SCIENZA E RICERCA

Deciso il destino del radiotelescopio di Arecibo

Dopo il crollo avvenuto nel dicembre del 2020, non sarà ricostruito. Nonostante in molti nella comunità scientifica auspicassero una sorte diversa per il noto radiotelescopio dell’Osservatorio di Arecibo, la National Science Foundation degli Stati Uniti, che gestisce la struttura, ha deciso invece che il sito sarà destinato alla creazione di un centro per la formazione, la ricerca e la divulgazione nelle discipline Stem (science, technology, engineering and mathematics), l’Arecibo Center for Stem Education and Research

Il radiotelescopio di Arecibo

Inaugurato nel 1963, il radiotelescopio di Arecibo è stato il più grande al mondo fino al 2016, quando in Cina fu costruito Fast (Five hundred meter Aperture Spherical Telescope). Nei primi anni Sessanta, poco dopo la sua costruzione, ha permesso di misurare con certezza il periodo di rotazione di Mercurio. Nel 1974 ha reso possibile la scoperta della prima pulsar binaria, valsa il Nobel agli astrofisici Joseph Hooton Taylor Jr. e Russell Alan Hulse, e ha contribuito a individuare diversi fast radio burst (lampi radio veloci). Ha osservato asteroidi, pianeti, nebulose, ha aperto la strada all’identificazione degli esopianeti e ha partecipato a progetti di ricerca di vita intelligente extraterrestre. Celebre il messaggio radio inviato verso l’ammasso globulare Messier 13. 

Fu concepito come una struttura imponente: era composto da un’antenna riflettente del diametro di 305 metri, realizzata con circa 40.000 pannelli di alluminio montati su una rete di cavi d’acciaio in un ampio avvallamento naturale. A circa 150 metri di altezza sopra il disco, una piattaforma metallica triangolare di 900 tonnellate veniva mantenuta sospesa da 18 cavi ancorati a tre torri di cemento posizionate lungo la circonferenza dell’antenna. 

Negli oltre 50 anni di vita, il radiotelescopio ha sopportato uragani, tempeste tropicali e terremoti: danneggiato nel 2017 dall’uragano Maria, vide sospendere le proprie attività in via precauzionale dopo il terremoto di Porto Rico di inizio 2020. Ad agosto dello stesso anno, uno dei cavi d’acciaio di sostegno è fuoriuscito dalla sua sede,  provocando uno squarcio di oltre trenta metri sulla superficie riflettente sottostante e danneggiando alcuni dei pannelli. Ricercatori e ingegneri si erano già messi al lavoro per studiare un piano di riparazione, quando a distanza di soli tre mesi un altro cavo in avanzato stato d’usura ha ceduto. A dare il colpo di grazia, il primo dicembre 2020, il crollo della piattaforma triangolare sull’antenna sottostante. 

Il collasso del radiotelescopio nel dicembre del 2020

La decisione della National Science Foundation

In seguito al collasso, la National Science Foundation si è trovata di fronte a tre possibilità: ricostruire lo strumento così com’era; ricostruirlo aggiornato in qualche modo o non ricostruirlo affatto. Nei primi due casi il costo previsto sarebbe stato di diverse centinaia di milioni di dollari. Ricostruire un radiotelescopio di nuova generazione, il Next Generation Arecibo Telescope, sarebbe costato approssimativamente 454 milioni di dollari: a presentare il progetto con la stima dei costi nel 2021 furono i ricercatori dell’Osservatorio di Arecibo in collaborazione con altri scienziati che facevano uso dello strumento, nel documento The Future Of The Arecibo Observatory: The Next Generation Arecibo Telescope

L'agenzia ha infine deciso  di non ricostruire lo strumento e di investire invece il proprio budget in strutture che gli astronomi considerano più appetibili. Un portavoce della National Science Foundation ha dichiarato a Scientific American che gran parte delle capacità di radioastronomia che sono andate perse a causa del crollo del telescopio possono essere recuperate attraverso ulteriori investimenti nelle strutture esistenti e attraverso partnership internazionali. Sono state coinvolte inoltre la Nasa e altre agenzie federali partner con l’obiettivo di esplorare le necessità dei radar terrestri di prossima generazione. Allo stesso tempo, continua il portavoce, la National Science Foundation riconosce l'importanza scientifica, storica, culturale ed economica del sito dell'Osservatorio di Arecibo per Porto Rico e per la comunità scientifica mondiale e per questo si sta concentrando sull'enorme potenziale educativo Stem della struttura.

Meno potente non significa inutile: l’Universo è vasto da esplorare

La National Science Foundation gestisce l'Osservatorio dagli anni Settanta, in collaborazione con una serie di appaltatori. Dal 2006 ha cercato di ridurre gli investimenti ad Arecibo, per spostare i finanziamenti verso strutture astronomiche più recenti, tuttavia l’impegno dei molti che si sono mobilitati ha permesso di portare avanti le attività di ricerca. 

“Avrei voluto che il radiotelescopio fosse ricostruito – commenta Roberto Ragazzoni,  professore di astrofisica all’università di Padova e direttore dell’Osservatorio astronomico della stessa città –, ma capisco che si tratta di uno strumento imponente: sarebbe stato necessario ricostruirlo ex novo e il costo sarebbe stato molto elevato”. Il docente sottolinea tuttavia che, nonostante ormai esistano strumenti sempre più potenti, il radiotelescopio di Arecibo non sarebbe comunque rimasto inutilizzato, anche se fosse stato ripristinato così com’era. 

“In astronomia – continua Ragazzoni – avere tanti radiotelescopi, non necessariamente i più potenti, è comunque utile alla scienza, fermo restando che quelli più grandi ovviamente aprono orizzonti altrimenti non accessibili. L’Universo è talmente vasto da esplorare che risulta sempre vantaggioso possedere strumenti anche uguali ad altri già esistenti. Finanziare un centro educativo è la scelta politicamente più corretta, nel momento in cui si decide di non investire grandi quantità di denaro per costruire un nuovo radiotelescopio. Diversamente, per esempio, da quanto è accaduto anni fa con il Green Bank, crollato per un cedimento strutturale e ricostruito”. 

Dopo gli eventi accaduti due anni fa, e la sospensione delle attività del radiotelescopio di Arecibo, gli scienziati hanno continuato a condurre i loro studi nelle strutture più piccole dell’Osservatorio. Qui sono ancora presenti un’antenna di 12 metri per studi di meteorologia spaziale e altre strumentazioni che consentono di analizzare le temperature e gli areosol dell’atmosfera terrestre. Anche il centro visitatori non ha chiuso dopo quanto accaduto nel 2020. 

L’Arecibo Center for Stem Education and Research

Nonostante in molti, dunque, auspicassero una sorte diversa per il radiotelescopio di Arecibo, la National Science Foundation ha preso la sua decisione e invita a presentare proposte (entro il 28 febbraio 2023) per reimmaginare l'attuale sito dell'Osservatorio in funzione del futuro Arecibo Center for Stem Education and Research: il nuovo centro dovrà essere concepito come un living lab per la formazione, la ricerca e la divulgazione nelle discipline Stem, come uno spazio inclusivo e innovativo per individui di tutte le età e con i più svariati interessi. Mostre interattive fisse e itineranti, scrive l'agenzia, piattaforme cibernetiche di apprendimento, spazi o laboratori interattivi, esperienze sul campo per studenti e ricercatori, programmi rivolti alle scuole e alla comunità intera sono esempi di attività educative, di ricerca e divulgazione che potrebbero essere realizzate nella nuova struttura. Il centro amplierà pertanto i programmi e le opportunità già esistenti nell’attuale Osservatorio, concentrandosi su tutte le discipline scientifico-tecnologiche, sfruttando collaborazioni o partenariati già esistenti o avviandone di nuovi.  Il budget stabilito per il nuovo centro è compreso tra 1 e 3 milioni di dollari all’anno per cinque anni.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012