CULTURA

Cucina, cultura e agricoltura nella Sicilia araba medievale

L'arrivo degli arabi in Sicilia nel IX secolo ebbe un impatto profondo sulla storia dell'isola. La città di Palermo, in particolare, divenne la capitale politica ed economica della Sicilia araba nel 831. Ma quali furono le conseguenze di questo incontro culturale sullo stile di vita delle persone che abitavano l'isola più grande del Mediterraneo nel Medioevo? E come vennero modificate le abitudini culinarie degli abitanti dell'area urbana di Palermo rispetto a coloro che vivevano nelle zone rurali?

A questa domanda ha cercato di rispondere un recente studio, condotto da un team internazionale di ricercatori e pubblicato sulla rivista Plos one, coordinato da Alessandra Molinari, professoressa al Dipartimento di storia, patrimonio culturale, formazione e società dell'università Tor Vergata di Roma e direttrice del progetto archeologico Sicily in Transition, di cui fa parte questo lavoro.

I ricercatori hanno analizzato i residui organici di provenienza animale e vegetale rimasti intrappolati nei pori della ceramica di alcuni manufatti di quell'epoca, come pentole e contenitori usati in cucina, raccolti in diversi siti archeologici ubicati tra Palermo e Castronovo di Sicilia. Grazie a questo lavoro hanno scoperto alcune importanti differenze tra le pratiche culinarie delle persone che vivevano in città e quelle che abitavano nelle aree rurali e hanno indagato più a fondo l'impatto che hanno avuto le innovazioni agricole introdotte dagli arabi.

L'intervista completa alla professoressa Alessandra Molinari. Montaggio di Elisa Speronello. Foto di Alessandra Molinari

“Il progetto Sicily in Translation nasce dalla collaborazione con il professor Martin Carver dell'università di York”, racconta la professoressa Molinari. “Questa struttura ospita un laboratorio di bioarcheologia molto avanzato che ci ha permesso di portare a termine le nostre analisi, in particolare quelle sulla cucina dell'epoca. Il nostro team è composto da archeologi, scienziati e paleobotanici e grazie a questo approccio multidisciplinare abbiamo raccolto molti risultati interessanti.

Studiando i cambiamenti di regime politico nella Sicilia bizantina, islamica e normanna, è importante vedere anche come sono mutate le abitudini alimentari nel tempo, quanto sono diverse tra la città e la campagna e quale peso hanno avuto i tabù religiosi sulla dieta degli abitanti e sull'importazione di nuove piante. Il cibo, infatti, è denso di significati sociali, religiosi e culturali.

In particolare, lo studio che abbiamo condotto analizzando le pentole da cucina ha portato alla luce dei dati interessanti. Sappiamo che le carni venivano bollite molto all'epoca, ma nelle pentole trovate a Palermo non si trovano tracce di grasso di maiale, al contrario di quelle provenienti dai siti delle campagne.

Il divieto di mangiare carne di maiale, infatti, è un tabù molto radicato nella religione islamica e questo è confermato anche dal fatto che a Palermo, negli strati islamici, non si trovano quasi mai ossa di maiale, proprio come in Spagna e nel Nord Africa, mentre in campagna sì.
Questo dimostra che a Palermo, che era la capitale musulmana della Sicilia, venivano attuati controlli serrati sull'uso del maiale, mentre nelle campagne, dove convivevano cristiani e arabo-cristiani, erano presenti delle culture miste, per cui, evidentemente, questo tabù non era così osservato né controllato”.

Altri risultati inaspettati sono stati ottenuti inoltre dall'analisi delle anfore. Grazie a un metodo di analisi basato sull'analisi dell'acido tartarico sviluppato da Lea Drieu, ricercatrice dell'università di York, gli studiosi sono stati in grado di stabilire con una certa sicurezza se le anfore contenessero vino oppure succo di frutta. “Attraverso questo sistema sperimentale, Drieu ha potuto constatare che molte delle anfore della Palermo islamica contenevano vino. Gli arabi avevano introdotto in Sicilia la canna da zucchero e sappiamo che sull'isola si produceva del vino dolce che veniva esportato nelle anfore sia verso le aree cristiane, sia verso quelle musulmane”, spiega la professoressa Molinari.

Le ricerche di Molinari e del suo team non si sono limitate solo all'esame dei residui organici sulla ceramica.
“La collaborazione tra diverse scienze applicate all'archeologia ha permesso di ricostruire in modo più approfondito quella che gli studiosi chiamano la rivoluzione agricola islamica, che finora era stata studiata solo attraverso un esiguo numero di fonti scritte, ma adesso è testimoniata anche da resti materiali inconfutabili”, spiega la professoressa Molinari.
“Grazie al contributo degli studiosi di paleobotanica presenti nel nostro team, abbiamo studiato il contenuto di alcune latrine di età islamica di Mazara del Vallo, all'interno delle quali è stato ritrovato il primo seme di melanzana d'Europa.
Era risaputo, infatti, che questa pianta fosse stata introdotta nel periodo islamico a partire proprio dalla Sicilia, ma nessuno prima d'ora ne aveva trovato i semi.

Dall'VIII al XIV secolo, l'isola ha attraversato un periodo di aridità. Questa condizione, però, è stata superata grazie ai sistemi di irrigazione introdotti dagli arabi e basati sulla costruzione di terrazzamenti e pozzi sotterranei. Grazie all'agricoltura islamica, che deriva dall'esperienza in aree semi-desertiche, è stato perciò possibile coltivare anche piante che avevano bisogno di molta acqua”.

Un ulteriore dato interessante, ottenuto grazie alle ricerche di Veronica Aniceti, ricercatrice all'università di Sheffield, riguarda i sistemi di allevamento. Assistiamo, in questo periodo, a un aumento delle taglie delle pecore. Venivano selezionate e probabilmente anche importate dal Nord Africa razze più grandi di questi animali per compensare l'impossibilità di mangiare carne di maiale. Inoltre, anche l'allevamento dei polli ha subito dei cambiamenti.
In un lavoro condotto a York è stata esaminata la quantità di carbonio e di azoto nelle ossa dei polli per capire come questi animali venissero alimentati. L'analisi in questione ha permesso di scoprire che in età islamica questi animali venivano allevati in modo tale da impedire loro di mangiare il loro sterco, diversamente da quanto accadeva durante la fase cristiana. Nella religione musulmana, infatti, il pollo dev'essere halal, e quindi allevato secondo regole precise”.

La Sicilia, agli occhi di Molinari, Carver e il loro team, è un laboratorio a cielo aperto in cui indagare le trasformazioni importanti avvenute tra il VII e il XIII secolo basandosi su diversi tipi di fonti: vecchi scavi, ceramiche, piante, animali, tombe. Ricostruire le abitudini culinarie delle persone che vivevano nelle diverse regioni dell'isola in questo periodo può rivelarsi fondamentale per comprendere meglio anche i rapporti culturali e commerciali tra le varie popolazioni che abitavano il Mediterraneo durante il Medioevo.

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