Di solito una delle ambizioni principali di un genitore è che la propria prole non solo abbia successo, ma sia anche in grado di comportarsi in società. Se Mary Anne MacLeod, la madre del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, fosse ancora viva, probabilmente si starebbe mangiando le mani: nella sua impresa, è riuscita solo a metà.
Suo figlio è uno degli uomini più potenti del mondo, eppure non riesce a presentarsi agli eventi senza fare qualche gaffe, o senza essere ridicolizzato dagli avversari politici. Del resto è naturale, quando qualcuno sembra impegnarsi a tutti i costi per abbassare le aspettative: i suoi nemici si avventano sulle gaffe come api sul miele, le infarciscono e le servono alla stampa su un piatto d'argento. Se poi si considerano anche i social, il disastro diventa definitivo e ci si chiede se Trump faccia tutto da solo o se abbia semplicemente selezionato male gli addetti alla comunicazione.
L'ultima gaffe è di pochi giorni fa, su Twitter: "Per tutti i soldi che spendiamo, la Nasa NON dovrebbe parlare di andare sulla Luna, lo abbiamo fatto 50 anni fa. Dovrebbero concentrarsi su cose più grandi, incluso Marte (di cui la Luna è parte), Difesa e Scienza".
For all of the money we are spending, NASA should NOT be talking about going to the Moon - We did that 50 years ago. They should be focused on the much bigger things we are doing, including Mars (of which the Moon is a part), Defense and Science!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 7 giugno 2019
Probabilmente Trump si riferiva alle nuove prospettive dei viaggi spaziali, di cui ormai la Luna costituisce solo una parte, ma con questa formulazione potrebbe sembrare che i marziani abbiano già colonizzato la Luna, e che noi terrestri ci dobbiamo dare una mossa, prima di diventare anche noi un protettorato del pianeta rosso. Anzi, conoscendo le tendenze leggermente guerrafondaie di Trump, si potrebbe addirittura pensare che la dichiarazione di guerra sia imminente: insomma, cosa te ne fai del Messico se puoi avere Marte e la Luna al prezzo di uno? Del resto si avvicina l'Indipendence Day, che nel film ha portato bene all'America.
Pochi giorni prima, comunque, il presidente aveva già dato il meglio di sé niente di meno che con la Regina Elisabetta, una che, è risaputo, all'etichetta e al protocollo non ci tiene per niente. Non gli era bastato criticare Meghan Markle, il cui piglio femminista andava a cozzare con gli ideali conservatori che serpeggiano oltreoceano, ma appena arrivato a Londra invece che sfiorare la mano a Elisabetta come impone il protocollo, più che altro gliel'ha afferrata. Certo, qui può trattarsi semplicemente di un qui pro quo fisico, come quando nel dare i classici due baci sulla guancia a una donne ti ritrovi un marito sul piede di guerra perché ti sei appropinquato con troppa decisione alla muliebre bocca, magari del tutto innocentemente. Ma, si sa, una gaffe tira l'altra, e nell'incontro successivo Trump ha anche dato una rispettosa pacca sulla spalla a sua maestà in persona. Se vogliamo essere onesti, questa non è una violazione del protocollo: insomma, non c'è scritto da nessuna parte che la schiena della regina è intoccabile. Certo è che ciò che non è vietato non è sempre auspicabile, e molti hanno comprensibilmente storto il naso, visto che di solito ci si limita a un educato cenno del capo.
Se andassimo a ritroso nel tempo a cercare ogni uscita infelice di Trump, potremmo cominciare a preoccuparci anche dei movimenti tellurici dovuti a Mary Anne MacLeod che si rivolta nella tomba da qualche anno, più o meno ogni volta che il suo presidenziale figlio fa il login su Twitter. Per fortuna, però, dal cielo la signora MacLeod è riuscita a inviare a Trump un angelo custode, con le fattezze di Melania, che quando accompagna il marito nei suoi viaggi di lavoro è ormai diventata il nume tutelare dei protocolli internazionali. Come diceva una nota pubblicità, "non basta, ma aiuta".