SOCIETÀ

In Italia cala la "corruzione percepita". Dal 2012 recuperate dieci posizioni

Nel 2021 il sistema pubblico italiano sta andando verso una trasparenza più marcata rispetto agli anni scorsi. È un trend positivo che continua dal 2012 e che ha visto solo una piccola battuta d’arresto in questi ultimi dieci anni.

A dirlo è l’edizione 2021 del rapporto sull'Indice di Percezione della Corruzione (CPI), che è stato presentato nella giornata di martedì dalla presidente del Transparency International Italia Iole Anna Savini alla presenza, tra gli altri, del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia. L’indice di Percezione della Corruzione (CPI) misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in numerosi Paesi di tutto il mondo. Lo fa basandosi sull’opinione di esperti e assegnando una valutazione che va da 0, per i Paesi ritenuti molto corrotti, a 100, per quelli che potremmo definire “puliti”. 

La media mondiale dei 180 Paesi analizzati, per quanto sia un dato non esaustivo, è di 43 punti su 100. L’Unione Europea invece si attesta a 64/100, ma al suo interno ha Stati che da diversi anni sono tra i più virtuosi.

I Paesi più virtuosi

A livello globale, Danimarca e Nuova Zelanda rimangono al vertice della classifica, affiancati quest’anno anche dalla Finlandia, con 88 punti. In fondo alla classifica, come lo scorso anno, Siria, Somalia e Sud Sudan, con un punteggio, rispettivamente, di 13 per i primi due e di 11 per la terza. Tuttavia, dal 2012 al 2021, ben 154 Paesi non hanno compiuto progressi significativi o hanno peggiorato il loro punteggio, e in quest’ultimo anno 2/3 dei Paesi analizzati (123 su 180) presentano ancora importanti problemi di corruzione, avendo conseguito un punteggio inferiore a 50, ed evidenziano un forte rischio di arretramento nella tutela dei diritti umani, nella libertà di espressione e di una crisi della democrazia.

Le differenze più significative

Come abbiamo accennato l’Italia negli ultimi nove anni ha scalato dieci posizioni. Un risultato che ancora non la vede in linea con la media UE ma che rappresenta un’iniezione di fiducia per poter progredire la scalata anche nel prossimo futuro. Il nostro Paese però non è stato l’unico ad avere un incremento così evidente. L’aumento maggiore dal punto di vista del punteggio si è riscontrato in Armenia. Il Paese negli ultimi cinque anni è migliorato di 14 punti. Un risultato simile c’è stato anche per le Seychelles che dal 2012 al 2021 sono aumentate di 18 punti. 

Non ci sono però solamente notizie positive. Turchia, Siria, Liberia, Ungheria e Cipro sono tra gli Stati che nell’ultimo decennio hanno visto calare di circa dieci punti percentuali il CPI.

L’Italia

Gli sforzi profusi sembrano essere serviti. Rispetto al 2020 l’Italia è cresciuta ancora di tre punti ed è ora in 42° posizione. Non possiamo considerarci soddisfatti in quanto l’obiettivo è sempre quello di entrare tra i Paesi più virtuosi, ma questo è un risultato che conferma i piccoli passi che proseguono dal 2012. In meno di dieci anni infatti il punteggio è passato da 42 a 56. Un aumento significativo che ci vede ora in 17° posizione tra i Paesi Membru dell’Unione Europea. Questo è uno dei motivi per cui è difficile essere totalmente soddisfatti del risultato ma, come ha dichiarato Giuseppe Busia, presidente ANAC, “dobbiamo guardare questo risultato anche con la responsabilità di doverlo portare avanti e fare passi ulteriori”.

“La migliore arma per combattere la corruzione - ha continuato il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione -  è quella di avere un’amministrazione che lavora bene al servizio dei cittadini e questo indice deve darci la spinta in avanti. Ci sono alcuni passi da compiere e il primo è quello di garantire massima trasparenza sia per quanto riguarda il PNRR ma in generale per tutti gli appalti pubblici perché sono risorse che devono andare a vantaggio dei cittadini. Stiamo attuando la banca dati dei contratti pubblici per garantire migliori servizi, efficienza ma anche controllabilità. Un servizio che come Italia siamo primi in Europa e possiamo esportarlo”.

Il progresso dell’Italia evidenziato in questa edizione del CPI è quindi in linea con il costante miglioramento dal 2012 ad oggi, ed è il risultato della crescente attenzione dedicata al problema della corruzione nell’ultimo decennio. Un dato che fa ben sperare per la ripresa economica del Paese dopo la crisi generata dalla pandemia.

La fase di rilancio del Paese, come si legge nella nota rilasciata da Transparency International Italia, richiede infatti la massima attenzione alla prevenzione dei rischi di corruzione, affinché gli impegni presi per la digitalizzazione, l’innovazione, la transizione ecologica, la sanità e le infrastrutture possano trovare piena realizzazione.

“La credibilità internazionale dell’Italia si è rafforzata in quest’ultimo anno anche per effetto degli sforzi di numerosi stakeholder del settore privato e della società civile nel promuovere i valori della trasparenza, dell’anticorruzione e dell’integrità - ha dichiarato la presidente di Transparency International Italia Iole Anna Savini -. L’emergenza generata dalla pandemia ha fortemente influenzato l’elaborazione del CPI, dal momento che in alcuni casi ha generato una minor fiducia nei Paesi che hanno preferito rimuovere le garanzie di controllo, in altri ha determinato un rafforzamento della coscienza collettiva e risposte più solide da parte dei Governi"

Sul fronte anticorruzione e trasparenza rimangono però ancora alcuni temi in sospeso. Uno in particolare potrebbe rappresentare un grande passo in avanti per quanto riguarda la possibilità di denunciare in modo anonimo situazioni di corruzione. L'Italia infatti è in ritardo nella trasposizione della Direttiva europea 2019/1937 sul tema del whistleblowing, i cui termini sono scaduti a dicembre 2021. Un tema non banale che potrebbe essere d'aiuto a tutti i cittadini.

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