UNIVERSITÀ E SCUOLA
Innovative, ma anche green e inclusive: le università riflettono sul futuro
Il cortile antico dell'Università di Padova. Foto: Massimo Pistore
Università come luoghi di libertà accademica e di scienza, non separati ma profondamente radicati e comunicanti rispetto alle società di cui sono parte integrante. Soprattutto in un mondo come quello attuale, che tra Covid e sfide ambientali ha sempre più bisogno di scienza ma anche di razionalità, riflessione, attitudine al confronto e all’ascolto. È la visione che sembra uscire dall’incontro tenutosi il 30 settembre presso Palazzo Bo tra i rettori entrante e uscente dell’università di Padova e i rappresentanti degli atenei di Bologna, Napoli, Tolosa e Parigi-Sorbona. Intitolato New Ideas for the Future, l'incontro è stato incentrato sul ruolo futuro delle università tra Europa, pandemia e rinascita. Una riunione informale che per un momento ha messo da parte le celebrazioni per gli 800 anni dello Studium padovano per riflettere sulle sfide comuni e le strategie per affrontarle.
“Penso siano almeno due caratteristiche che in futuro le università devono in qualche modo alimentare – spiega a Il Bo Live il rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini –. La prima è l’apertura: da buon ingegnere civile mi piace pensare all’università come a una piazza piuttosto che a un’alta torre: atenei che dunque siano sempre più aperte aperti alle altre istituzioni, agli studenti e alla scienza, secondo i paradigmi dell’open science e dell’open innovation. Dall’altra parte i luoghi di formazione devono essere sempre più impegnati, engaged, coinvolti e attivi nella società, capaci di accettare le grandi sfide che abbiamo di fronte. Anche perché oggi l’università, a differenza di un tempo, tende ad accompagnare le persone durante tutta vita”. “Le università sono al servizio della società – è il commento di Véronique Perdereau, Vice-presidente dell’ateneo parigino con delega per l’Europa –. Quello che possiamo fare è continuare a sviluppare scienza di eccellenza e ad accelerare l’innovazione a beneficio di tutti e per una società migliore”.
“In particolare le grandi università le più antiche devono accompagnare questo momento di transizione, dedicandosi anche a formare le coscienze di fronte a un passaggio storico importante – riflette il rettore dell’università di Napoli - Federico II Matteo Lorito –. Si tratta di una grande opportunità per tutto il sistema universitario italiano, che è uno dei più forti e anche uno di quelli che prepara meglio al mondo”. “È con le vecchie pentole che si fa la zuppa migliore – scherza il rettore dell’Università Toulouse I - Capitole Hugues Kenfack –. Le università più antiche, come quella di Padova, sono da sempre progettate per il futuro”. Per questo sono anche importante le misure concrete per proteggere l’ambiente e fronteggiare la crisi climatica: “Abbiamo innanzitutto cercato di adattare anche l’insegnamento alle esigenze ambientali, utilizzando la tecnologia per misure di ‘ibridazione didattica’ – continua Kenfack –. Ci sono poi i provvedimenti per essere meno ‘energivori’, ma l’idea più importante è tenere sempre conto che nel progettare il futuro l’università vive nella società e deve rispondere alle sfide che questa pone. Una ‘green university’ dunque”.