
Foto di Caterina Santinello
Burattinaia in scena, spalla pensante, ancella. Come definire quella figura fondamentale, eppure mai prima attrice, che a un incontro con l'autore sa tenere saldamente il punto, riuscendo a porre le giuste domande e a mantenere viva l'attenzione del pubblico? Una buona moderazione può decretare il successo di un evento, lo sappiamo per esperienza: quante volte infatti, a una presentazione letteraria, ci siamo mortalmente annoiati? Quante volte, invece, ci siamo divertiti o addirittura emozionati ritrovandoci, con un certo stupore, a condividere le stesse impressioni di autore e intervistatore impegnati in una conversazione brillante?
Sebbene l'autrice lo definisca un manuale, portandoci a considerarne dapprima la funzione "tecnica" per addetti ai lavori o aspiranti tali, il saggio Raccontare libri. L'arte dell'intervista letteraria (Ronzani editore) è una occasione di scoperta di un territorio di confine, affascinante eppure poco conosciuto, è un utile e inconsueto strumento di indagine, tra pagine scritte e incontri reali, per approfondire la nostra relazione con i libri, con chi li scrive e con chi li racconta. Valentina Berengo, giornalista culturale per Il Bo Live, Il Foglio, minima&moralia, ideatrice e moderatrice di rassegne e format, tra cui Scrittori a domicilio, ha moderato oltre ottocento incontri con scrittori e scrittrici in più di dieci anni di festival, premi letterari e presentazioni online, e ora sceglie di condividere i segreti di un mestiere che si è accuratamente cucita addosso, come un abito sartoriale, su misura. La presentatrice, spiega Berengo, "sistema, aggiusta e interviene per esaltare i momenti migliori del dialogo e mascherare le défaillance, [riesce, ndr] a sintonizzarsi sulle frequenze dell’interlocutore, smorza quando l’altro eccede e punzecchia se la tensione cala, sempre restando sostanzialmente invisibile".

Qui l'intervista letteraria viene proposta nella sua espressione più alta e, per l’occasione, le redini della narrazione vengono consegnate proprio a chi fa le domande: il punto di vista è insolito, la voce è quella dell'intervistatrice. "A differenza di quello che si potrebbe pensare, le presentazioni di libri non somigliano a nessun’altra attività di stampo culturale, per quanto possano esserci affini; non ci somigliano per struttura né per intenti". Non sono lezioni, non è critica letteraria. In ogni caso, è sempre necessario conoscere l'alfabeto delle storie, tenere a mente alcuni elementi chiave, imprescindibili, ovvero le regole della scrittura creativa partendo dal desiderio, da cui ha origine il progetto di scrittura di un romanzo, la costruzione dei personaggi, passando per il conflitto, elemento essenziale che ci tiene agganciati a una storia, dall'inizio alla fine, la trama, "che nasce da una spinta, è innervata da una domanda e si estrinseca in una successione di eventi", la struttura, figlia della trama e "scheletro sulla base del quale gli eventi vengono disposti". E ancora, la voce, il punto di vista, il tempo e lo spazio, la tecnica e il talento e la capacità dell'abile scrittore di mostrare senza dire.
L'autrice condivide, poi, un’acuta considerazione relativa al rapporto tra autore e opera, una riflessione che dovrebbe valere per tutta l'arte, per la letteratura come per il cinema: "Autore e opera d'arte sono soggetti ben distinti. Non ci dobbiamo chiedere mai quale sia lo spessore umano di uno scrittore: non ci interessa, perché non è l'uomo l'oggetto della nostra attenzione, ma il suo talento". Prima di tutto lo è il libro, al centro della scena. Tuttavia, lo scrittore è creatura dal grande fascino, di cui vorremmo sempre sapere tutto e che tendiamo, talvolta, a mitizzare: "Gli scrittori, invece, sono persone normali, per citare Sally Rooney, nel senso che spesso hanno la vita che abbiamo tutti […] Quello che ho imparato intervistandone molti è però che hanno effettivamente delle caratteristiche speciali: sono enormemente affascinati dall’animo umano, di cui potrebbero discutere per ore […], vivono la scrittura come vocazione […], danno moltissimo peso alle parole. Il mondo esiste perché pronunciato, in una corrispondenza biunivoca tra esistenza e narrazione: ci credono profondamente. Altrimenti non farebbero questo mestiere”.
Potendo contare su uno sguardo lucido e attento, una buona dose di sensibilità e una rara capacità di elaborazione delle esperienze sul campo, in dialogo e ascolto costante, Berengo ha affinato la sua tecnica rendendo infallibili gli strumenti e i trucchi del mestiere, di cui non si dimostra gelosa e che, anzi, nel suo saggio compongono un'utile mappa degli essenziali, da tenere bene a mente per non cadere nelle trappole della parola. Se lo scrittore scrive per il lettore, così il presentatore deve tenere a mente di avere un pubblico davanti: "In una presentazione il pubblico è fondamentale tanto quanto (e forse di più) tutti gli altri attori: è per i lettori che si compiono le fatiche editoriali. E se siete sul palco per moderare, avete la fortuna di farvi mediatori tra i presenti e lo scrittore. Un pubblico silenzioso, idealmente al buio, che motiva chi è in scena". Tra l'intervista a Paolo Giordano e quella a Maria Grazia Calandrone, pagina dopo pagina, cercate bene, troverete preziosi consigli di lettura, da segnare subito, per fare scorta di ottimi libri.