SOCIETÀ

L'editoriale. Siamo una specie smemorata, o forse no

L’8 di dicembre è scomparso Piero Terracina, uno degli ultimi testimoni diretti dell’Olocausto. Tristemente si sta avvicinando quel momento in cui non ci sarà più nessuno di questi testimoni così importanti che hanno sofferto e hanno visto con i loro occhi l’orrore di quella barbarie, di quella tragedia. Per fortuna esistono molti lavori scritti, in video e in audio che hanno raccolto queste testimonianze in prima persona e che continueranno a essere diffuse nei cuori e nella mente soprattutto dei più giovani. 

Quello che mi ha colpito è il commento doloroso rilasciato dalla senatrice a vita Liliana Segre. È stato molto pessimista e ha detto: “Penso che la memoria di quello che abbiamo vissuto piano piano svanirà. Diverrà una riga come tante nei libri di testo”. Aggiungo io: ciò renderà più facile che questi eventi possano ripetersi e purtroppo già ora qualche indizio che questa follia possa riemergere lo vediamo. 

Probabilmente Segre ha ragione: la specie umana, lo sappiamo, è smemorata e molto lascia pensare che quella bestia che abbiamo dentro possa tornare a uscire. Nonostante queste pessimismo dobbiamo esercitare un moto di ribellione: esercitare l’ottimismo della volontà o del raziocinio. E riaffermare il desiderio e la volontà etica di fare una scelta esistenziale e politica contro chiunque favorisca il ritorno, anche solo a parole, di quell’orrore.

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