I riflettori sono tutti puntati su Cheops, la sonda che sarà lanciata in orbita domani 17 dicembre alle 9.54, ora italiana, da Kourou nella Guyana francese, per studiare la natura dei pianeti extrasolari già noti con una precisione senza precedenti. Suo compagno di viaggio sarà un satellite della costellazione Cosmo-SkyMed che, pur avendo preso posto forse un po’ in sordina all’interno del lanciatore Soyuz, costituisce invece - insieme agli altri già nello spazio – un’opportunità importante per l’Italia.
Sviluppato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), in collaborazione con il ministero della Difesa, Cosmo-SkyMed è il primo sistema di osservazione satellitare della Terra pensato per scopi civili e militari. È composto da quattro satelliti, in orbita da circa una decina d’anni, capaci di osservare la Terra dallo spazio di giorno e di notte e con ogni condizione meteo: il sistema è in grado di effettuare fino a 450 riprese al giorno della superficie terrestre, pari a 1.800 immagini radar ogni 24 ore. “I satelliti Cosmo-SkyMed di prima generazione, attualmente in orbita – sottolinea il fisico sperimentale Roberto Battiston, presidente dell’Asi dal 2014 al 2018 – sono veramente sofisticati, la frontiera della tecnologia in questo settore: l’Italia è l’unico paese a dotarsi di una capacità così raffinata e di una precisione così spinta. Circa tre anni fa decidemmo di finanziare la costruzione di una seconda generazione di satelliti Cosmo-SkyMed, perché dopo otto, dieci anni questo tipo di strumentazione inizia a funzionare meno bene”.
Due, dunque, i nuovi satelliti che saranno lanciati in orbita: il primo domani, insieme a Cheops, il secondo alla fine del prossimo anno. Questi a loro volta andranno a sostituire due dei quattro attualmente nello spazio. “Con una decisione presa recentemente a livello governativo, si sta già lavorando al finanziamento e alla realizzazione degli altri due”. Così tra tre, cinque anni sarà in orbita un sistema satellitare completamente nuovo.
Guarda l'intervista completa a Roberto Battiston. Montaggio di Barbara Paknazar
“I satelliti della costellazione Cosmo-SkyMed danno all’Italia, in modo autonomo, una capacità osservativa straordinaria che può essere applicata in moltissimi settori dell’attività civile, dal monitoraggio delle emergenze, delle frane, delle alluvioni, al controllo della stabilità degli edifici, dei ponti, delle strade con grandissima precisione. A ciò si aggiunga che parte dei dati raccolti possono essere venduti nel settore commerciale dell’osservazione della Terra a livello mondiale, facendo crescere la nostra industria che ultimamente in questo settore sta mostrando numeri di fatturato assolutamente positivi e straordinari”.
Le immagini radar del sistema satellitare di alcune delle più gravi catastrofi naturali del 2008, ad esempio, come gli uragani Hannah e Ike su Haiti, il terremoto in Cina e il ciclone Nargis in Birmania, sono state impiegate dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni umanitarie impegnate negli aiuti alla popolazione. In tempi più recenti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fraccaro, con delega allo Spazio, avrebbe annunciato la volontà del governo di utilizzare i dati di Cosmo-SkyMed per il monitoraggio dell’emergenza a Venezia, in particolare delle strutture più fragili da un punto di vista strutturale come i campanili. “Ritengo che sia assolutamente opportuno e urgente. Abbiamo a disposizione i dati raccolti negli ultimi dieci anni su tutto il territorio nazionale ogni 16 giorni (progetto Map Italy). Sono dati di altissima qualità che dovrebbero essere utilizzati in modo sistematico e non episodico e questa è l’occasione per farlo, passando da un impiego dimostrativo a un servizio che si può sviluppare con continuità”.
Le informazioni dunque sono già disponibili e l’Italia deve imparare a usarle in modo regolare. Finora non si è riusciti a farlo, secondo Battiston, perché la quantità di dati è enorme, serve un grande coordinamento tra le varie amministrazioni coinvolte e una capacità di calcolo avanzata ai limiti della tecnologia. Ma sono tutte competenze che l’Italia già possiede, nel mondo della ricerca e dell’industria.
Intanto, dalla fine del 2018 i dati raccolti dai satelliti della costellazione Cosmo-SkyMed vengono utilizzati per fornire informazioni sulla stabilità strutturale degli edifici scolastici. “Dopo il crollo del ponte Morandi, proposi ai ministri dell’Istruzione e dell’Interno, rispettivamente per le scuole e per le infrastrutture stradali e autostradali, uno sforzo nell’interesse del Paese. In questi due anni, tuttavia, si è proceduto con grandissima lentezza per la difficoltà intrinseca del coordinamento tra diverse amministrazioni”. Qualcosa tuttavia si sta muovendo, secondo Battiston. “C’è un impegno significativo nel mondo della ricerca: l’Istituto nazionale di fisica nucleare, dotato di grandi capacità di calcolo, ha messo a disposizione uno dei suoi centri di supercalcolo; il Consiglio Nazionale delle ricerche le sue capacità di analisi; l’Agenzia spaziale italiana i dati e si sta iniziando a fare i primi processamenti proprio in questi mesi. Tuttavia, sarebbe necessaria una capacità molto più veloce di reagire a questi stimoli, perché i dati vengono raccolti ogni 15 giorni e abbiamo alle spalle un archivio che dura da 15 anni. È una sfida tipica del sistema italiano, riuscire a organizzarsi per riuscire a raggiungere un risultato: possediamo tecnologie molto avanzate e poi magari abbiamo difficoltà ad arrivare all’ultimo traguardo per motivi di carattere interno, organizzativo, burocratico”.