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Iraq, Iran e Stati Uniti: l'escalation militare in Medio Oriente

“Va tutto bene”, ha twittato nella notte il presidente americano Donald Trump alla notizia dell’attacco missilistico lanciato dall’Iran su due basi in territorio iracheno che ospitano truppe americane. È la prima risposta di Teheran all’assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani, venerdì scorso, colpito da due missili americani subito dopo aver lasciato l’aeroporto di Baghdad. “Va tutto bene” nonostante fonti iraniane indichino (senza fornire ulteriori prove) che l’attacco ha provocato 80 vittime, nonostante il mondo intero stia tremando di fronte alla possibile escalation di violenza nella polveriera del Medioriente. Anche se questa prima risposta iraniana è ben al di sotto delle aspettative

L’ayatollah Khamenei ha commentato a caldo, in un discorso tv alla nazione: “Abbiamo dato un primo schiaffo agli Usa, ma non è ancora abbastanza. La loro presenza corrotta in questa regione deve finire. Gli americani, qui e in ogni altra parte del mondo, hanno causato solo guerre, differenze, distruzioni». Il presidente iraniano, Hassan Rouhani ha ringhiato: “Taglieremo le gambe agli Stati Uniti”. Mentre il ministro della Difesa iraniano Amir Hatami ha dichiarato: ”Le prossime risposte saranno proporzionate a quello che faranno gli Usa. Donald Trump ha trasformato l’amministrazione Usa in un governo terroristico”. 

I missili iraniani hanno colpito le basi di al Asad (a 370 chilometri dal territorio iraniano) e quella di Erbil (che ne dista 105) all’1,20 di notte, quando in Italia erano le 23,20 (lo stesso orario dell’attacco che ha portato all’uccisione del generale Soleimani). La prima base, che ospita circa 1500 soldati americani, sarebbe stata colpita da 22 missili. Secondo Teheran l’attacco dei Pasdaran, il corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, cui apparteneva il generale Soleimani, avrebbe provocato 80 morti. Dichiarazione smentita dal Pentagono, che sostiene invece non esserci state vittime né feriti. Nell’attacco contro la base di Erbil, che solitamente viene usata come base per “operazioni speciali” in Siria per la vicinanza all’aeroporto, sembra che i missili siano tutti caduti al di fuori del perimetro della base militare, senza fare danni. Qui è presente anche un contingente italiano, circa 400 uomini: si sono rifugiati in un bunker, nessuno è rimasto ferito. 

Insomma: un attacco più plateale, di facciata, che di sostanza. Il ministro degli esteri iraniano, Javad Zarif, ha twittato: “Non vogliamo l’escalation della guerra, ma continueremo a difenderci contro qualsiasi attacco”. Non solo: il primo ministro iracheno, Adil Abdul Mahdi, ha rivelato che prima dell’attacco il governo iracheno era stato informato dall’Iran che i bombardamenti sarebbero iniziati presto. L’Iraq ha così avvisato gli Stati Uniti dell’imminente attacco in quelle basi, che a loro volta hanno avuto il tempo per mettere in sicurezza i loro soldati. Ma non c’era base nella regione che non fosse comunque in stato di massima allerta.

Quindi un attacco prevedibile e di modesta entità. La CNN riferisce la valutazione di alcuni funzionari di Washington, secondo i quali gli iraniani avrebbero evitato di fare vittime sempre nell’ottica di un’azione proporzionata. “Oppure potrebbe aver prevalso l’ala moderata”, scrive l’emittente americana in un’analisi per spiegare quanto accaduto. “Colpire obiettivi militari nel cuore della notte con un piccolo numero di missili, fornisce la via d’uscita che entrambe le parti avrebbero potuto alla fine cercare. E ciò avrebbe una logica, dato che né Teheran né Washington hanno molto da guadagnare da una guerra totale e prolungata». Ma nessuno in queste ore può escludere che si sia trattato soltanto di un diversivo, di un antipasto dell’attacco “proporzionato” e feroce che era stato promesso da Teheran. Sio capirà nelle prossime ore.

Ora la palla torna nel campo americano. Cosa ne farà Donald Trump? Nei giorni scorsi gli Stati Uniti avevano già inviato un gran numero di rinforzi, bombardieri B-52, navi, truppe. Si stima che nell’area ci siano 80mila soldati americani. Trump ha sostanzialmente due opzioni: contro replicare con un nuovo attacco oppure accontentarsi di aver eliminato dalla scena una figura chiave, subendo in risposta una modesta reazione. Al momento, la notizia è di poco fa, Trump ha scelto la prudenza, annunciando – secondo la CNN – nuove sanzioni a seguito dell'attacco alle due basi militari: "Gli Usa imporranno immediatamente ulteriori sanzioni economiche - ha dichiarato il presidente americano - queste rimarranno fino a quando l'Iran non cambierà il suo atteggiamento. Aggiungendo poi che a suo dire l'Iran sta comunque cambiando atteggiamento: "Nessuno dei nostri soldati è stato ferito e i danni alle basi sono minimi. È merito degli avvertimenti preventivi che hanno funzionato molto bene". Il leader americano ha concluso lanciando un messaggio moderato a tutto il popolo iraniano: "Infine, per il popolo e i leader iraniani, desideriamo un grande futuro, uno che meriti. Gli Stati Uniti sono pronti ad abbracciare la pace con tutti coloro che la cercano"..

 

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