La Commedia di Dante riscosse un immediato successo popolare, fin dai primi decenni successivi alla morte del poeta. Veniva recitata a memoria ed ebbe singolare fortuna tra artigiani e illetterati. Le ragioni di questa larga diffusione popolare erano svariate, e andavano cercate nell’uso del volgare al posto del latino, per esempio, ma anche nella materia di cui trattava il poema e nel destino del protagonista, perseguitato dai potenti e costretto all’esilio. Non ultimo, va considerato il ruolo svolto da scrittori di professione, come Giovanni Boccaccio, che leggevano e spiegavano in pubblico il poema, secondo modalità – quelle della lectura Dantis – che persistono ancora oggi e nel tempo hanno raccolto larghi consensi, grazie a interpreti dello spessore di Vittorio Gassman o Roberto Benigni, e grazie ai mezzi di comunicazione di massa, dalla televisione al cinema fino a internet, capaci di raggiungere un’ampia fetta di uditori. La Commedia, oggi, viene letta in classe e nelle aule universitarie, ma non solo dunque. La ritroviamo a teatro, nei fumetti, nei romanzi, nelle canzoni. A distanza di sette secoli Dante continua a parlarci.
Anna Maria Cotugno, docente di letteratura italiana all’università di Foggia, e Trifone Gargano, che insegna la stessa materia negli istituti secondari, nel volume Dante pop ripropongono alcune di queste espressioni creative, che in vario modo si ispirano al grande poeta. Ripercorrono cinque romanzi danteschi che si confrontano con la Commedia traendone idee narrative originali: da L’ultimo Catone di Matilde Asensi ad American Purgatorio di John Haskell, da Dante Game di Jane Langton a Operazione Inferno di Sarah Lovett fino a Il circolo Dante di Matthew Pearl. “Attraverso percorsi pensati e costruiti sulla base del testo dell’Inferno o del Purgatorio – scrivono gli autori –, e dunque con la guida di un Dante, ancora e sempre incredibilmente attuale, i protagonisti dei romanzi contenuti in questa selezione, ma anche quelli di molti altri romanzi danteschi, si rivelano impegnati in veri e propri viaggi nella coscienza. In modi diversi […] sono alla ricerca, più o meno consapevolmente, del senso ultimo del mondo e del proprio essere nel mondo”.
Nell’ambito del cosiddetto “dantismo creativo di terzo millennio”, si colloca anche Inferno. La Commedia del Potere del giornalista e politico Tommaso Cerno, appartenente al genere testuale della parodia. Tra i fumetti, va ricordato il lavoro di Marcello Toninelli, Dante. La Divina Commedia a fumetti, che racconta le tre cantiche dantesche utilizzando il taglio narrativo della striscia umoristica. Se ci si sposta in ambito musicale, numerosi sono i cantautori che menzionano versi del poema dantesco nelle loro canzoni o che si lasciano liberamente ispirare da esso. Tra gli altri, Cotugno e Gargano citano Jovanotti, De Gregori, Vecchioni, De André, Nannini, Grignani, Ligabue, Guccini, Vecchioni, Capossela, Caparezza. Un occhio di riguardo va anche ai più piccoli, come nel caso de La Divina Commedia, raccontata ai ragazzi da Paolo di Paolo e illustrata da Matteo Berton.
Guarda l'intervista completa a Emilio Torchio, docente all'università di Padova. Servizio di Monica Panetto, montaggio di Elisa Speronello
La Commedia esercita, dunque, un’imponente influenza sull’immaginario degli artisti che ad essa si sono rivolti non solo come fonte di citazioni dotte e di immagini evocative, ma come “vero e proprio paradigma nel quale specchiare i traumi e le aspirazioni dell’età contemporanea”. Il poema dantesco veicola valori che, pur a distanza di secoli, continuano a rimanere attuali e universali. Alla Commedia guardano scrittori, poeti, cantautori, attori, ma anche l’uomo comune trova passaggi in cui riconoscersi.
“Dante continua ad attirare un’enorme attenzione – sottolinea Emilio Torchio, docente di filologia e critica dantesca all’università di Padova –, il che è in certa misura sorprendente innanzitutto perché Dante è un poeta e i libri di poesia solitamente non rientrano nelle classifiche dei testi più venduti; in secondo luogo perché Dante è un poeta cristiano e la pratica religiosa, come la cultura religiosa, è in forte regresso non solo in Italia; in terzo luogo perché la Commedia trabocca di mitologia classica, di nozioni di astronomia, di astrologia, di storia antica, di politica medievale, di cronaca spicciola dei tempi di Dante, di fatti accaduti in Toscana, in Romagna, alla corte papale, di una serie di nozioni per orientarci in mezzo alle quali abbiamo bisogno dei commenti e questo già fin dal Trecento”. Secondo il docente l’attenzione che investe Dante e la Commedia rimane straordinaria anche perché i sentimenti che Dante descrive, come l’amore per Beatrice, come viene cantato nelle Prose, nella Vita Nova nelle Rime e ancor più nella Commedia, non sono sentimenti che oggi si vivono nelle stesse forme: si può supporre che il sentimento amoroso in sé sia lo stesso provato da Dante, cioè il desiderio, l’affetto, la tenerezza, l’intimità, la gelosia, ma le forme che assume sono molto differenti.
“Eppure – continua Torchio – ci sono tre o quattro episodi, qualche centinaio di terzine, che sfondano il tempo, e miracolosamente a distanza di così tanti secoli ci parlano ancora. Magari sono terzine che non capiamo tanto bene, magari le adattiamo a noi e al nostro sentire e tuttavia ne subiamo il fascino, ne rimaniamo ammaliati, rimaniamo incatenati da quelle parole e da quelle rime. Sono poi gli episodi più celebri che rimangono nella memoria di chi Dante lo ha letto a scuola: quello di Francesca e Paolo (canto V dell’Inferno, ndr) è il primo che viene in mente, con quel sentimento amoroso di trasgressione adulterina scritto con grande delicatezza, oppure l’episodio di Ulisse (canto XXVI dell’Inferno, ndr), il desiderio di conoscenza che ci rende umani. E in questa triade di episodi celebri collocherei anche quello del conte Ugolino (canto XXXIII dell’Inferno, ndr), che è lo strazio di un padre che vede morire i figli”. Ma il docente ne cita anche altri, come quello di Pier delle Vigne (canto XIII dell’Inferno), di San Francesco (canto XI del Paradiso), la preghiera alla Vergine (canto XXXIII del Paradiso). Leggere la Commedia è un’esperienza molto difficile, secondo Torchio, ma i commenti aiutano il lettore così come la possibilità di averne una fruizione parcellizzata, scegliendo solo gli episodi di interesse.
Guarda l'intervista completa a Pierpaolo Antonello, docente all'università di Cambridge. Servizio di Monica Panetto, montaggio di Barbara Paknazar
Eppure, nonostante quella di Dante non sia un’opera di agevole fruizione, il mondo artistico e culturale contemporaneo – come si è visto – se ne appropria in diversi modi e forme. “Questo è, credo, il frutto della straordinaria immaginazione dantesca. Uno dei motivi del fascino è la costruzione dell’oltremondo che Dante produce nella Commedia. È una costruzione di grande esattezza, precisione, incredibilmente articolata. Noi subiamo il fascino soprattutto delle pene infernali. L’enorme capacità che Dante ha di caratterizzarle, prima di essere un’enorme capacità linguistica, è una capacità di immaginazione che, evidentemente, è ciò che sollecita qualsiasi artista di qualsiasi tempo”.
Pierpaolo Antonello, docente di letteratura italiana contemporanea all'università di Cambridge, propone una prospettiva che muove fuori dai confini italiani. “Dante è un grande classico da leggersi, anche in traduzione, come uno dei pilastri della letteratura occidentale, alla stregua di Omero, di Virgilio, di Platone, ma anche come la Bibbia. Nel contesto angloamericano, per esempio, Dante è molto studiato. Senza Dante non si possono leggere Milton, Eliot, Pound, Beckett, ma anche senza Petrarca non si può leggere la poesia inglese del Seicento e non si può leggere Chaucer senza Boccaccio”. Naturalmente il poeta è importante anche al di fuori del contesto inglese, puntualizza il docente, basta pensare alla letteratura russa, a scrittori come Bulgakov o Mandel'štam. E rappresenta uno dei punti di riferimento della letteratura mondiale.
“Dante assume un’attualità particolarmente significativa nel Novecento, per le esperienze infernali, storiche che sono avvenute, come le guerre mondiali, l’olocausto, la bomba atomica e diventa una sorta di filtro attraverso cui si possono immaginare e raccontare queste esperienze estreme. Umberto Eco diceva che l’inferno dantesco è a noi comprensibile perché l’abbiamo attraversato storicamente, mentre non siamo più in grado di immaginare alcuna sorta di paradiso. Troviamo queste letture di Dante all’interno di un’esperienza come quella del campo, di Auschwitz, da parte di Primo Levi che vede Dante come una sorta di paradigma, di filtro, ma anche di salvezza. C’è un capitolo che intitola Il canto di Ulisse (nel volume Se questo è un uomo ndr), in cui il memoriale di Dante riesce in qualche modo a riportare una sorta di umanità a Levi. Peter Weiss, scrittore e drammaturgo tedesco nella sua conversazione su Dante ricorda l’inferno dell’olocausto dove però giacciono non i colpevoli, ma gli innocenti, in una sorta di inversione. Un altro grande autore italiano del Novecento come Pasolini userà Dante per raccontare l’inferno del capitalismo avanzato e la società dei consumi, in opere come la Divina Mimesis, Petrolio, il film Salò”.
La "Commedia" di Dante, manoscritto miniato del XIV secolo conservato nella Biblioteca medicea laurenziana. Fonte Wikimedia Commons
Nella contemporaneità il celebre poeta ha dato struttura immaginativa ai cosiddetti mondi intermedi come il limbo, il purgatorio, mondi di sospensione o di trasformazione che sono entrati nell’immaginario collettivo, secondo Antonello, non attraverso la Chiesa o la teologia, ma proprio attraverso Dante. “Se pensiamo a film come Inception di Nolan o la serie televisiva Lost, il limbo diventa una categoria che viene articolata anche attraverso Dante”.
Nel contesto italiano il poeta assume rilievo anche nella sua dimensione profetica, dato che Dante parla di un mondo ultraterreno attraverso la sua realtà storica, di cui intravede le trasformazioni. Secondo Antonello la dimensione politica dello scrittore è fondamentale, nella misura in cui parla della necessità di separare Stato e Chiesa e si pone contro ogni forma di fazionalismo, che porta scissioni, divisioni, violenza. Temi, questi, che ritornano periodicamente nella politica moderna.
Ma Dante è importante anche come pensatore critico e severissimo della società italiana, contro l’ignavia della vita politica che vede una ricerca ossessiva del vantaggio privato a spese del bene comune. È importante come poeta civile, morale. Antonello cita, in proposito, il machiavellismo di Guido da Montefeltro (canto XXVII dell’Inferno), il canto di Paolo e Francesca. Vizi come l’invidia, la superbia – di cui si parla nel poema – fanno vedere l’altro come un nemico, come un avversario, e chiudono l’individuo all’interno del risentimento, dello spirito di vendetta, dello spirito di rivalsa. “Questi sono tutti elementi che si trovano nel moderno, nel contemporaneo – sottolinea Antonello –, dove l’individuale ha un posto di privilegio rispetto al collettivo. Il viaggio di Dante verso il paradiso è un apprendistato sul modo in cui si possono costruire comunità, risonanze collettive, corrispondenze affettive con gli altri, contro le chiusure narcisistiche dell’io che dominano nell’inferno, dove gli individui non sono in grado di comunicare con gli altri. E il viaggio verso la dimensione paradisiaca è proprio una costruzione di comunità, una costruzione di corrispondenze con gli altri”. Per costruire il collettivo è indispensabile la corrispondenza affettiva con l’altro e Dante, secondo Antonello, coglie questa verità antropologica. “Sono aspetti fondamentali, questi, per la lettura contemporanea di Dante, che hanno una rilevanza politica, morale e civile. E proprio per questo si comprende la modernità di Dante e l’interesse che ancora continua a suscitare, in Italia come altrove”.