SCIENZA E RICERCA

Elamita lineare: decifrato il sistema di scrittura usato in Iran 4000 anni fa

L’Elamita Lineare è un sistema di scrittura che veniva usato a cavallo tra il terzo e il secondo millennio a. C., più di 4.000 anni fa. Per la prima volta fu scoperto nel 1901 in un famoso sito archeologico iraniano, a Susa, nell’Iran sud-occidentale. Per più di un secolo è rimasto indecifrato.

Francois Desset, archeologo francese del Laboratoire Archéorient di Lione e affiliato all’università di Teheran, per più di 10 anni ha studiato alcune iscrizioni in Elamita Lineare e nel 2018 ha proposto un’interpretazione che ha permesso di leggere alcuni nomi propri: “Questa è stata la chiave che ha permesso a me a ad altri miei colleghi di entrare nel sistema di scrittura”. Ora un ulteriore lavoro di Desset, in collaborazione con tre colleghi, propone la completa decifrazione delle iscrizioni. Il nuovo lavoro sarà pubblicato l’anno prossimo su una rivista specialistica tedesca (Zeitschrift für assyriologie und vorderasiatische archaeologie), ma nel frattempo Francois Desset ha fornito qualche anticipazione in un seminario online lunedì 23 novembre, disponibile a questo link. Desset collabora da tempo con Massimo Vidale, professore del dipartimento dei beni culturali dell’università di Padova, dove proprio in questi giorni l’archeologo francese sta trascorrendo un periodo di visiting. A Il Bo Live ha rilasciato un'intervista in cui ha discusso delle conseguenze del suo lavoro di decifrazione.

Francois Desset, archeologo del Laboratoire Archeorient e dell'università di Teheran. Montaggio di Barbara Paknazar

“In Iran convivevano diversi sistemi di scrittura che ancora oggi non siamo in grado di decifrare” spiega Desset. “Uno di questi è l’Elamita Lineare. Ad oggi ne conosciamo 40 iscrizioni, non molte. Le abbiamo classificate in 8 gruppi diversi, ciascuno associato a periodi diversi che vanno dal 2300 al 1900 a. C.. Alcune sono state scritte da re di diverse dinastie, altre invece non appartengono ad alcuna dinastia”.

Riferendosi alle scritte che è riuscito a interpretare Desset dice che non si tratta certo di poesia o letteratura. “Per quanto riguarda le iscrizioni reali spesso sono abbastanza ripetitive, riportano: ‘io sono nome proprio, re di nome del regno, figlio di nome del padre’. E spesso sono dedicate a divinità: ‘ho depositato questo artefatto per nome di divinità’. Diciamo che l’operazione di decifrazione è stata più interessante del significato di quelle scritte”.

Alcune delle iscrizioni studiate si trovano su dei vasi di argento, chiamati gunagi, appartenenti alla collezione Mahboubian di Londra. “Quando si ritrovano manufatti in metalli preziosi, nella stragrande maggioranza dei casi provengono da tombe, per questo ho suggerito che forse venivano usati nelle cerimonie funerarie”.

Da quello che sappiamo delle culture che abitavano l’Iran a quel tempo, il linguaggio parlato era l’Elamita. Le forme scritte di questa lingua fino ad ora conosciute si limitavano a iscrizioni cuneiformi, dunque tavolette incise. “Ora il linguaggio Elamita può essere studiato sia tramite le sue forme scritte cuneiformi sia, grazie alla decifrazione, nelle sue forme scritte in Elamita Lineare”, una scrittura che si legge da destra a sinistra e dall’alto verso il basso.

Da un punto di vista linguistico l’Elamita è un isolato, nel senso che non sembra essere imparentato con altre lingue come quelle del ceppo indoeuropeo o quelle semitiche. “È una lingua isolata, come il Basco di oggi. Anche per questo abbiamo ancora dei problemi a comprenderla del tutto. E naturalmente è una lingua estinta, da almeno 2000 anni”.

C’è poi un’altra ragione per cui la decifrazione dell’Elamita Lineare è importante. “Fino a poco tempo fa sull’Iran avevamo solo le informazioni che ci venivano dalla vicina Mesopotamia, ovvero l’attuale Iraq. Naturalmente quando si parla dei vicini non si è mai oggettivi, si dice che sono cattivi, non civilizzati e cose del genere. Ora per la prima volta non abbiamo più solo un punto di vista esterno, ma un punto di vista interno all’Iran dell’epoca. E questo cambia completamente le cose. Da un punto di vista storico è una gran bella rivoluzione”.

Studiare il Medio Oriente, ovvero l’area compresa tra Turchia e India, è particolarmente importante secondo Desset perché è qui che sono apparse per la prima volta, a partire da 12.000 anni fa, l’agricoltura, l’allevamento, la metallurgia, la scrittura, le prime città. “Tutti i tratti che definiscono la civiltà provengono dal Medio Oriente. Il consenso attuale dice che i primi esempi di scrittura provengono dalla Mesopotamia (quindi Iraq) e risalgono al 3300 a. C. Ma una delle conseguenze della decifrazione dell’Elamita Lineare è che abbiamo scoperto che nello stesso periodo fu creato un sistema di scrittura parallelo in Iran”.

Nota inoltre Desset che sebbene l’evoluzione delle due scritture sia stata indipendente, sembra abbiano seguito un percorso analogo. “È possibile, ma è solo una mia ipotesi, che gli uni conoscessero qualcosa del sistema di scrittura degli altri”.

Se dunque fino ad ora si pensava che prima fosse venuta la scrittura mesopotamica e poi quella iraniana, Francois Desset sostiene che i due sistemi fossero contemporanei: “le due scritture non sono madre e figlia, sono sorelle. Questo cambia completamente la prospettiva sul fenomeno della scrittura nel Medio Oriente e sulla sua comprensione”.

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