CULTURA
Il bestiario medievale di Venezia: animali reali e creature fantastiche

1. Cammello e mercante, fine XIII-inizio XIV secolo. Venezia, facciata di Palazzo Mastelli. Foto: Samuel Cimma
"A chi l'avesse percorsa nel Medioevo, Venezia sarebbe apparsa costellata di immagini di animali". Inizia così Il bestiario medievale di Venezia, saggio edito da Carocci (con le illustrazioni di Federica Rossi), scritto da Stefano Riccioni - docente di Storia dell'arte medievale prima a Ca' Foscari a Venezia, ora a Pisa -, che ritraccia gli animali reali e fantastici nella città dei Dogi, illuminando storie antiche e angoli nascosti, osservando le facciate delle chiese, delle dimore signorili che si affacciano sull'acqua o di case più modeste, svelando meravigliose creature tra calli e campi: dai leoni ai cammelli, passando per grifoni, draghi e sirene (cercate quest'ultima in calle delle Strazze). L'abbiamo intervistato e, qui, le sue parole sono accompagnate da un racconto fotografico, una proposta di itinerario a tappe per scoprire alcune creature del bestiario veneziano attraverso gli scatti di Samuel Cimma.
Al centro di un ricco immaginario che nasce dall'incontro tra Oriente e Occidente, destinato a diventare racconto per l'apprendimento dei precetti morali o strumento apotropaico per allontanare eventi nefasti, il bestiario presenta storie in forma di exempla con animali come il gallo, che risveglia a nuova vita, il pavone, simbolo di immortalità, l'agnello, simbolo cristologico per eccellenza, o il leone, con valore ambivalente di Cristo e Anticristo (è Dio stesso ad agire come il leone contro gli empi ma, allo stesso tempo, i suoi nemici sono indicati come leoni). Cicogna, simbolo della pietas verso i genitori, airone e gru vengono rappresentati come nemici dei serpenti. E se una creatura fantastica come il grifone, con il corpo di leone alato e la testa d'aquila, nato nella Mesopotamia del IV secolo a.C., nella letteratura cristiana, diviene simbolo dalla doppia natura di Cristo, celeste e terreste, e assume il ruolo positivo di guardiano del sacro, al contrario un animale come l'onagro, ovvero l'asino selvatico, feroce e impossibile da addomesticare, viene interpretato negativamente e rappresentato spesso in lotta con il grifone stesso.

2. I centauri di Ca' Boldù, Strada Nova, Venezia. Foto: Samuel Cimma
"Questa ricerca sui bestiari è iniziata come attività didattica portata sul campo - spiega Riccioni a Il Bo Live - perché l'università, soprattutto in Italia, ha una vocazione territoriale: siamo cioè talmente pieni di ricchezze e bellezza che ogni ateneo in ogni città ha i suoi tesori. Chi, come me, si occupa di storia dell'arte, nel mio caso medievale, finisce per occuparsi del territorio". Nato a Roma, Riccioni ha insegnato a Venezia, prima di spostarsi a Pisa dove attualmente vive e insegna. Negli anni di docenza a Ca' Foscari, durante i suoi corsi, sceglie la strada della partecipazione attiva, formando un vero e proprio team con i suoi studenti: "Nello specifico, ho elaborato un progetto di terza missione per realizzare itinerari sul bestiario coinvolgendo gli studenti, puntando sul loro entusiasmo e la loro curiosità".
Attraverso il progetto, Riccioni e il suo gruppo hanno proposto percorsi tematici basati sulle rappresentazioni degli animali e delle loro storie, attivando collaborazioni preziose tra Ca’ Foscari, il Centro Studi Rinascimento Veneziano, la Collezione Peggy Guggenheim, la Direzione regionale Musei nazionali Veneto, le Gallerie dell’Accademia, il Museo di Torcello, ed entrando infine nelle scuole attivando uno scambio tra universitari e studenti delle primarie e secondarie di Venezia.

3. Gli animali fantastici e reali dell'Arco di Casa dei Polo in Campiello del Milion, Venezia. Foto: Samuel Cimma
All'anno 819 risale la fondazione del monastero di Sant'Ilario - nella gronda lagunare, in terraferma, nella frazione di Dogaletto di Mira, tra Malcontenta e Gambarare - donato dai Partecipazi, primi dogi di Venezia, ai monaci benedettini di San Servolo che desideravano spostarsi, nell'ottica di trasferimento del potere ducale da Malamocco (Metamauco) a Rialto (Rivoalto) e di consolidamento del potere e del controllo dei dogi per i quali Sant'Ilario diventa luogo strategico, perché collocato sulle sponde del fiume Une, affluente del Brenta con, alla foce, un canale di marea nel Canal Grande, una posizione molto favorevole "perché era l'ultimo approdo in terraferma prima di proseguire verso le vie fluviali", spiega Riccioni a Il Bo Live. Anni più tardi, ma nello stesso periodo - è l'anno 829 -, a Venezia arrivano le spoglie di San Marco e, per accoglierle nel migliore dei modi, viene costruito il primo nucleo della Basilica, simbolo del potere ducale e, ancora oggi, dell'intera città. "Dunque, i dogi si spostano in laguna e allestiscono anche il loro porto, costruendo colonne visibili da lontano per segnalare il punto di attracco".
Uno scavo archeologico ottocentesco riporta alla luce i mosaici pavimentali della cappella di Sant'Ilario (nel tempo distrutta, riedificata, abbandonata), testimonianza dell'origine di Venezia e concepita come luogo di sepoltura per i dogi (Agnello e Giustiniano Partecipazio), aspetto quest'ultimo sottolineato dai temi scelti per enfatizzarne la funzione funeraria: la prima evidenza di bestiario si rintraccia nel suo mosaico pavimentale (oggi nel cortile tra il museo archeologico e il Correr, a Venezia), per la precisione si tratta di un aviario da repertorio orientale, con animali come l'aquila, la fenice, il pegaso e lo pseudo-senmurv, creatura ibrida alata con coda di pavone, testa di cane e zampe ferine. "Qui le creature hanno un elemento in comune - racconta Riccioni a Il Bo Live -. Sono tutte legate alla celebrazione della vita dopo la morte: dalla fenice che risorge dalle proprie ceneri, all'aquila, che può avvicinarsi al cielo, e in prossimità del sole brucia le proprie ali per poi rigenerarsi. È la simbologia di morte e resurrezione. Il pellicano uccide i figli appena nati per resuscitarli con il proprio sangue, il pavone è immagine di immortalità fin dai tempi di Sant'Agostino. E poi ci sono gli animali ibridi che costituiscono un tramite tra terra e cielo".

4. Basilica di San Marco, i grifoni. Foto: Samuel Cimma
Nella Basilica di San Marco troviamo la prima pavimentazione in laguna con queste decorazioni, "un bestiario in cui troviamo non solo volatili ma anche scene di combattimento tra diversi animali e in cui si inserisce la lepre, dalla simbologia scivolosa, perché fedele ma anche lussuriosa, che viene cacciata dall'aquila", racconta Riccioni facendo riferimento a 15 uccelli non connotati, 10 uccelli rapaci, 11 lepri, 8 aquile, 8 pavoni, 5 leoni, 6 anatre/oche, 5 agnelli (di cui uno dubbio), 4 galliformi, 3 grifoni, 3 cicogne/trampolieri, 2 civette, 2 cervi, 2 cani/lupi, 2 volpi, 1 basilisco, 1 rinoceronte.
A destra della porta di San Giovanni, nei mosaici pavimentali di San Marco, si trova una scena pesantemente restaurata di cui solo alcuni dettagli sono rimasti originali, un gallo e la parte posteriore della volpe: "Si tratta del funerale della volpe, una scena ripetuta anche nel mosaico della chiesa dei SS. Maria e Donato a Murano, la cui esecuzione per le fonti letterarie sembra essere più tarda rispetto alla realizzazione dei mosaici", precisa Riccioni. Il racconto della volpe affamata che si finge morta per essere portata dentro il pollaio e fare infine strage di galline è legato a una tradizione duecentesca, ma non possiamo escludere che esistessero versioni precedenti. La volpe è sempre stata un animale scaltro e negativo, ne Il Fisiologo, testo redatto ad Alessandria d'Egitto attorno al II secolo d.C. e che viene considerato origine dei bestiari, non le viene fatto un funerale", ugualmente però balza sugli uccelli ingannati, che si posano sopra di lei credendola morta, divorandoli. Da questa storia un ispirato Gianni Rodari ne ricavò un racconto, a cui aggiunse una morale: "Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia. Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutto il corteo. La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta. E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia".

5. La colonna di San Marco nella piazza omonima, Venezia. Foto: Samuel Cimma
Venezia è costellata di animali dentro le chiese, nei pavimenti o sugli arredi liturgici, e all'esterno di edifici religiosi e laici, all'ingresso di corti o, nelle calli e nei campi, per segnare luoghi significativi. Le decorazioni animalistiche a Venezia prendono avvio dal secolo XI, proseguendo fino alla fine del XIV, nelle pàtere, bassorilievi decorati di forma circolare, ispirate ai scodelle basse usate per le libagioni sacrificali, che con le formelle costituiscono la maggior parte delle sculture esposte in esterno.
"Una volta che il bestiario è stato realizzato, concepito e prodotto all'interno delle mura ecclesiastiche, con significati collegati alla morale cristiana, questi temi iniziano a uscire dalle chiese - spiega Riccioni -. Il primo luogo dove vengono esposti sono proprio le facciate esterne della chiesa: San Marco che vediamo oggi è la chiesa rivestita di ricchissimi marmi da Costantinopoli ma, prima di questa, la facciata che mostrava un bestiario era di laterizi con manufatti provenienti dall’area padana. Gli animali escono dalle chiese e gli stessi temi iniziano ad abitare anche gli esterni di edifici privati: troviamo l'aquila che attacca la lepre, due uccelli che si beccano, le gru col collo intrecciato. Questi temi, pur mantenendo un monito morale, subiscono uno slittamento di significato: molti animali esposti in città sono legati ai combattimenti moralizzati che, come traguardo ultimo, hanno la lotta tra il bene e il male. Allo stesso tempo hanno un significato apotropaico, che allontana il male in modo scaramantico: perdono la dimensione del sacro e della moralità cristiana spostandosi su tematiche legate alla lotta tra il bene e il male e all'allontanamento del male dalle mura dell'edificio. Vengono esposte sulle pareti esterne, soprattutto sulle facciate d'acqua, le più belle: sappiamo infatti che ai palazzi più importanti si accedeva dalle vie d'acqua, ed è lì che si mostrano queste scene, molte delle quali, nella composizione originale, sono ormai andate perdute".
Dal libro di Riccioni il lettore potrà ricavare informazioni preziose per tracciare un itinerario personale, a tappe, alla scoperta del bestiario veneziano. Vicino a campo dei Mori, in sestiere di Cannaregio, a desta del balcone del primo piano di un palazzo del secolo XV si mostra una scena singolare: un cammello battriano (con una sola gobba) è rappresentato accanto a un mercante. Si tratta del rilievo in pietra d'Istria di Palazzo Mastelli (in copertina, immagine 1) dal nome della famiglia dei tre fratelli mercanti Rioba, Sandi e Afani (i "mori" che sono raffigurati in quattro statue, insieme a un servo, nel campo vicino al palazzo). Se cercate i quattro centauri di Venezia li troverete nel sestiere di San Marco, in rio terà delle Colonne 1046, in riva del Carbon 4639, nel sestiere di Cannaregio, sul portale d'accesso di Ca' Boldù, in Strada Nova 3686 (immagine 2) e nel sestiere di Castello, sulla facciata di Palazzetto Bruni, rio de la Pietà 3616.
In corte seconda del Milion si trova la Casa dei Polo (immagine 3), edificio acquistato dai fratelli Marco il vecchio, Nicolò e Matteo Polo e che passò poi in eredità al più noto Marco, autore del Milion. I clipei del sottarco di passaggio (arco gemello di un altro nella calle del Teatro) sono popolati da animali, cinque coppie con ripetizioni speculari su entrambi i lati: ci sono draghi, uccelli, una coppia di quadrupedi, grifoni. Draghi e grifoni, creature ibride - i primi, alati e squamosi con zampe artigliate e muso da canide, sono associati al male, dei secondi, con significato sempre benefico, abbiamo già parlato -, vengono messe in contrapposizione al principio e alla fine della decorazione. Degna di nota è la ricca facciata di Ca’ Zane, in campo Santa Maria Mater Domini (San Stae) al civico 2173, mostra decorazioni su due ordini: nell'area che sormonta il primo livello, in origine, si trovavano quattro patere di cui la terza è andata perduta. Dal registro superiore a quello inferiore, da sinistra a destra, la decorazione con intento apotropaico, che sottolinea lo scontro tra il bene e il male, mostra un grifone che becca un leporide, due uccelli, forse quaglie, con becchi congiunti, uno spazio lasciato vuoto dalla terza patera sopracitata, due trampolieri con colli intrecciati e becchi congiunti. Sotto, intervallati da croci, due grifoni con ali e becchi congiunti, un altro grifone che becca un leporide e poi un'aquila rappresentata nello stesso atto, due canidi di schiena - forse dei lupi - con il muso rivolto indietro e le fauci spalancate, soggetti ripetuti anche nella patera successiva. Grifoni e canidi sono proposti alle estremità come antagonisti.


6. Santa Margherita con il drago nell'omonimo campo - 7. Patere del protiro dei Carmini. Foto: Samuel Cimma
Nelle fotografie di Samuel Cimma un itinerario alla scoperta del bestiario veneziano
1. Il cammello di Ca' Mastelli a Cannaregio (copertina)
2. I centauri di Ca' Boldù in Strada Nova
3. Gli animali fantastici e reali dell'Arco di Casa dei Polo in Campiello del Milion
4. Basilica di San Marco, i grifoni
5. La colonna di San Marco nella piazza omonima
6. Santa Margherita con il drago nell'omonimo campo
7. Le patere del protiro dei Carmini