che sarà interamente digitale, ma dalle difficoltà sono nate anche delle opportunità, a partire dal prolungamento del programma che con 3 settimane piene, dal 25 settembre al 18 ottobre, è il più lungo della storia del festival. E poi, la possibilità di superare ogni limite geografico raggiungendo un pubblico ancora più vasto.

Il CICAP Fest 2020 si presenta quindi ai nastri di partenza con tante novità e la dimensione digitale va ben oltre l'idea dei classici incontri online a cui la pandemia ci ha abituato in questi mesi. Sarà piuttosto un vero e proprio palinsesto con format diversi, pensati per tutte le età, e spesso girati come show televisivi una cura particolare per riprese e montaggio. Podcast, quiz, libri, filo diretto con gli scienziati, dialoghi, worshop, incontri con le scuole laboratori, storytelling scientifico, rassegna stampa: le forme con cui il CICAP Fest ha deciso di affrontare il cambiamento sono tante e di forte richiamo è anche la presenza di ospiti, internazionali ed italiani, che porteranno le loro riflessioni non solo sulla ripartenza dopo la pandemia ma anche sui grandi temi del cambiamento climatico, della sostenibilità ambientale, dell’intelligenza artificiale e, più in generale, della scienza come strumento per orientarsi nel mondo. 

Ci siamo fatti raccontare direttamente da Daniela Ovadia, giornalista scientifica e responsabile della supervisione scientifica del CICAP Fest, come è stata organizzata questa terza edizione, che impatto ha avuto la decisione di declinarla in forma digitale e quali saranno alcuni dei principali appuntamenti da non perdere. 

Intervista alla giornalista Daniela Ovadia, responsabile della supervisione scientifica del CICAP Fest. Servizio e montaggio di Barbara Paknazar

"Il numero di incontri - introduce Daniela Ovadia, responsabile della supervisione scientifica del CICAP Fest - è in realtà abbastanza analogo rispetto a quello che avevano nelle edizioni che abbiamo svolto in presenza, sembrava meno visibile perché non era tutto così disponibile in contemporanea sul sito Internet ma si svolgeva nella città. E’ stata certamente una sfida importante perché abbiamo deciso abbastanza in fretta di optare solo per la versione online e spero che sia una scelta che possa risultare vincente in termini di pubblico. Non volevamo prenderci responsabilità nei confronti delle persone non sapendo come sarebbe stato l’andamento epidemiologico e ci sembrava troppo azzardato arrivare a ridosso del festival pensando anche solo a una presenza di persona limitata e distanziata, non perché sia di per sè pericoloso, ma in quanto complicato da gestire. L’opportunità secondo me esiste perché ovviamente andare online vuol dire superare i confini non solo della città di Padova, ma anche quelli nazionali. In questi giorni ho visto con stupore che il festival è stato condiviso da alcuni istituti per la cultura delle ambasciate italiane all’estero: vuol dire poter raggiungere una visibilità altrimenti impensabile e spero che si traduca anche nel numero di persone che seguiranno il festival. Dall’altro lato abbiamo voluto evitare, quando è stato possibile, l’effetto webinar che risulta ormai un po’ faticoso. Per questo motivo a partire dal mese di luglio abbiamo registrato in sicurezza, in alcune location, una parte degli interventi e degli eventi con una qualità di tipo televisivo. In questo senso è un palinsesto televisivo non solo perché all’interno del programma ricorrono alcuni format, ma anche perché abbiamo fatto davvero tutto il possibile per consentire una fruizione che andasse oltre ai volti sui programmi di video conferenza".

Pur essendo esclusivamente online il CICAP Fest ha quindi voluto privilegiare la qualità della fruizione con appuntamenti rivolti a un pubblico ampio di adulti, giovani e famiglie. "Nel CICAP Fest - approfondisce Daniela Ovadia - ci sono due binari paralleli. Uno è indirizzato ad un pubblico più giovane e ha quindi coinvolto dei comunicatori di scienza molto conosciuti in una fascia di età più giovanile, ci sono infatti molti YouTuber e Instagrammer di scienza, oltre a performer di vario genere e questo perché abbiamo scelto di comunicare una scienza seria ma non seriosa. Questi incontri si ripeteranno giornalmente con dialoghi, per esempio, tra divulgatori come Ruggero Rollini e scienziati famosi o Federico Taddia che intervisterà alcuni scienziati estremi, non per quello che fanno ma perché operano in ambienti inospitali o fanno ricerche di argomenti davvero particolari. L’altro è il filone più classico dei festival, quello scientifico-culturale dei panel di discussione. Anche questo si ripeterà regolarmente, soprattutto nelle giornate tra giovedì e sabato che sono quelle con il programma più ampio. Abbiamo deciso di avere un doppio livello, sia di approfondimento che di svago, perché la scienza è anche divertimento, e di mescolarli tra loro. Un altro format, al quale sono particolarmente affezionata perché ritengo che sia venuto veramente bene, sono le storie della buonanotte raccontate dalla scrittrice per l’infanzia e divulgatrice scientifica Chiara Segrè, girati in teatro ed è un appuntamento che si ripeterà nelle sere di giovedì, venerdì e sabato alle 20.30".

E per chiudere ogni settimana di Festival, la domenica, appuntamento fisso con le riflessioni del grande giornalista e divulgatore, oltre che presidente onorario del CICAP, Piero Angela. "Entreremo direttamente a casa sua - spiega Daniela Ovadia - grazie a Massimo Polidoro che è andato a trovarlo e ha chiaccherato con lui di alcuni argomenti che stanno a cuore al CICAP, ad esempio l’attendibilità della comunicazione della scienza, il ruolo sociale della scienza, i nostri pregiudizi cognitivi anche nei confronti di alcuni temi importanti per lo sviluppo del Paese. E’ davvero un dialogo a cuore aperto nel salotto di casa e credo che sarà un’esperienza interessante anche per tutti coloro che nelle edizioni passate affollavano i teatri di Padova per incontrare Piero Angela di persona".

Oltre al tema classico caro al CICAP, ovvero l’analisi e la verifica di pseudoscienze e fake news, in un’ottica di dialogo con la società e di comprensione della complessità del fenomeno, il Festival ospiterà molti incontri con autori, scienziati, intellettuali per riflettere sul tema della ricostruzione: che cosa questa epidemia ci ha insegnato sulla scienza e sulla società, quali problemi ha messo in luce e come possiamo porvi rimedio. 

"Tra i grandi nomi internazionali - prosegue Daniela Ovadia - c’è Naomi Oreskes, storica della scienza dell’università di Harvard, conosciuta soprattutto per i suoi studi e le sue pubblicazioni su quanto e perché possiamo credere nella scienza. Sarà intervistata dal giornalista scientifico Fabio Turone. Il suo approccio interessante perché è una ricercatrice che difende la scienza pur conoscendone i suoi lati oscuri e manipolabili. Ha scritto un libro “Mercanti di dubbio” in cui racconta in che modo è stato possibile manipolare le prove scientifiche in alcuni settori come il fumo e la relazione con il cancro o il cambiamento climatico. E’ una ricercatrice che studia anche gli aspetti politici e sociali della scienza e ci fornisce gli strumenti per avere una visione critica delle prove scientifiche e questo è un punto a cui teniamo tantissimo perché la scienza non deve mai essere recepita come un monolite o una certezza assoluta ma è un metodo di conoscenza e, come tale, anche i risultati che fornisce possono cambiare nel tempo e possono talvolta anche essere manipolati. Di tematiche analoghe, e in particolare su quanto è importante la scienza per la società, ha discusso anche Massimo Polidoro con Stephan Lewandowsky, sociologo della comunicazione della scienza, molto noto per il suo lavoro sul tema delle fake news, di chi le produce e in che modo si distribuiscono nel nostro ecosistema informativo".

"Ci sono poi alcuni panel a cui sono particolarmente affezionata perché ritengo importante che si parli di scienza in relazione alla società e non dobbiamo mai dimenticare che fanno pienamente parte della scienza anche quelle discipline che nei paesi anglosassoni vengono chiamate “humanities”, quindi la storia e la letteratura, ma anche l’economia che da noi è considerata una scienza a parte. Tutti questi ambiti fanno ricerca utilizzando un metodo scientifico vero e proprio e quindi mi è sembrato giusto dimostrare che ci può essere un dialogo tra le scienze dure, o anche la biologia, e le humanities e che questa interazione è arricchente. Ci sarà, per esempio, un panel sulle disuguaglianze con due ospiti eccezionali come Paolo Vineis, epidemiologo dell’Imperial College di Londra, che ha lavorato moltissimo sul tema delle disuguaglianze in salute e dialogherà con Shaul Bassi, docente di letteratura post coloniale dell’università Ca’ Foscari di Venezia che approfondirà in che modo viene raccontata la disuguaglianza sociale nella letteratura".

Da sempre il CICAP Fest ha tra i suoi obiettivi principali la promozione di un'indagine scientifica e critica davanti alle pseudoscienze e la smontatura di bufale e fake news. Il cartello che si è visto circolare a giugno a Firenze nel corso di una manifestazione promossa da un gruppo di no-vax è stato un pugno nello stomaco, anche per il luogo in cui il messaggio è stato esibito. "Basta scienza", recitava il cartello. Il tutto davanti alla Basilica di Santa Croce che ospita la tomba di Galileo Galilei.

"Per fortuna - spiega Daniela Ovadia - la percentuale di popolazione davvero in opposizione ad una visione scientifica a tutto tondo è limitata. In ognuno di noi però ci sono delle aree di scetticismo su alcuni temi. Ognuno di noi può avere delle convinzioni non scientificamente sostenibili su alcuni settori della propria vita e delle proprie scelte. Il ruolo di un festival è quello di fornire informazioni. La pandemia da questo punto di vista ha messo in luce quanto contino i vissuti personali nella percezione della scienza, quanto ognuno di noi prenda dal cestino delle prove scientifiche le cose che rispondono ai propri bisogni personali, anche a livello di rassicurazione. Pensiamo anche a tutto il dibattito sul vaccini contro il Covid. Nella ridda di informazioni che ci arrivano e che sono tutte vere - il vaccino è in sperimentazione, il vaccino è stato fermato, il vaccino torna in sperimentazione, funziona, non funziona - ognuno di noi si aggrappa e sceglie il proprio pezzo di verità. Qui andiamo ben oltre la fake news perché non si tratta di infomazioni false. E’ proprio il nostro istinto a scegliere all’interno del panorama di informazioni quelle che rispondono alla nostra visione del mondo: i pessimisti condividono le visioni più apocalittiche che sono altrettanto vere rispetto a quelle ottimistiche. Il problema è proprio mettere in una condizione di dialogo e di complessità la scelta di informazioni diverse e questa è la nostra idea di ripartenza. Con questo festival noi vogliamo mostrare quali possono essere gli strumenti per ripartire e che partono certamente dalla conoscenza delle prove scientifiche ma sono anche strumenti culturali che hanno un impatto su come vediamo la società e la storia. Non ho citato un panel a cui tengo molto che è quello con lo storico sociale delle idee David Bidussa e il futurologo Roberto Paura che si occupa di futur studies, cioè studi che analizzano sulla base del passato quali sono le previsioni per il futuro. Insieme rifletteremo su quanto sia vera l’affermazione dei corsi e ricorsi storici di Vico. Questi sono alcuni esempi degli strumenti culturali che vogliamo dare anche attraverso un’iniziativa che vuole rimanere leggera come è un festival.

Ma in un festival che si svolgerà interamente in forma digitale il legame con Padova sarà ancora evidente? "Padova è dappertutto - rassicura Daniela Ovadia - non solo perché ci è mancata molto e abbiamo una grande nostalgia delle settimane passate in città ad organizzare il CICAP Fest. C'è stato un grande coinvolgimento dell'università attraverso molti dei suoi docenti, non solo tra gli speakers ma anche nel comitato scientifico che mi ha supportato nella scelta di alcune tematiche. E ringrazio l’ateneo per essersi messo al fianco del CICAP Fest in questo modo così aperto e disponibile. E poi attraverso “Padova insolita e scientifica”, un format in cui utilizziamo luoghi storici di Padova, in particolare collegati alla scienza ma non solo, per parlare del luogo stesso ad esempio il Teatro anatomico dell’università di Padova piuttosto che Museo della medicina, oppure semplicemente come location per un dialogo con un esperto perché ci piaceva l’idea di poter discutere di scienza nei luoghi dove lo abbiamo fatto fino all’anno scorso di persona. Tutto il format ha questa funzione e spero che i non padovani approfitteranno di questa incredibile possibilità di entrare e vedere da vicino posti dove non avrebbero la possibilità di andare perché magari abitano lontano, anche fuori dall’Italia".

La terza edizione del CICAP Fest si svolgerà quindi interamente online in un arco di 3 settimane e 4 weekend a partire da venerdì 25 settembre fino a domenica 18 ottobre: sul sito del CICAP Fest (www.cicapfest.it) e sui canali social (Facebook, YouTube e Instagram) sarà possibile seguire un ricchissimo programma di eventi, molti dei quali in live streaming e alcuni con la partecipazione diretta del pubblico. I contenuti poi saranno anche caricati online per chi non ha potuto collegarsi durante la diretta.

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