SOCIETÀ

Dossier statistico immigrazione: sono le donne straniere a pagare il conto più salato della pandemia

Il 2020 è stato un anno di frontiere chiuse, di mobilità ridotta dalla pandemia e di difficoltà negli spostamenti. Nonostante questo però i migranti nel mondo sono cresciuti di 9 milioni rispetto all’anno precedente. Nel 2020 infatti il 3,6% dell’intera popolazione planetaria era migrante. Un dato che visto su un livello macro fa capire come il Mondo sia sempre più interconnesso e che gli spostamenti non si arrestano nemmeno durante l’anomalia della pandemia.

Nel 2020 il 3,6% dell’intera popolazione planetaria era migrante

Una tendenza, quella dell’aumento delle migrazioni, che si osserva da almeno 20 anni, periodo durante il quale è aumentata mediamente del 2,4% per anno. In particolar modo poi, sono le migrazioni forzate ad essere di fatto quasi quadruplicate: dal 2000 ad oggi sono passate da 22,9 a 82,4 milioni di persone. Tutti dati che emergono dal Dossier statistico immigrazioni 2021, prodotto dal Centro Studi e ricerche Idos, che accende l’attenzione su una categoria di migrazioni che probabilmente aumenterà nei prossimi anni.

Stiamo parlando dei migranti ambientali, cioè coloro che fuggono da territori resi inospitali dal cambiamento climatico. In periodi di Cop26 questo è un tema che deve far riflettere ed i cui costi, sociali in primis, dovranno essere presi in considerazione quando si parla di clima e politica. Nel corso del 2020 infatti, gli sfollati per cause dovute alla crisi climatica sono stati 30,7 milioni, cioè un numero che Idos riporta essere “oltre 3 volte superiore a quello degli sfollati per guerre e violenze (9,8 milioni)”.

La mobilità maggiore a livello globale arriva però ancora dai migranti economici che nel 2019 erano stati quantificati in 169 milioni. La maggior parte emigra dall’Asia e la zona di maggior immigrazione invece rimane sempre l’Europa.

Europa che vede la Germania, con 10,4 milioni di persone, cioè circa il 12,4% della sua popolazione, essere lo Stato con più stranieri residenti al suo interno. Al secondo posto c’è la Spagna con oltre 5,2 milioni, seguita dalla Francia con 5,1 milioni. L’Italia infine è al quarto posto con poco più di 5 milioni di residenti stranieri. Il totale di questi quattro paesi rappresenta il 70% delle presenze straniere nell’Unione.

Proprio sull’Italia il Dossier statistico immigrazione 2021 fa un approfondito focus. Il nostro Paese nel 2020 ha avuto, per il secondo anno consecutivo, il numero di nascite più basso dall’Unità d’Italia. In tutto i nuovi nati sono stati 404.000, cioè 16mila in meno rispetto al 2019, che era già stato un anno record in negativo. 

A questo purtroppo bisogna aggiungere il numero dei decessi in la situazione sanitaria ha influito non poco. In tutto sono stati 746.000, cioè 111.700 in più rispetto al 2019.

Il Rapporto Idos quindi calcola che, considerando anche il fatto che il saldo migratorio con l’estero è stato negativo di circa 42.000 unità, l’Italia in un solo anno ha avuto un saldo negativo di 384 mila persone. Un dato che si aggiunge a quello del 2019 quando la popolazione residente in Italia era calata di 189 mila unità rispetto ad inizio anno. Il persistente declino ha portato ad avere quasi 600 mila residenti in meno in poco più di cinque anni.

In questo quadro demografico, come si legge nel rapporto, “anche il numero dei residenti stranieri (5.013.200 a fine anno, l’8,5%dell’intera popolazione residente) registra il calo annuo più consistente degli ultimi 20 anni (-26.400 e -0,5% rispetto al 2019)”. Le cause, anche in questo caso, sembrano da attribuirsi alla diminuzione dei nuovi nati, che sono stati 59.400, cioè il 5,6% in meno rispetto al 2019), e l’incremento dei morti, con un +25,5% rispetto al 2019.

Il calo della popolazione straniera in Italia poi è dovuto principalmente ad un altro fattore. Il numero di ingressi stranieri nel nostro Paese nel 2020 è stato del 33% in meno rispetto all’anno precedente. Inoltre il calo è particolarmente marcato tra i soggiornanti non comunitari. Prendendo in considerazione coloro i quali hanno un permesso di “breve termine”, vediamo che  gli stranieri che  sono in Italia per motivi di lavoro sono calati di 73.900 unità nel 2020, cioè il 18,6% in meno rispetto al 2019, quelli per motivo familiari del 4,6% e quelli per motivi di studio del 37,4% rispetto all’anno precedente. Un calo questo, che il Dossier dice sia “riconducibile in parte alla diminuzione dei nuovi ingressi dall’estero e, in parte, a un loro scivolamento nell’irregolarità”. 

Secondo il rapporto quindi, il primo“Decreto Salvini”, cioè il ddl 840/2018, quello che di fatto ha cambiato l’accoglienza dei migranti in Italia, abolendo il permesso per motivi umanitari, sostituito con permessi“speciali” , “abbinato alle criticità sociali, economico-occupazionali e amministrative indotte dal Covid, ha concorso a rendere drasticamente più labile il già precario status giuridico dei non comunitari”.

Anche i richiedenti asilo sono diminuiti del 25,7%, cioè 56.500 persone in meno rispetto all’anno precedente. Considerando invece che gli sbarchi lungo la rotta del Mediterraneo sono passati dagli 11.471 del 2019 ai 34.154 del 2020, tra cui 4.687 minori non accompagnati, si può supporre che “ il notevole calo dei titolari di un permesso per protezione o richiesta di asilo sia dovuto, oltre che alle maggiori difficoltà di presentare domanda d’asilo presso le Questure per la ridotta attività degli uffici durante l’emergenza Covid, anche all’aumentata quota di quanti, tra quelli già presenti in Italia, sono divenuti irregolari”.

Ancora più evidente poi è il calo di richiedenti asilo o rifugiati presenti all’interno dei centri di accoglienza. A fine 2017 erano 183.800, mentre a fine 2020 erano diventati 79.900. Oltre a questo svuotamento anche le domande di protezione sono state minori rispetto ad anni fa. In tutto infatti nel 2020 sono state presentate 26.963 richieste, cioè il 38,4% in meno rispetto al 2019.

Fino ad ora abbiamo parlato di stranieri residenti, di rifugiati o di persone che hanno fatto richiesta di protezione nel nostro paese. Ci sono però da considerare anche quelli che sono in Italia irregolarmente, ed anche qui la tendenza che si registra è la medesima rispetto a ciò che abbiamo analizzato. Nell’anno della pandemia infatti è diminuito anche il numero sia di immigrati irregolari rintracciati sul territorio (22.785: -15,3% rispetto al 2019) sia di allontanamenti effettuati.

 

Un altro calo evidente infine, lo si è riscontrato per quanto riguarda il lavoro. Il numero di occupati stranieri infatti, è sceso nel 2020 del 6,4% rispetto al 2019, passando da 2.505.000 a 2.346.000. Questo nonostante fosse in crescita costante dal 2004. La pandemia sappiamo non aver colpito tutti allo stesso modo, e ne è riprova anche l’analisi di come è cambiato il mercato del lavoro tra gli stranieri in Italia. Ad essere state colpite maggiormente sono state le donne. Le donne straniere che hanno mantenuto il lavoro infatti sono diminuite quasi 3 volte in più rispetto agli uomini e oltre 6 volte in più rispetto alle donne italiane.

Trarre una conclusione dal Dossier statistico immigrazione significa fare una dura analisi di ciò che succede nel nostro Paese. Che sia stato un anno durissimo dal punto di vista sanitario e conseguentemente economico è fuori di dubbio, ciò che però è necessario guardare con attenzione è la situazione di chi è più svantaggiato. Nel PNRR i migranti non vengono mai presi in considerazione, il che non significa che non siano predisposti fondi per la grave marginalità (in particolare nelle missioni 5 e 6). Questo però è un voler vedere il bicchiere mezzo pieno, in quanto sarebbe ben auspicabile che chi entra in Italia non si avvicini nemmeno alla grave marginalità. Per far ciò servono politiche che valorizzino a pieno tutte le potenzialità dell’immigrazione anche dal punto di vista lavorativo e non solo assistenziale.

 

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012