CULTURA

L’editor: lo scrittore nell’ombra?

La genesi di un libro è un fatto sconosciuto ai più. Sappiamo che esistono da secoli, sappiamo che da qualche parte ci sono degli autori che li scrivono, dei traduttori che, se serve, li traducono da una lingua all’altra, e degli editori che li pubblicano. Cosa accada prima durante e dopo è però, per la maggioranza delle persone (anche le più studiate), abbastanza nebuloso. Troviamo libri nei posti più disparati, dal supermercato all’autogrill, dall’edicola alla libreria di catena o indipendente, e li consideriamo spesso un prodotto fatto e finito, “consumabile” in relativamente poche ore (un audiolibro letto da un attore professionista dura al più una decina di ore, a meno che non si tratti Guerra e pace), e, cosa altrettanto nota, ahimè, è che la vita di un libro, se non è un cosiddetto long seller o un classico, è di circa tre mesi: il turnover è cioè altissimo. Tutto questo per dire che, nonostante i tempi di fruizione siano piuttosto brevi, non altrettanto lo sono quelli di creazione, e che si tratta di un processo che vede coinvolte molte professionalità, specie se si considera che quelli che vengono prodotti sono di fatto “pezzi unici in molte copie”. Negli Stati Uniti, nel frontespizio di un romanzo oltre a indicare (laddove sia intervenuto) il nome del traduttore, di prassi viene riportato chi sia stato l’editor del romanzo, in Italia invece solo gli addetti ai lavori (e nemmeno sempre) sanno chi, oltre all’autore, “stia dietro” alla scrittura del romanzo.

Ma chi è un editor?

Per semplificare si potrebbe dire che è quella figura professionale che accompagna l’autore nella stesura o nella rifinitura di un romanzo, facendo in modo di ottimizzare quanto più possibile il prodotto editoriale. Interviene sulla storia? Può essere. Sullo stile? Anche. Scrive di suo pugno delle parti? Non è detto, ma non è da escludere. Lavora con un singolo autore o con più d’uno? Dipende.

Chi è l'editor? Interviene sulla storia? Può essere. Sullo stile? Anche. Scrive di suo pugno delle parti? Non è detto, ma non è da escludere. Lavora con un singolo autore o con più d’uno? Dipende.

Gli editor interni alla case editrici vengono di necessità coinvolti in moltissimi processi editoriali e analogamente nell’arco di una vita uno scrittore può essere seguito da editor diversi; poi ci sono stati quei sodalizi tra scrittore ed editor, come quello tra Raymond Carver e Gordon Lish, che sono entrati nella Storia: quest’ultimo interveniva così pesantemente nell’opera dell’autore da cambiarla anche radicalmente. Di recente Einaudi ha deciso di pubblicare, per questa ragione, con il titolo di Principianti, la raccolta di racconti Di cosa parliamo quando parliamo d’amore uscita dalle mani di Carver-Lish, così come l’aveva originariamente pensata il solo Carver, priva cioè dei moltissimi tagli e dei cambiamenti voluti da Lish. Sicuramente quello dell'editor è un mestiere che non ha regole e confini precisi, e dipende anche in gran parte dal ruolo che ricopre all’interno di una casa editrice o se, per esempio, si tratta di un mestiere praticato da freelance.

Per districarci in questo mondo complesso e articolato abbiamo intervistato Laura Cerutti, senior editor e responsabile della narrativa italiana letteraria per l’editore Feltrinelli da un lato, e Giulia Caminito, giovane scrittrice (in libreria con Un giorno verrà per Bompiani) fino a poco tempo fa junior editor per Elliot edizioni, oggi freelance, dall’altro. La prima ha risposto alle nostre domande per iscritto, qui sotto, la seconda l’abbiamo invece intervistata in video.

Ci sono stati sodalizi tra scrittore ed editor, come quello tra Raymond Carver e Gordon Lish, che sono entrati nella Storia

Laura Cerutti, sei la direttrice editoriale della narrativa italiana per Feltrinelli. In cosa consiste il tuo lavoro? Quanto "peso" ha la tua capacità di scegliere e valutare?

Una piccola precisazione: in realtà, in Feltrinelli sono la responsabile della narrativa italiana letteraria. Per dirla in due parole, il lavoro consiste nel decidere i testi che diventeranno i libri dei Narratori (la collana Feltrinelli di narrativa, italiana e straniera). Poi in realtà il lavoro è molto più composito e articolato, svolto sempre di concerto con gli autori, oltre che naturalmente con i colleghi dei vari settori della casa editrice. Il momento della lettura, della valutazione e della scelta ha un grande peso strategico nel mio lavoro, poiché non si tratta solamente di arrivare a farsi un’idea intorno alla qualità di un testo, ma anche di capire, per dirne una, se il testo stesso corrisponda alla linea editoriale della collana e della casa editrice, e di conseguenza se possa trovarvi una collocazione adatta. Tutto questo, con le antenne sempre ben dritte per cogliere, e preferibilmente anticipare, i movimenti e le mutazioni dell’immaginario collettivo.

Più in generale in cosa consiste il lavoro dell'editor, figura quasi sconosciuta ai profani, ma che può rivelarsi determinante per la buona riuscita (o addirittura il successo) di un libro?

Oltre a quanto detto finora, un editor è anche un lettore professionale su cui l’autore può fare affidamento nella revisione del testo. Uno scrittore che ad esempio abbia scritto un romanzo può non accorgersi di alcune cose – più o meno strutturali – proprio perché è immerso nella scrittura e, prima che l’editor legga le sue pagine, lui le ha spesso già rilette e riviste diverse volte. Occorre allora l’occhio “vergine” ma di un lettore professionale, che possa evidenziare le eventuali criticità o persino, talvolta, consolidare alcune intuizioni felici. Un altro aspetto cruciale del lavoro dell’editor è il publishing, ossia il modo in cui il libro viene comunicato al lettore, attraverso per esempio la copertina e i testi di copertina. Naturalmente anche in questa fase gli autori sono pienamente coinvolti, ma – se immaginiamo l’esperienza di chiunque nella scelta di un libro, vuoi in libreria vuoi in rete – sappiamo benissimo quanto l’aspetto e le informazioni contenute in quei testi che non sono il testo della storia (quarta, alette, eventuali fascette ecc.) siano forti motivazioni all’acquisto. È anche attraverso tutti questi elementi che l’editore cerca di catturare l’attenzione dei lettori che ritiene elettivi di quel particolare libro. Non bisogna dimenticare, infatti, che la sfida di questo lavoro – e la sua gioia! – consiste proprio nel fatto che ogni libro è diverso dall’altro, ogni autore è differente, e anche i lettori possono esserlo. Ogni volta, il lavoro deve quindi, estremizzando, ripartire da capo. Ripartire dal testo.

Pur immaginando che sia impossibile generalizzare: qual è il tuo rapporto con i testi? E con gli autori?

Proprio per quanto detto sopra, è impossibile generalizzare! Il mio atteggiamento con i testi e con gli autori è di rispetto, ascolto, scavo, consolidamento della fiducia. Questa parte del lavoro per me è sempre un momento di gioia e scoperta: per quanto io possa già aver lavorato con un autore e per quanta sintonia possa esserci fra noi, c’è ogni volta qualcosa di nuovo da scoprire, una nuova porta da aprire. Francamente, è esaltante ed emozionante.

Perché secondo te in America (ad esempio) la figura dell'editor è riconosciuta molto più che da noi (Perkins, Lish ecc.)?

Credo che siano molte le ragioni socio-culturali che portano a una differenza tanto grande. In primis, direi che in Italia tradizionalmente abbiamo a che fare con una visione quasi sacrale dell’opera, dell’autore e del processo creativo; in quest’ottica, è certo più difficile accettare l’intervento di un editor. Mi ha colpito per la chiarezza, riguardo a questo, quanto ha scritto Paolo Giordano nella sua prefazione proprio a Principianti, un’edizione Einaudi di alcuni racconti di Raymond Carver precedenti l’editing di Gordon Lish: “Gli scrittori hanno bisogno degli editor tanto quanto gli sportivi ne hanno dei loro allenatori. E a nessuno verrebbe da giudicare la prestazione di un nuotatore meno meritevole perché a bordo piscina qualcuno lo incita a mulinare le braccia più veloce”.

C'è un aneddoto che puoi raccontare per far capire a chi non ne sa niente le peculiarità del tuo lavoro?

Aneddoti tantissimi, ti racconto il più recente. Stavo lavorando con un autore davanti alle pagine editate (immaginate delle stampate di carta con qui e là segni a matita, circoletti di matite colorate, sottolineature, considerazioni scritte a margine ecc.), quando gli ho chiesto ragione di un’espressione che aveva usato nel testo: io l’avevo trovata molto forte, ma non mi era del tutto chiara. L’autore mi ha spiegato che era qualcosa su cui si era ripromesso di tornare per approfondire, e me ne ha raccontato in poche parole il senso. Appena me ne ha parlato, mi è stato chiaro che in quel concetto era condensato il nucleo del libro, i rapporti e le tensioni fra i personaggi, le loro ambizioni e in qualche modo il loro stesso fallimento. Ne abbiamo discorso a lungo, convincendoci che quell’espressione doveva essere il titolo stesso del romanzo, e che quel concetto sarebbe diventato il perno della comunicazione dell’opera. E tutto questo – che riguarda sia il cuore dell’opera sia la messa a fuoco del publishing – era già nel libro: occorreva però portarlo in superficie e dargli spazio.

Laura Cerutti (Feltrinelli): la sfida di questo lavoro – e la sua gioia! – consiste proprio nel fatto che ogni libro è diverso dall’altro, ogni autore è differente, e anche i lettori possono esserlo

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