SOCIETÀ

Diritti LGBT+ e omofobia: c'è ancora molta strada da percorrere

Alla vigilia della giornata mondiale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia la Francia ha reso noti dei dati piuttosto allarmanti. Durante il 2019 il numero gli attacchi omofobi e gli insulti sono aumentati del 36% rispetto al 2018, che già era stato definito un anno nero. Un anniversario importante, lo scorso 17 maggio, che segna i 30 anni dalla cancellazione dell'omosessualità dalla lista delle malattie mentali da parte dell'OMS. Neanche da questa parte delle Alpi, nel nostro Paese, la situazione è rosea, infatti alcuni dati rivelano che circa il 74,5% delle persone LGBT+ è stata vittima di bullismo per quanto riguarda il proprio orientamento sessuale o per la sua identità di genere. Secondo Franco Grillini, direttore di Gaynews e presidente onorario di Arcigay, l’aumento degli episodi omotransfobici è la combinazione di due fattori: da una parte l’aumento della denuncia delle molestie ricevute dalle persone LGBT+, dall’altra è la reazione alla legge sul matrimonio egualitario e le conseguenti manifestazioni in piazza della destra clericale. Similmente in Italia, dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili di quattro anni fa, la reazione è stata molto forte. Una sorta di violenza “di rimando”, come la definisce lo stesso Grillini, è stata osservata ed è stato appurato l’aumento del numero dei casi, ma anche nel nostro Paese le persone non subiscono più in silenzio, reagiscono e denunciano l’accaduto.

Si tratta di un grande cambiamento, infatti in passato le persone vittime di attacchi omofobici non denunciavano l’accaduto perché temevano che la denuncia aggravasse la loro condizione. “Abbiamo registrato circa tre aggressioni al giorno”, riporta Franco Grillini che continua: “in genere avvengono per strada, quando due ragazze o due ragazzi si tengono per mano, partono gli insulti, con gli epiteti volgari e offensivi, le aggressioni, quando ci sono, sono spesso frutto di un atteggiamento da branco”. La volontà di denunciare gli aggressori è frutto dell’aumento della visibilità dell'omossessualità, a partire dagli omosessuali stessi che non si vergognano più e lo dicono molto prima in famiglia, agli amici e sul lavoro. L’età media del coming out si è molto abbassata e questo è “il frutto di tanti anni di battaglie politiche, di convincimenti culturali, sul fatto che l’essere visibili è meglio di non esserlo, perché essere visibili significa garantire la propria dignità, non dover passare la vita a nascondersi come facevano gli omosessuali nel secolo scorso”.

Questi successi sono stati possibili grazie a un grande lavoro degli attivisti e delle associazioni attive sul tema, mentre la tutela da parte dello Stato ancora non c’è. L’ordinamento italiano tace totalmente rispetto al contrasto alla violenza di natura omotransfobica, fisica o verbale. L’Italia aspetta una legge contro l’omotransfobia da 23 anni, e dopo cinque tentativi la proposta del deputato Alessandro Zan può avere una chance di approvazione, data l’ampia maggioranza parlamentare per votarla presente, almeno sulla carta. Inoltre, ricorda Grillini, “abbiamo avuto un 17 maggio (giornata mondiale contro l’omofobia, bifobia e transfobia) straordinario, perché si è pronunciato il Capo dello Stato in maniera molto netta, facendo riferimento agli articoli 2 e 3 della costituzione, e si è pronunciato il Presidente del Consiglio dicendo che la legge va fatta e bisogna cambiare il modo di pensare attraverso la formazione”. Si tratta di una questione molto sentita da Grillini, che sottolinea che la legge si può ottenere, ma è la mentalità che deve essere cambiata con una grande campagna culturale.

L’ordinamento italiano tace totalmente rispetto al contrasto alla violenza di natura omotransfobica, fisica o verbale

L’Italia è l’unico Paese della “vecchia Europa”, ovvero senza i paesi dell’est, che non ha una legge contro l’omofobia. Questo ha influenzato di molto il suo posizionamento nella classifica stilata dall’ILGA (International Lesbian and Gay Association) sulla tutela dei diritti delle persone LGBT+ in Europa. L’Italia, su 49 stati, si è posizionata al trentacinquesimo, dietro paesi come Ungheria, Serbia, Bosnia, Slovacchia. All’interno del rapporto Rainbow Europe, stilato dalla stessa associazione, è emerso che in almeno la metà dei paese europei i diritti delle persone LGBT+ sembrano essere in una sorta di stasi. La situazione potrebbe aggravarsi a causa delle restrizioni dovute al contenimento della pandemia da Covid-19: “In molte aree del mondo sono proprio i gruppi più svantaggiati, le minoranze, ad essere stati più colpiti”, Franco Grillini continua poi sottolineando che, proprio a causa di questa emergenza, non si svolgeranno i Pride. “Il Pride è un appuntamento centrale perché è una manifestazione che consente a tutte le persone lesbiche omosessuali e transessuali, e anche a tutte le persone eterosessuali che considerano la battaglia per i diritti civili LBGT fondamentale per la società, per la libertà di tutti, per la laicità dello stato, di riconoscersi.” 

Montaggio di Elisa Speronello

Sul futuro Grillini non ha dubbi: oltre a sperare di poter realizzare almeno le manifestazioni LGBT+ con il distanziamento sociale, si augura che il 2020 porti con sé l’approvazione della legge contro l’omotransfobia, perché porterebbe un ulteriore successo alla “vecchia generazione LGBT” alla quale lui stesso sente di appartenere, perché avrebbe raggiunto tutti i risultati che si era prefissata di raggiungere.

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