SOCIETÀ

Cinque milioni di persone in Italia vivono in povertà, in aumento nel Nord Est

In Italia oltre 1,8 milioni di famiglie vivono in una situazione di povertà assoluta, per un numero complessivo di 5 milioni di persone, l’8,4% rispetto al totale della popolazione: questi sono i dati presentati nel report sulla povertà, pubblicato dall’Istat e relativo al 2018. La situazione non ha subito significative variazioni rispetto al 2017: il Nord passa dal 5,4 al 5,8% di famiglie in povertà, il Centro dal 5,1 al 5,3% e il Mezzogiorno dal 10 al 10,3%. 

 

Le famiglie numerose e quelle monogenitoriali sono le più colpite

La povertà assoluta, cioè l'incapacità di acquistare beni e servizi per raggiungere lo standard nazionale, colpisce maggiormente le famiglie composte da quattro o più persone, confermando il trend degli anni scorsi. Sono aumentate anche le famiglie monogenitoriali colpite dalla povertà: si è passati dal 9,1% del 2017 all’11% del 2018. L’indice si aggrava soprattutto in presenza di figli minori: dal 9,7% nel caso di un solo minore all’interno della famiglia a 19,7% di fronte a tre o più minori.

Il dato forse più interessante lo possiamo riscontrare se analizziamo l’età delle persone di riferimento all'interno delle famiglie: la povertà tende ad avere un andamento decrescente all’aumentare dell’età delle persone di riferimento. Ne consegue quindi che una famiglia più giovane ha una capacità di spesa minore poiché il reddito familiare è più basso, i risparmi accumulati sono contenuti e raramente dispongono di beni ereditati. Se prendiamo la fascia d’età tra i 18 e i 34 anni, il 10,3% delle famiglie è in povertà assoluta. 

 

Istruzione e posti di lavoro migliori riducono il rischio povertà

Nel report dell’Istat viene presa in considerazione anche l’istruzione: la diffusione della povertà diminuisce di fronte all’avanzamento del titolo di studio. Per esempio, se prendiamo una persona con un titolo di scuola secondaria superiore, l’indice di povertà è pari al 3,8%, mentre per chi possiede una licenza di scuola secondaria di primo grado, il dato passa a 9,8%, aumentando a 11% nel caso di una licenza di scuola primaria o in presenza di nessun titolo.

Anche la condizione professionale può incidere sull’indice di povertà: se prendiamo persone dipendenti, il dato si aggira intorno al 7%; per gli imprenditori e i liberi professionisti, o comunque chi ha una posizione lavorativa indipendente, l’indice è del 3,8%.

La povertà colpisce anche i minori

Quasi 1,3 milioni di minori sono in povertà assoluta, con la percentuale più alta, il 13,4%, nella fascia d’età tra i 7 e i 13 anni. In totale sono 725 mila le famiglie con minori in uno stato di povertà: il valore più alto lo riscontriamo nelle coppie con 2 figli a carico, circa 260 mila, a seguire le coppie con 3 o più figli a carico (130 mila), le coppie con un solo figlio (128 mila) e infine quelle monogenitoriali, pari a 112 mila.

Aree metropolitane e affitto: il profilo delle famiglie in povertà

Le famiglie e i singoli individui in povertà assoluta si concentrano principalmente nelle aree metropolitane con un’incidenza  pari al 7,2% (le periferie e i comuni da 50.001 abitanti in su registrano un 6,9% e i comuni fino al 50.000 abitanti un 7%). Tuttavia, è opportuno analizzare la situazione in base all’area geografica.

 

Altro dato significativo riguarda la tipologia di abitazione: il 17,5% delle famiglie in povertà assoluta vive in affitto, pagando in media 307,45 euro che può arrivare fino a circa 865 euro di spesa complessiva al mese. In totale, in Italia esistono 849 mila famiglie che vivono in questa situazione. Il numero cambia se ci spostiamo lungo lo stivale: nel Mezzogiorno l’incidenza delle famiglie in povertà che hanno un contratto di affitto si aggira intorno al 22%, al Centro e al Nord rispettivamente al 14,9% e al 15,9%.

Gli altri due parametri che l’Istat ha preso in considerazione sono la proprietà e l’usufrutto/uso gratuito: in questo caso, l’indice delle famiglie in povertà diminuisce. Nel primo caso è al 3,8%, mentre nel secondo è al 10,6%.

L’incidenza di povertà assoluta per gli stranieri è al 30,3%

Il report dell'Istat dichiara che quasi un milione e mezzo di persone straniere in Italia è in povertà, con un’incidenza del 30,3%. Nell'analisi vengono prese in considerazione anche le famiglie. I dati sono suddivisi in quattro categorie: famiglie di soli italiani, di soli stranieri, miste e con stranieri. L’incidenza più alta si registra con le famiglie di soli stranieri, il 31%; a seguire i nuclei familiari con stranieri (29,8%), le famiglie miste (27,6%) e infine le famiglie di soli italiani con 7,7%. La tipologia di comune in cui concentrano maggiormente le famiglie straniere in povertà assoluta è il piccolo comune (meno di 50 mila abitanti), in cui si registrano circa 208 mila famiglie.

Nella ripartizione geografica, il Mezzogiorno è l’area in cui troviamo le incidenze più alte: le famiglie di soli stranieri in povertà assoluta raggiungono il 32,3%, mentre quelle di soli italiani l’8,9%. Se prendiamo in considerazione le famiglie con minori, le prime raggiungono il 40,5%. 

La povertà relativa sale al Nord

La povertà relativa misura la capacità di acquisto degli individui e delle famiglie in base allo standard medio della popolazione. In quest’ottica, rispetto al 2017, il Nord, soprattutto nell’area orientale, si registra un aumento del fenomeno, al contrario del Mezzogiorno in cui ci sono dei miglioramenti. 

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