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Come sarebbero i cookie nella vita reale?

Ormai quasi tutti si sono accorti dei chilogrammi di biscotti che popolano il web. No, non si parla di gustose ricette gluten free, ma dei web cookies, dei codici che permettono ai siti web di immagazzinare informazioni su ciascuno dei naviganti.

I cookies sono quelli che permettono a Facebook di proporre nelle pubblicità i prodotti che potrebbero interessare ai suoi utenti, o che servono al titolare di un blog per capire meglio quale sia il suo target di lettori (browser web, provenienza geografica, orario d’accesso e via dicendo). Con buona pace della privacy.

Da qualche anno, tutti i siti web italiani devono dichiararne l’uso, e lo devono fare con quelle fastidiosissime finestre che si aprono ogni volta che si entra in un sito web per la prima volta. Una cosa che suona come: “Ok, siete spiati, ma noi siamo buoni e ve lo diciamo”.
Alcune volte si può negare il consenso. Questo, però, non vuol dire che le pubblicità magicamente spariranno, ma semplicemente che non saranno targettizzate: se siete una vedova settantacinquenne vi potranno apparire annunci di wedding planner rampanti che non vedono l’ora di organizzarvi un matrimonio, che gli ottanta sono i nuovi trenta e non è mai troppo tardi.

Senza cadere nelle fobie complottiste di chi non tollera di essere sorvegliato (e che dovrebbe buttare cellulare e modem o tornare nel 1991), vediamo cosa succederebbe se il GDPR e la legge sui cookie si applicasse anche alle interazioni della vita reale, oltre che al mondo del web.

A una festa

Si sa come vanno le cose alle feste. Un po’ di alcol, ottimo lubrificante sociale, e si comincia in modo naturale a parlare con sconosciuti. Con la nuova legge no. Prima i due interlocutori dovrebbero esordire con un avvertimento del tipo: “Ciao! Sto per interfacciarmi con te. Nel corso della nostra conversazione potrei farti alcune domande, come il tuo nome, la tua età o la musica che ascolti. Se non sei d’accordo ti prego di dirmelo subito, per non incorrere in spiacevoli multe".

A casa di un amico

Incontri in centro un amico che non vedi da tanto tempo. Lui ti invita nella sua nuova casa, e tu sei costretto a metterlo in guardia: “Carissimo, devo avvisarti che se mi porti a casa tua potrebbe succedere che io immagazzini alcune informazioni, come il tuo indirizzo o il colore delle tue tende. Come sai vendo vasi Ming, e se si dovessero intonare alle tue tende potrei usare questa informazione per rendere più efficace la mia pubblicità. Se sei contrario finiamola qui.” Ma nemmeno l’amico se la passerà molto bene e potrebbe risponderti: “Guarda, io vorrei anche offrirti qualcosa, ma se esprimerai una preferenza in proposito potrei ricordarmi i tuoi gusti in futuro. Ad esempio potrei sapere se prendi il caffè zuccherato o col latte, o se preferisci l’acqua a temperatura ambiente. Se sei contrario a questa dinamica, sappi che rimarrai a bocca asciutta.”

In coppia

Romantico dopocena, luci soffuse e un buon vino rosso. Tutto va bene ma lui si allontana all'improvviso. Lei è preoccupatissima, si chiede cosa possa aver sbagliato, mentre lui, nell’imbarazzo generale, le spiega: “Cara, devo metterti in guardia. Quando mi trovo ad avere a che fare con una donna, sono solito ricordarmi alcune cose di lei. Ad esempio le sue preferenze, quello che le piace e quello che non le piace. Puoi rifiutare il tuo consenso, e in tal caso cercherò di disconnettere il cervello in modo da non ricordarmi niente, perché se lo faccio rischio una multa molto salata.” Il portafogli è salvo, il romanticismo agonizza.

In negozio

Ad alcune persone capita di essere riconosciute da un commesso, perché magari si recano spesso in un determinato negozio, o perché sono di loro molto appariscenti. Altre volte il titolare di una piccola attività potrebbe ricordarsi cosa il cliente ha comprato nella sua visita precedente e chiedergli addirittura come si è trovato con il prodotto. Se i cookie valessero anche nella vita reale, quei tempi sarebbero finiti, a meno che il cliente non fosse d'accordo alla raccolta mentale dei dati. Senza questo consenso, per esempio, sarebbe la fine dell’era dei campioncini in profumeria. Se proprio volessero omaggiarvene, dovrebbero pescarli a caso da un contenitore, e pazienza se siete Biancaneve e vi trovare in mano il fondotinta di Rihanna: senza il vostro esplicito consenso, l’addetta non ha il diritto di notare il colore della vostra pelle e fornirvi prodotti adatti.

A parte gli scherzi, nel complesso, la cookies law sembra l’ennesima via per complicare una cosa semplice. Forse sarebbe stato più rapido obbligare i venditori di modem e affini ad allegare una speciale avvertenza: “Attivando questo prodotto, rinuncerete alla vostra privacy, mettetevela via.”

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