SOCIETÀ

Le emissioni del 2023 e la transizione energetica nel mondo

Ogni anno l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) monitora le emissioni prodotte dal settore energetico, responsabile di circa i tre quarti dei gas serra che ogni anno vengono rilasciati dalle società umane in atmosfera. Nel 2023 si sono assestate a 37,4 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2 equivalente, un aumento di 1,1%, 410 milioni di tonnellate (Mt), rispetto all’anno precedente.

La crescita è inferiore rispetto a quella registrata nel 2022 (+1,3% rispetto al 2021), ma il dato complessivo ci dice che non stiamo facendo abbastanza per contrastare il riscaldamento globale: entro fine decennio le emissioni dovrebbero ridursi di oltre il 40% per mantenere le temperature globali al di sotto di 1,5°C (rispetto all’era preindustriale), di circa il 25% per restare al di sotto dei 2°C. Il 2023 ha già registrato una temperatura di +1,48°C ed è stato l’anno più caldo della storia umana.

Tuttavia, disaggregando il dato delle emissioni complessive si ottengono informazioni interessanti su come la transizione energetica sta procedendo in diverse parti del mondo ed emerge anche qualche notizia positiva.

Buona parte dell’aumento delle emissioni del 2023 secondo la IEA è dovuto principalmente a due fattori: il primo è il crollo della produzione di energia da fonte idroelettrica, causato alla siccità che ha colpito il globo, ma risparmiato l’Europa che invece ha avuto una produzione idroelettrica robusta. Il secondo, conseguenza del primo, è un maggiore ricorso, in Cina e in India, al carbone, da solo responsabile dei due terzi (270 Mt) dell’aumento delle emissioni dell’anno scorso.

La IEA evidenzia però che senza l’apporto di quelle che considera le cinque principali tecnologie della transizione energetica, ovvero solare fotovoltaico, eolico, nucleare, pompe di calore e auto elettriche, l’aumento delle emissioni sarebbe stato tre volte più elevato negli ultimi quattro anni.

La Cina, che oggi produce da sola circa un terzo delle emissioni globali del settore energetico (12,6 Gt, in aumento di ben 565 Mt rispetto all’anno precedente), è anche il Paese che ha contribuito maggiormente all’aumento di energia solare, eolica e veicoli elettrici a livello globale: il 60% della crescita del 2023 è avvenuta grazie alle politiche di Pechino.

L’economia cinese è cresciuta di oltre il 5% nel 2023, ma con essa sono cresciute le emissioni climalteranti. Nei Paesi già industrializzati, definiti dalla IEA economie avanzate (occidentali, Corea e Giappone), il disaccoppiamento tra Pil ed emissioni invece è già strutturale almeno dal 2007. L’anno scorso il primo è cresciuto dell’1,7% mentre le seconde sono calate del 4,5% e oggi sono di poco superiori alle 10 Gt di CO2, un valore paragonabile a quello degli anni ‘70.

Merito del calo delle emissioni è della decarbonizzazione in corso: rinnovabili e nucleare oggi superano il 50% della produzione dell’energia elettrica in questo gruppo di Paesi, il carbone è sceso al minimo storico del 17%. In Europa addirittura l’eolico da solo ha superato l’energia elettrica prodotta dal gas. Complessivamente nel Vecchio Continente le emissioni sono calate del 9% nel 2023, anche se la crescita economica è stata solo dello 0,7%.

In India invece nel 2023 la crescita delle emissioni (+190 Mt sull'anno precedente) è stata addirittura maggiore della crescita del Pil: 7% le prime, 6,7% il secondo. Ha ora sorpassato l’Europa come terzo Paese più emissivo al mondo (dietro Cina e Stati Uniti), anche se le emissioni procapite di un indiano rimangono molto basse, attorno alle 2 tonnellate di CO2 annue: meno della metà della media mondiale che è di circa 4,5 t. Quelle di un cinese invece continuano a crescere e nel 2023 hanno superato quelle di un giapponese, fermandosi poco prima delle 10 t.

Tenendo insieme i pezzi di questo complesso mosaico, si capisce che la transizione energetica si trova in stadi di avanzamento diversi in diverse parti del mondo. Come è giusto che sia.

Per circa due secoli i combustibili fossili sono stati consumati prevalentemente dai Paesi occidentali: la ricchezza che ne è derivata è rimasta entro i loro confini, mentre i costi del riscaldamento globale vengono pagati anche e soprattutto da coloro che non hanno goduto di quei benefici. I Paesi in via di sviluppo oggi rivendicano lo stesso diritto a sfruttare quel motore di benessere.

Fino a poco tempo fa lo facevano senza un orizzonte di decarbonizzazione, mentre da qualche anno la Cina si è data l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2060, l’India entro il 2070: una vittoria silenziosa delle Cop sul clima.

Il dato positivo più importante che emerge dal rapporto della IEA è che sebbene le emissioni globali nel 2023 siano cresciute, lo hanno fatto a un tasso che è il più basso dai tempi della Grande Depressione di un secolo fa. Nel decennio 2013 – 2023 il Pil globale è cresciuto del 3%, mentre le emissioni sono salite in media dello 0,5% all’anno. Negli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso sono calate per via di una crisi finanziaria, oggi il fattore che le frena è virtuoso, ovvero una transizione incentrata su fonti energetiche più sostenibili.

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