Quando solo poche settimane fa abbiamo cercato d'analizzare la situazione delle carceri italiane, ne è uscita una fotografia che mostra una situazione in cui gli istituti sono sovraffollati e in alcuni casi anche fatiscenti. Sono 60.637 le persone detenute per 51.347 posti, che significa che le carceri italiane sono piene quasi al 120%. Ora il settimo rapporto dell’associazione Antigone sulla giustizia minorile mette in luce come siano quasi 500 i minori e i giovani adulti detenuti nei 17 Istituti penali per i minorenni presenti nel nostro Paese.
Il rapporto si intitola “Prospettive minori” e parte dall’analisi di come il decreto Caivano abbia introdotto una serie di misure che hanno avuto un impatto non indifferente sulla giustizia minorile . Il “Caivano” è il decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, cioè quello recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale. Secondo l’associazione Antigone gli effetti di tale decreto sulle carceri minorili sono stati “distruttivi”, sia in termini di aumento delle carcerazioni sia nella qualità dei percorsi di recupero.
Nel Decreto è stato introdotto quello che viene definito il daspo urbano, cioè una misura che vieta l’accesso dei minori di almeno quattordici anni ad alcune aree della città. Altre importanti modifiche hanno riguardato le pene di durata non superiore ai cinque anni, durante le cui indagini il Pubblico Ministero potrà optare per un percorso rieducativo o la messa in prova da uno a sei mesi.
Sono state aumentate poi le pene se il minore viene trovato con delle armi non giustificate (da tre a quattro anni), mentre anche per quanto riguarda il traffico e la detenzione di sostanze stupefacenti le pene sono comprese da un minimo di un anno ad un massimo di cinque.
Cambiamenti che sembrano aver già determinato un’impennata di accessi negli istituti di pena per minori. “L’aumento delle pene e la possibilità di disporre la custodia cautelare in particolare per i fatti di lieve entità legati alle sostanze stupefacenti - dice l’associazione Antigone - continuerà a determinare un grande afflusso di giovani in carcere anche in fase cautelare”.
Arriviamo però ai numeri. Come abbiamo detto precedentemente gli istituti penali per minorenni sono 17 in tutta Italia. Al 29 febbraio 2024 i ragazzi detenuti in questi istituti erano in tutto 523, cioè il 5% in più rispetto ai dati presi in considerazione dall’Associazione Antigone nel suo report “Prospettive Minori”. Le donne detenute sono 18, cioè il 3,4% del totale.
Tornando ai dati dell’associazione Antigone, quindi riferiti al 15 gennaio 2024, gli stranieri presenti nei carceri minorili erano 254, cioè il 51,2% dei presenti di allora. L’istituto di pena per minorenni con più presenze invece era il Beccaria di Milano, con 69 ragazzi, mentre quelli con meno erano Quartucciu in Sardegna, con 8 ragazzi presenti, e Pontremoli in Toscana, unico IPM interamente femminile d’Italia, con 8 ragazze. Le altre 5 ragazze presenti erano distribuite tra Napoli e Roma.
È importante ricordare però che negli istituti di pena per minorenni in realtà non ci sono solo under 18, ma anche persone tra i 18 ed i 25 anni. Questi possono essere ragazzi e ragazze che hanno commesso il reato quando erano minorenni e poi hanno raggiunto la maggiore età.
Negli IPM però la fascia più presente è quella tra i 16 e 17 anni. “In totale - riporta l’associazione Antigone - i minorenni sono il 57,7%, dei presenti, soprattutto tra le ragazze (61,5%) e tra gli stranieri (64,2%). Quando parliamo di minorenni detenuti quindi, bisogna considerare che il reato stesso è stato commesso in un periodo precedente che, a volte, è anche di qualche anno.
Oltre a ciò è doveroso anche ricordare che solo il 31,5% dei ragazzi e ragazze è detenuto in un istituto di pena per minorenni dopo una condanna definitiva passata in giudicato. “A metà gennaio i definitivi erano 156, un anno prima 142, numeri analoghi dunque, mentre le persone in misura cautelare sono passate da 243 a 340”. Il rapporto chiude con un dato interessante, che non ci offre risposte definitive in merito ma che mette sul piatto una visione utile da ricordare quando ci sarà la possibilità d’avere una serie storica post decreto Caivano. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta dunque quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare.
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