CULTURA

La "grande onda" dell'arte, dal Giappone all'Europa

Vincent Van Gogh amava il Giappone, senza averlo visitato mai. Di questa passione restano le tracce nelle lettere e l'ispirazione nell'arte. La cultura orientale, trasformata in un sogno, influenzò profondamente la produzione e l'evoluzione dell'artista che, nel 1888, lasciava Parigi, per spostarsi nel sud della Francia, alla ricerca di pace e natura. Proprio nei paesaggi della Provenza, Van Gogh riesce a ritrovare la sua visione idealizzata del Giappone.

Van Gogh non è il solo artista a restare affascinato dall'arte giapponese. A partire dal 1853, dopo due secoli di isolamento, infatti, il Giappone torna ad avere rapporti diplomatici e commerciali con il resto del mondo. Gli artisti europei, soprattutto francesi ma non solo, ne rimangono sedotti. Si tratta della scoperta di un amore, tra Oriente e Occidente, che ora viene raccontato attraverso una serie di mostre di prossima inaugurazione, progetti espositivi che raccontano la relazione tra Giappone e Europa, il dialogo tra i rispettivi artisti e la nascita del Japonisme, di cui parlò per la prima volta il critico francese Philippe Burty nel 1872-73 per definire l'influenza dello stile giapponese sui movimenti europei.

Qui sono in Giappone Vincent Van Gogh alla sorella Willemien, Arles, settembre 1888

Dal 28 settembre al 26 gennaio, Palazzo Roverella a Rovigo accoglie Giapponismo. Venti d'Oriente nell'arte europea (1860-1915), curata da Francesco Parisi, e si concentra sulla scoperta in Europa - partendo dalla Francia ma spostandosi poi in Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Italia - delle arti decorative giapponesi tra Ottocento e Novecento, con l'arte delle prime xilografie, giunte grazie al commercio di vasi e ceramiche, che viaggiavano avvolti dai fogli di Hokusai, Utamaro o Hiroshige, e la moda giapponista, esplosa attorno al 1860 e amata dalla borghesia internazionale e da artisti, letterati, musicisti. Accanto alle opere di Gauguin, Toulouse Lautrec, Van Gogh, Klimt, Kolo Moser, James Ensor, Alphonse Mucha l'esposizione di Rovigo offre, dunque, una mappa dell'arte europea influenzata dai "venti d'Oriente", con gli inglesi Albert Moore, Sir John Lavery e Christopher Dresser, gli italiani Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, Plinio Nomellini, Giacomo Balla, Antonio Mancini, Antonio Fontanesi e Francesco Paolo Michetti, i francesi Pierre Bonnard, Paul Ranson, Maurice Denis ed Emile Gallé, i belgi Fernand Khnopff e Henry Van De Velde. L'esposizione a Palazzo Roverella è affiancata dalla proposta di Palazzo Roncale, sempre a Rovigo, dedicata al Giappone di oggi, all'influenza della sua estetica sulla cultura visiva europea del Ventunesimo secolo: Radiant. Venti d'Oriente nel manga europeo inaugura il 16 ottobre.

Ancora Giappone, questa volta a Pavia. Dal 12 ottobre al 9 febbraio, alle Scuderie del Castello Visconteo, oltre 150 opere, provenienti dalla collezione d'arte asiatica della Johannesburg Art Gallery, attuano un confronto tra Oriente e Occidente, attraversando l'Ottocento.

Le stampe di Katsushika Hokusai (1760‐1849), di cui si potrà ammirare la Grande onda di Kanagawa, Utagawa Hiroshige (1797‐1858) e Kitagawa Utamaro (1753‐1806) incontrano le opere di Edouard Manet, Henri Toulouse Lautrec, Pierre Bonnard, Paul Gauguin, Camille Pissarro. Hokusai, Hiroshige, Utamaro. Capolavori dell’arte giapponese, curata da Tara Weber, registrar della Johannesburg Art Gallery, Laura Aldovini, conservatore dei Musei Civici di Pavia, e Paolo Linetti, direttore del Museo d’arte orientale collezione Mazzocchi di Coccaglio, presenta anche una trentina di stampe dai Musei civici di Pavia eseguite da quattro allievi di Utagawa Toyokuni, maestro della tecnica ukiyo-e, letteralmente immagini del mondo fluttuante, con opere realizzate nelle città di Edo, che tanto influenzarono e ispirarono gli artisti francesi. Una sezione specifica è dedicata alla bellezza femminile, un altro nucleo offre invece un approfondimento sul teatro Kabuki.

Anche al Mudec - Museo delle culture di Milano il progetto autunnale dedicato all'Oriente racconta la relazione tra Asia e Europa, concentrandosi sulla relazione tra Giappone, Francia e Italia attraverso le mostre (al via il primo ottobre) Impressioni d’Oriente. Arte e Collezionismo tra Europa e Giappone, che a sua volta indaga le dinamiche degli scambi artistici tra il XIX e il XX secolo, e Quando il Giappone scoprì l'Italia.Storie di incontri (1585-1890), ideata e progettata dallo staff scientifico del Mudec, che si concentra invece sulle prime occasioni di contatto e la mutua conoscenza tra i due Paesi.

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