SOCIETÀ

Il costo economico della guerra in Ucraina

Quanto sta costando la guerra russa in Ucraina al mondo intero? È da questa domanda che è partita l’OCSE per cercare di capire quanto l’aggressione della Russia abbia influito sulle economie mondiali. La risposta non è semplice e banale ma ciò che è sicuro è che abbia avuto un impatto evidente sui costi dell’energia, soprattutto europea. Sono diversi però gli indicatori che mettono in evidenza l’influenza negativa sull’intera economia mondiale. Dal PIL all’inflazione, dall’aumento dei prezzi per il carburante e per il cibo, la guerra ha sconquassato un mondo che era già in un precario equilibrio dovuto alla pandemia.

Il PIL

Con gli impatti della pandemia di COVID-19 ancora persistenti, la guerra sta trascinando al ribasso la crescita e influenzando al rialzo i prezzi, soprattutto alimentari ed energetici.  Il primo dato da analizzare per comprendere l’andamento dell’economia mondiale è proprio il prodotto interno lordo. Sappiamo che non è e non può più essere il solo indicatore per capire lo stato di salute dei vari Paesi, ma in questo caso è interessante vedere l’andamento anche e soprattutto alla luce dell’aggressione russa.

Le proiezioni parlano chiaro, e dicono che nel 2022 il PIL mondiale, dopo una stagnazione nel secondo trimestre, si fermerà al +3%. Nel 2021 era cresciuto del +5,83%. Se questa è la media mondiale, è certo che ci saranno alcuni Paesi che vivranno una netta recessione. È il caso della Russia, che vedrà una diminuzione del proprio prodotto interno lordo nel 2022 e nel 2023 rispettivamente del -5,5% e del -4,5%.

L’area Euro invece dovrebbe crescere del +3,1% nel 2022 ma solamente dello 0,3% nell’anno successivo. A trascinarla in basso questa volta, dovrebbe essere la Germania in cui si prevede un calo del PIL del -0,7 per l’anno prossimo. Per quanto riguarda l’Italia, anche in questo caso, dopo un rialzo del 6,6% nell’anno appena passato, la crescita rallenterà tra quest’anno ed il prossimo (rispettivamente +3,4% e +0,4%).

Guardando alle grandi potenze mondiali poi, vediamo come la Cina, dopo una crescita dell’8,1 nel 2021, crescerà “solamente” del 3,2%. 

Inflazione

Se il PIL non cresce, a farlo, e anche velocemente, ci pensa l’inflazione. Se le proiezioni per il 2022 e 2023 vedono i casi limite di Argentina e Turchia avere un’inflazione rispettivamente del 92 e 71% per il 2022 e 83 e 40,8% per il 2023, non va meglio a livello globale. La previsione, dato l’inasprimento da parte della maggior parte delle banche centrali, è che l’inflazione raggiunga il picco proprio nel trimestre attualmente in corso, diminuendo poi nel quarto trimestre e nel 2023. Questo però per quanto riguarda i Paesi del G20, che comunque, come vediamo dal grafico sottostante, dovrebbero chiudere tutti il prossimo anno con un segno positivo.

Il costo della guerra: il gas e le altre fonti energetiche

Lo sentiamo ogni giorno: “questo sarà un inverno difficile”. È questa la dichiarazione più blasonata del momento ma per capire realmente i motivi è bene guardare i dati. Sappiamo che l’aumento del prezzo del gas ha diverse cause, molte delle quali speculative ma allo stesso tempo l’aumento repentino dei costi ha di fatto obbligato le economie europee ad acquistare più gal naturale liquefatto (LGN).

Vediamo che i prezzi all'ingrosso del gas in Europa sono aumentati e a seguire anche il costo dell’energia elettrica è cresciuto. Lo si vede chiaramente dai grafici sottostanti come l’aumento dell’elettricità segua una curva similare a quello del gas. 

Se elettricità e gas sono aumentati in modo marcato, non va meglio per i prezzi del carbone che, a loro volta, sono saliti ed ora sono vicini ai livelli record.Il motivo in questo caso è la crescita della domanda in quanto in alcuni casi il carbone è stato più utilizzato proprio per una mancanza di gas.

Tornando proprio al gas però vediamo come attualmente i prezzi in Europa siano quasi tre volte tanto rispetto ad un solo anno fa e ben dieci volte di più rispetto alla media che va dal 2010 al 2019. 

Per quanto riguarda crescita economica e inflazione abbiamo parlato fino ad ora di proiezioni. Il rischio però è che tali proiezioni si verifichino sostanzialmente troppo positive nel caso le riduzioni delle forniture di gas russo verso l’Europa si rivelino più impattanti del previsto. L’OCSE focalizza il suo report proprio su questo punto e mette in allerta i vari Paesi sul fatto che i prezzi del gas e dell'elettricità possano aumentare ulteriormente. È vero che i livelli di stoccaggio del gas dell'UE sono stati notevolmente aumentati nel corso di quest'anno e ora sono in media tra l'80 e il 90% nella maggior parte degli Stati membri ma anche così lo stoccaggio potrebbe non essere sufficiente per garantire l’intero inverno. Molto dipenderà però anche dal nostro clima. Se la stagione invernale sarà particolarmente fredda va da sé che le carenze potrebbero farsi molto più impattanti.

È quindi necessario, nel brevissimo termine, diversificare le fonti di approvvigionamento.

Su questo punto l’OCSE prevede uno scenario in cui si presume che le carenze di gas facciano aumentare i prezzi globali dell'energia, ma, con un aumento del 50% dal primo trimestre del 2023, aumenteranno del 25% anche i prezzi dei fertilizzanti,  e de 10% quelli del petrolio. Tale shock, secondo le previsioni OSCE basate sul modello macroeconomico NiGEM, potrebbero durare per almeno un anno solare prima di svanire.



Nel loro complesso poi, questi shock potrebbero ridurre la crescita delle economie europee di oltre 1¼ punto percentuale nel 2023, rispetto allo scenario di base, e aumentare l'inflazione di oltre 1½ punto percentuale. Questo di fatto significherebbe recessione per molti Paesi. I costi della guerra sono molti e l’analisi dell’OCSE prende in considerazione solamente gli aspetti prettamente economici. Ci sono costi sociali che però potrebbero essere ancora ben più impattanti rispetto a quelli economici ed infine ci sono gli enormi ed inumani costi che questa guerra sta provocando in termini di vite umane.

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