CULTURA

La grande scrittrice Lillian Hellman /2

Lillian Hellman e Dashiell Hammett, furono una coppia funzionale di grandi scrittori: lui forse ha inciso più profondamente nella letteratura popolare e fuori dagli Stati Uniti, lei è stata un poco trascurata nella consapevolezza sociale. In un celebre saggio del 1944 Raymond Chandler scrisse su Hammett parole significative e “definitive”, un amore culturale. Chandler era più vecchio di Hammett e non aveva mai fatto l’investigatore privato, pubblicò il suo primo racconto nel 1934 (dopo molte prove e proposte) quando Hammett aveva praticamente esaurito la vena letteraria. Lillian Hellman era più giovane di Hammett e all’inizio ne era infatuata, un amore emotivo e carnale. Hammett ha contribuito a caratterizzare tutta la letteratura statunitense della prima metà del Novecento, l’intera letteratura mondiale fino a oggi, non solo quella di genere.

Dopo aver introdotto la riflessione sul romanzo e sulla narrativa poliziesca e aver sottolineato opinioni critiche su libri di Conan Doyle, Haycraft, A.A. Milne, Freeman Crofts, Dorothy Sayers, Agatha Christie, sottolineando l’importanza di personaggi vivaci e dialogo brillante accanto a costruzioni lucide e solide (mostrando di aver letto Benedetto Croce), così conclude Chandler: “Hammett restituì il delitto alla gente che lo commette per ragioni vere e solide e non semplicemente per provvedere un cadavere ai lettori… Era scarno, misurato e crudo… Scrisse scene che avevano l’aria di non essere mai state scritte prima… Hammett mise sulla carta i suoi personaggi come erano e li fece parlare e pensare nella lingua che si usa, di solito, per questi scopi… Hammett ha tirato fuori il delitto dal vaso di cristallo e l’ha buttato in mezzo alla strada…  ha scritto pensando a gente che prendeva la vita di petto, aggressivamente. […] narra di un mondo in cui i gangster possono dominare le nazioni e poco manca che non governino le città… Non è un mondo molto profumato, ma è il mondo in cui dobbiamo vivere”. 

Abbiamo già ricostruito la personalità di Lillian Hellman, grande premiata drammaturga e sceneggiatrice che alle prime armi conobbe l’affascinante (già mitico) Hammett a Hollywood (Il falcone maltese era uscito proprio nel 1930). Come accennato, l’aver fatto poi per oltre trenta anni memorabile coppia con lui (si trasferirono insieme ben presto nella New York di lei, lui dalla California), di pubblico dominio e sessualmente infedele, risultò decisivo per entrambi. Furono ovviamente anche molto chiacchierati, sia sul piano delle dinamiche affettive sia sul piano dei reciproci influssi culturali. Hellman e Hammett svolgevano funzioni oggettivamente importanti l’uno per l’altra e l’una per l’altro. Erano entrambi sotto i riflettori in ambienti luccicanti di parole mirate e rivalità accese, frequentarono insieme pubblici consessi mettendo in mostra comportamenti non irreprensibili fra loro: si dileggiava “social” già allora con altri strumenti. Furono entrambi osannati scrittori di successo, leggibili o rappresentabili con gusto anche oggi. Si può retrospettivamente accennare qui ad alcune ulteriori questioni relative al loro rapporto, connesse soprattutto a Hellman.

Il merito letterario e l’enorme successo delle sue grandi opere teatrali e sceneggiature cinematografiche è di Hammett? Il concetto è stato sussurrato, poi anche elaborato, meditato per decenni, reso pubblico. La questione è stata spesso affrontata con molti aspetti di malevolenza e qualcuno di misoginia; pur tuttavia non può essere taciuta o scartata seccamente. Come è noto, dietro a uomini straordinari della nostra storia culturale ci sono donne altrettanto geniali e uniche e capita storicamente pure che dietro grandi scrittrici vi siano influenze maschili, dirette e indirette. Qui siamo di fronte a due ben conosciute personalità, spiccate motivate autorevoli, autonomamente impegnate sul piano politico culturale, e diversamente ambiziose, anticonformiste ed egocentriche (per età e carattere, lei più giovane e ribelle) nel mondo intellettuale e letterario del Novecento statunitense.

Certo, Hellman voleva scrivere bene e affermarsi letterariamente, vi si applicò fin dall’adolescenza. Certo, non veniva vissuta come una bellezza canonica, non molto alta e con aspetto un poco agitato, anonimi capelli castani scuro, tratti non particolarmente aggraziati, comunque un piglio mascolino e uno sguardo acuto, beveva e fumava in gran quantità, era indipendente, sboccata, intraprendente aggressiva, su Hammett investì (come ciascuno in vario modo in ogni relazione a due) sia per il longilineo fascino dell’uomo, sia per la saggia consapevolezza che poteva imparare molto da lui nel campo delle scritture, sia per il disinibito bisogno sentimentale di intestarsi un duraturo Grande Amore.

Risulta probabile che il soggetto del primo successo di Hellman le fosse stato suggerito da Hammett (ispirato a un torbido caso di cronaca di mezzo secolo prima, una scuola chiusa dopo che una delle allieve si era inventata che le due insegnanti che la gestivano intrattenevano fra loro un rapporto omosessuale) e che durante la loro prima iniziale convivenza lui fu risolutamente spietato con lei in critiche e generosamente enfatico in consigli. La dinamica si sarebbe ripetuta, anche se lei cercò già dal dramma successivo di consultarlo il meno possibile, tanto più che il rapporto affettivo aveva continue crisi e subì vari traumi.

Alcuni fra gli studi biografici ipotizzano addirittura che le migliori opere teatrali siano state scritte quasi per intero da Hammett. Difficile verificarlo ma è lecito dubitarne. Pur considerando che preventive letture e stroncature di singoli intrecci e specifiche scene da parte di Hammett siano stati spesso recepiti e sempre presi in considerazione, in modo più o meno letterale, Hellman non si appropriò di testi prevalentemente scritti né da Hammett né da altri, oneri e onori delle opere a lei intestate, che l’hanno resa ricca e famosa, le vanno rispettosamente attribuiti. Il rapporto fra i due evolse comunque nel tempo, sotto tutti i punti di vista: Hammett abusava stabilmente di alcolici, aveva sperperato i guadagni e perso interesse per la produzione letteraria (pubblicò il suo quinto e ultimo romanzo nel 1934), Hellman era ricca, lo copriva e spesso manteneva, concentrata su una professionalità letteraria. Entrambi finirono nella “lista nera” e avevano altri partner sessuali (più Hammett).

Almeno dalla parte finale degli anni Trenta la presenza intellettuale “pubblica” di Lillian Hellman, soprattutto l’identità e l’impegno in favore di cause politiche e di diritti civili, opere appelli conferenze interviste beneficienze viaggi (anche in Europa e in Russia), la mettono autonomamente nel cuore delle polemiche e dei conflitti dell’epoca: il proibizionismo, il fascismo e il nazismo crescenti, i “pericoli” semita e comunista, il maccartismo incipiente, per quanto in larga parte condivisi con molti altri autori e attori famosi, fra cui lo stesso Hammett. La guerra mondiale accentua la divaricazione esistenziale, pur restando legati: Hammett è un comunista patriota nazionale, coglie l’occasione per rimettersi un poco in sesto e si impegna volontario per tre anni nell’esercito, ovviamente non al fronte (data l’età), nella redazione di un giornale per le truppe alle isole Aleatine. Hellman è una tifosa comunista ebrea militante internazionale.

Non a caso, dopo la fine della guerra, fu sempre e solo Hellman a essere accusata di essere opportunista o “bugiarda” e la sua furba meticolosa strategia di gestione dell’interrogatorio del Comitato parlamentare su attività anti americane (anti statunitensi), testimoniando soltanto su sé stessa senza mai scusarsi o pentirsi (“Non posso e non voglio tagliarmi la coscienza per adattarmi alla moda di quest'anno”), risultò originale ed efficace (mentre Hammett finì sei mesi in prigione). E, quando nel 1947 la Columbia Pictures le offrì un contratto pluriennale, lo rifiutò perché includeva una clausola di fedeltà che reputava una violazione dei propri (universali) diritti di libertà di parola e di associazione.

Le veniva, infatti, richiesto di sottoscrivere una dichiarazione in cui affermava che non era mai stata membro del Partito Comunista e che non si sarebbe associata a radicali o sovversivi, il che le avrebbe imporre di porre fine alla sua vita con Hammett, il quale aveva scelto la differente linea di non rispondere alle domande per evitare di accusare amici o altri. Fra l’altro ciò aveva comportato per lui il blocco dei diritti d’autore e ulteriori gravose persecuzioni fiscali nel periodo della “caccia alle streghe rosse”. Hellman lo aiutò finanziariamente in modo decisivo. Ogni gesto e commento in diretta sui pessimi anni statunitensi del maccartismo andrebbe rimeditato con calma (se ne trova eco in tanti film e nella storia della cinematografia).

Nel 1951 esce una splendida opera teatrale di Hellman, The Autumn Garden, forse la migliore, come viene giudicata dalla critica. Qualunque siano i suoi comportamenti privati, sul piano pubblico e autorale lei per tre decenni resta fedele e coerente ai diritti civili democratici contro ogni conservatorismo nei contenuti sia di interventi che di spettacoli (anche in forma di musiche e documentari); risulta una scrittrice famosa, autorevole, ricca, acclamata; collabora con grandi registi e attori per film importanti; le propongono e talora realizza vari adattamenti di testi altrui (e dagli anni Settanta corsi universitari di scrittura creativa); riceve importanti premi per le opere e svariati altri riconoscimenti nel mondo della cultura (“provo un piacere malizioso nel tornare alla rispettabilità”); diviene via via sempre più coerentemente antistalinista (soprattutto dopo, negli anni Sessanta e Settanta).

Negli anni Cinquanta, l’ultimo decennio di vita di Hammett, lui è sempre più dipendente da lei, soprattutto sul piano pratico ed economico, lui acciaccato per problemi psicologici e di salute, lei attivista girovaga ed efficace polemista (anche sul piano dello stile letterario), entrambi sostenitori dei movimenti per i diritti civili negli Stati Uniti. Hammett sopravvive più a lungo grazie a Hellman, che se ne “appropria”, assistendolo o facendolo assistere, garantendogli reddito e gestendolo molto anche verso gli altri. Sarebbe lungo approfondire. Resta il fatto che, alla morte del grande scrittore il 10 gennaio 1961, è lei a subire un forte trauma esistenziale (fra l’altro abbandona o rinvia vari progetti) ed è lei ad amministrare totalmente l’eredità letteraria e morale dell’”amico” Hammett.

Alla relazione Hellman-Hammett sono state dedicati molteplici studi, saggi, articoli, parti di biografie, romanzi, opere teatrali, film, gossip. Per reciproche convenienze e rispettive propensioni il loro “stabile” rapporto non si era mai interrotto lungo intensi trenta anni, anzi sono stati appunto percepiti comunque come una “strana” indissolubile coppia, prima lei più in ombra, poi lui più in ombra. Vi sono vari modi al mondo di restare fedeli a singole idee che professiamo, alla creatività artistica che pratichiamo e a singoli sapiens che frequentiamo. Non si trattò di una cosa intima né di una cosa ascrivibile solo a uno dei due, seppur esercitata con genere e salute, forme e caratteri differenti. La questione della fedeltà (non solo a sé stessi e alle proprie sopravvivenza e riproduzione) dovrà essere affrontata prima o poi in modo laico. Hellman e Hammett ebbero una duratura unione civile, liberamente scelta da entrambi e oggettivamente considerata esclusiva rispetto ad altre. Nel contesto dato, lei fu donna liberamente fedele a idee politiche progressiste e al “suo” uomo.

L’altra grande questione che andrebbe approfondita è storica e antropologica: la logica “imposta” da Hollywood fin dagli anni Trenta del Novecento ai nostri pensieri, ai nostri sentimenti, alle nostre emozioni, talora pur anche alle nostre azioni. Nel bene e nel male Hellman trasmetteva un senso del drammatico hollywoodiano, nella fiction scritta e nella realtà pubblica. Alla morte di Hammett contribuì a crearne una mitologia, che inevitabilmente coinvolse il loro Grande Amore. Molte reticenze e bugie? Tradendolo ancora? Dubito che una risposta possa essere offerta in modo univoco, in bianco e nero. Del resto, si susseguirono fino alla morte di Hellman sia apprezzamenti che critiche e polemiche, asprezze e contumelie, diffamazione processi, cui lei contribuì con la tradizionale spocchiosa colta esuberanza. Dovete immaginare il mondo dei reality shows di oggi se avete voglia di verificare, Hellman come autrice non come attrice (per quanto le due attività si sovrappongano e talora si confondano). Oppure leggete i suoi libri di memorie, una personale accorata verità hollywoodiana, ma quanto ben finta.

Hellman muore il 30 giugno 1984, all'età di 79 anni, per un attacco di cuore vicino alla sua casa di Martha's Vineyard(Massachusetts), nel cui cimitero è sepolta. Il suo archivio è gestito dall’Università del Texas ad Austin e comprende una vasta raccolta di bozze di manoscritti, contratti, corrispondenza, album di ritagli, discorsi, appunti di insegnamento, premi, documenti legali, registri degli appuntamenti e lauree honoris causa (almeno sette). I profitti dell’eredità (continuamente ottenuti per la circolazione delle opere) hanno avuto una ben precisa destinazione: il fondo Hellman-Hammett, che significativamente prende il nome da entrambi gli scrittori. Nel 1989 gli amministratori nominati da lei nel testamento chiesero a Human Rights Watch (organizzazione non governativa internazionale con principale sede a New York) di ideare un programma per aiutare gli scrittori presi di mira per opinioni a cui i rispettivi governi si oppongono, per criticare funzionari o azioni pubbliche o per scrivere su argomenti di interesse generale malvisti dai governi. Da allora le sovvenzioni Hellman-Hammett vengono assegnate ogni anno a scrittori di tutto il mondo che sono stati bersaglio di persecuzioni politiche o violazioni dei diritti umani. Un illustre comitato di selezione assegna denaro per onorare e assistere tali scrittori. Le encomiabili attuali destinazioni sono ricostruibili sul sito.

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