SCIENZA E RICERCA

Il clima e il crollo dell’impero neo-assiro

Ascesa e caduta di un impero. Quello assiro, o meglio il nuovo impero assiro che nasce e si espande a partire dal 900 a.C. fino a conquistare tutto il Medio Oriente e persino l’Egitto e poi, trecento anni dopo, improvvisamente crolla. 

Ebbene, nell’ascesa e caduta dell’impero neo-assiro ha giocato un ruolo decisivo il cambiamento del clima. Lo sostengono, sulla base di dati geologici, Ashish Sinha paleoclimatologo del California State University, e il suo gruppo di collaboratori che hanno studiato attentamente alcune stalagmiti nella grotta di Kuna Ba nel nord dell’Iraq e datato attentamente la variazione della presenza di due isotopi dell’ossigeno, che è correlata all’intensità delle piogge) in particolare hanno studiato la variazione della composizione degli isotopi. In un articolo pubblicato sulla rivista Science Advances i ricercatori hanno rilevato una forte coincidenza tra i cambiamenti del clima e le fortune dell’impero neo-assiro. 

L’ascesa politica e militare di quel grande impero è coincisa con 200 anni di piogge abbondanti e regolari che hanno reso più fertile che mai la mezzaluna e hanno consentito così sia una forte crescita demografica sia un’urbanizzazione molto spinta. In particolare il periodo compreso tra l’850 e il 740 a.C. è stato uno dei più piovosi, secondo quanto “scritto” nelle stalagmiti della grotta di Kuna Ba, che hanno registrato il clima degli ultimi 4.000 anni di storia della regione. 

A quei due secoli umidi più che a soddisfazione e a quel secolo abbondante di iperpiovosità è seguito un lungo periodo di siccità. Il terreno non era più fertile: non abbastanza almeno per fornire cibo all’ingente popolazione urbana. Gli agronomi sanno che la produttività dei campi coltivati a cereali in quell’area è estremamente sensibile alla piovosità. E dopo il 650 la caduta di produttività dei campi nell’impero assiro, in particolare nell’odierno Irak, fu rapida e profonda.

Il tracollo dell’impero, appena dopo la morte di Ashurbanipal, avvenuta nel 625 a.C., è stato altrettanto rapido e devastante. Un collasso. La splendida Ninive venne saccheggiata e distrutta nel 612 a. C, dai Medi e dai Caldei. In poco più di un decennio l’impero non c’era più.  

Certo quando crolla una civiltà non c’è mai un unico fattore. Ma in questo caso – anche in questo caso – le condizioni climatiche sono state un cofattore importante, probabilmente decisivo. In altri termini, dopo la morte di Ashurbanipal scoppiarono una serie di conflitti interni, di vere e proprie guerre civili, e l’impero non fu più in grado di controllare militarmente i suoi vasti territori: di qui porte aperte agli invasori. Ma la crisi fu anche e soprattutto nei campi. I raccolti declinarono e non c’era cibo a sufficienza.

Tutto questo non ha solo un valore storico (e non sarebbe poco). Ha qualcosa da dirci anche sul presente. E, infatti, rileva Ashish Sinha, anche oggi a causa dei cambiamenti climatici in alcune zone del Medio oriente (per esempio in Siria) e dell’Africa sub-sahariana, ci sono periodi di acuta siccità, come quelli del 1991/2001 e del 2007/2008. Sono siccità di intensità paragonabile se non addirittura superiore a quelle che hanno provocato la caduta dell’impero neo-assiro.

Queste crisi hanno contribuito non poco allo scoppio della guerra civile in Siria, come molte ricerche scientifiche hanno dimostrato, e hanno fatto aumentare il flusso di migrazione dall’Africa sub-sahariana. Queste siccità sono dovute a un cambiamento del clima locale che è legato a quello del clima globale.


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La ricerca di Ashish Sinha e colleghi indica con chiarezza che i cambiamenti del clima hanno pesanti effetti economici, sociali e infine politici. Ciò vale anche oggi. Con una differenza, rispetto al tempo degli Assiri. Oggi conosciamo una delle cause principali dei cambiamenti del clima locale: l’aumento di gas serra in atmosfera provocati dall’uomo. Una causa che noi possiamo rimuovere, almeno in parte. Al contrario degli Assiri che nulla potevano fare.

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