UNIVERSITÀ E SCUOLA

Libertà e futuro: Padova inaugura il suo 800° anno accademico

Decine tra docenti e rettori, avvolti nelle toghe, escono in processione da Palazzo della Ragione preceduti dal gonfalone storico e dai mazzieri, mentre nell’aria risuonano le note del Gaudeamus Igitur. È questa una delle immagini che resteranno impresse dell’apertura di questo 800° anno accademico, celebrata oggi nell’aula magna di Palazzo Bo. Otto secoli fa Palazzo della Ragione c’era già, anche se il suo aspetto era diverso, e fu testimone della venuta di quello strano pugno di studenti che da Bologna scelsero di migrare a Padova in nome della libertas. “1222. Messer Giovanni Rusca da Como podestà de Padoa. In questo tempo fu trasferito il Studio di Bologna in Padoa”: così recitano asciuttamente gli annali del comune patavino.

Una storia nata e cresciuta nel segno della libertà accademica, come è stato sottolineato da tutti gli interventi, a cominciare dalla relazione della Rettrice Daniela Mapelli fino alla prolusione del professor Carlo Fumian sul tema Sopra ogni altra libertà: apprendere, parlare e discutere secondo coscienza. L’inaugurazione ha avuto luogo alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la partecipazione del Presidente del Senato della Repubblica Maria Elisabetta Alberti Casellati, del Ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, del Ministro per la Disabilità Erika Stefani e della Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola.

Celebrare l’ottocentenario dell’università è “un dolce e gravoso compito, allo stesso tempo”, ha detto nel suo intervento Daniela Mapelli. “Dolce perché rappresenta un traguardo invidiabile, un momento che ci invita a riflettere sul passato – non per autocelebrazione – ma come unico esercizio veramente utile per immaginare e costruire il futuro. Gravoso, perché grande è la responsabilità nel rappresentare un’università la cui storia è stata costruita da donne e uomini di altissimo valore morale e scientifico […] I volti cambiano, così come mutano i tempi e le esigenze della società, ma l’Università di Padova rimane baluardo del sapere, luogo di scienza, cultura e formazione, speranza per le future generazioni”.

La rettrice ha sottolineato alcuni tratti della storia e dell’identità dell’ateneo, a cominciare dalla dimensione internazionale – più di 2.400 gli studenti provenienti da tutto il mondo che solo quest’anno hanno scelto Padova: oltre il 10% dei nuovi immatricolati – all’attenzione ai diritti e al pluralismo. “Padova è la sua Università. In quel verbo c’è il senso di una simbiosi che innerva da secoli l’Ateneo. Un legame con il territorio che si allarga sempre più in tutto il Veneto e non solo”.

Anche un’emozionata Roberta Metsola ha seguito il fil rouge della libertà, declinandolo in una prospettiva europea e sui temi sull’attualità, con particolare riferimento alla guerra in Ucraina. “Questa non è solo un’università italiana ma un pezzo importante della nostra cultura, di cui sono orgogliosa e fiera come cittadina europea”, ha detto la Presidente del Parlamento Europeo. Metsola ha quindi ricordato la lotta di studenti e professori dell’università contro il nazifascismo, confermando il ruolo di quest’ultima come baluardo della libertà. “Questo è il nostro modo di essere, questo è ciò che gli autocrati di tutto il mondo non potranno mai capire dell’Europa. È ciò che rende il nostro continente la stella polare delle democrazie liberali, un luogo dove si può pensare liberamente, si può dissentire apertamente, si possono sfidare le convenzioni consolidate, essere accolti e ascoltati. Tutto questo è l’università di Padova e anche l’Europa. Le nostre differenze non sono un segno di debolezza come pensava, a torto, il presidente Putin”. La Presidente ha poi invitato a continuare lo sforzo per la difesa dell’Ucraina vietando il gas e il petrolio russo, ma al tempo stesso a riconoscere che le società europee sono oggi estremamente polarizzate e a farsi carico del problema, contrastando le false narrative e ascoltando e rassicurando quella parte dell’opinione pubblica che oggi si sente spinta ai margini del dibattito democratico.

Infine c’è stato l’intervento a braccio del Presidente della Repubblica Mattarella, per la seconda volta a Palazzo Bo in questa veste. Nell’illustrare l’importanza delle università nella costruzione di un tessuto culturale comune, che costituisce una delle basi della costruzione europea, il Presidente si è soffermato sulle attuali sfide che abbiamo di fronte, citando a sua volta esplicitamente la situazione in Ucraina. “Nei primi venti anni di questo millennio abbiamo coltivato l’idea di un mondo sempre più raccolto, in cui le distanze geografiche sono sostanzialmente scomparse e in cui si comunica in tempo reale da una parte all’altra del Pianeta – ha spiegato Mattarella – […] Un mondo in cui era ed è sempre più evidente l’esistenza di nemici erano comuni da affrontare insieme, dall’ambiente alla salute”.

Auguro a #Unipd un buon anno accademico!#Mattarella @Quirinale #800unipd pic.twitter.com/PMCQywiwPe

— Università di Padova (@UniPadova) May 19, 2022
La persona umile cerca la verità, chi coltiva la superbia è convinto di possederla. L’antidoto alla superbia è la cultura Sergio Mattarella

Una situazione che ha conosciuto una svolta drammatica dopo il 24 febbraio: “È stato inatteso, sorprendete e imprevedibile il tentativo di far retrocedere la storia a qualche secolo addietro, con un Paese più forte e più grande che pretende con la forza delle armi di imporre la propria volontà a un Paese confinante”. Per questo è fondamentale tornare con forza ai valori comuni europei; qui anche il Presidente ha ricordato l’impegno dell’ateneo nella Resistenza, citando la collaborazione tra Concetto Marchesi ed Ezio Franceschini pur nella differenza delle rispettive posizioni politiche: “Questo è il patrimonio che dobbiamo difendere, quello che spinge a non chiudere occhi di fronte a quanto accade, nel nostro Paese o in sede internazionale, particolarmente nel nostro continente. La libertà non divisibile, né socialmente né territorialmente, perché si ottiene pienamente soltanto se ne godono anche gli altri, perché s realizza assieme a quella degli altri. Non c’è libertà piena se gli altri non sono liberi, e questo vale all’interno di un Paese e nella realtà internazionale”.

Mattarella, citando la prolusione di Carlo Fumian, ha chiuso così il suo intervento: “La persona umile cerca la verità, chi coltiva la superbia è convinto di possederla. Vorrei raccomandare agli studenti di questo e di ogni altro ateneo di non cadere in quella tentazione, di coltivare sempre il dubbio e lo spirito critico. L’antidoto alla superbia è la cultura, e questo sottolinea l’importanza dei luoghi in cui si elabora, si approfondisce e si trasmette la cultura”.

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