SCIENZA E RICERCA

Lockdown: l’effetto del rallentamento delle attività umane sull’oceano

Per arginare la pandemia di coronavirus il mondo ha rallentato la sua frenetica corsa allo sviluppo. I primi effetti sull’ambiente sono stati osservati dallo spazio. Mentre le strade si svuotavano e le fabbriche chiudevano, le immagini satellitari hanno mostrato il calo delle concentrazioni di biossido di azoto in Cina, Italia e molti altri paesi. Lasciare le automobili nei garage non ha solamente fatto registrare un abbassamento del livello atmosferico di alcuni inquinanti, ma ha anche reso la strada un luogo stranamente silenzioso. 

Una quiete simile si era verificata solamente la mattina dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre, quando il flusso di persone e merci nel Nord America ebbe una forte interruzione per la paura e l’incertezza del momento. Mentre il mondo era ancora sotto shock per il crollo delle Torri gemelle, i ricercatori a bordo di un’imbarcazione della Woods Hole Oceanographic Institution si trovarono nel mezzo di un esperimento che non avevano pianificato. Erano in mare per raccogliere dati acustici sul comportamento sociale delle balene del Nord Atlantico Occidentale, quando notarono un cambiamento inatteso nei suoni sottomarini. La riduzione del traffico navale nella baia di Fundy, in Canada, aveva reso il mare libero dal rumore di fondo a bassa frequenza causato dal passaggio delle imbarcazioni. Questa coincidenza permise ai ricercatori di studiare le balene in un ambiente tranquillo e silenzioso. Le informazioni ottenute vennero pubblicate in un articolo che ora è considerato un caposaldo della ricerca sull’inquinamento acustico marino. Nel loro lavoro si evidenziava come alla riduzione del rumore sottomarino generato dal traffico di navi di grandi dimensioni corrispondesse una diminuzione dei livelli di ormoni fGC legati allo stress nelle balene. Sebbene una correlazione non implichi per forza una casualità, molti autori sono concordi nell’affermare che il rumore subacqueo sia causa di stress per molti organismi. A supporto di questa tesi vi sono numerosi studi scientifici.

Ora, proprio come nei giorni dopo l’11 settembre, il movimento di merci e persone è estremamente ridotto e gli scienziati hanno a disposizione una ‘finestra’ per l’ascolto dei suoni sottomarini. David Barclay, del dipartimento di oceanografia della Dalhousie University, e i suoi collaboratori hanno analizzato i segnali sonori registrati dagli osservatori dei fondali in prossimità del porto di Vancouver. I dati completi sono attualmente in revisione, ma, stando ad un intervento sulla rivista “The Narwhal”, i ricercatori hanno individuato un calo considerevole dei suoni a bassa frequenza (nel range dei 100 Hz) al largo della costa occidentale dell'isola di Vancouver e nello stretto della Georgia tra l'isola di Vancouver e la terraferma. 

Il rumore legato al passaggio delle navi è proprio quello a basse frequenze, tra 5 e 500 Hz con un picco nello spettro a circa 50-100 Hz. Nello stesso periodo del rilevamento dei record acustici, i dati portuali hanno mostrato un calo di circa il 20% delle esportazioni e delle importazioni. Questa sarebbe una buona notizia per lo studio delle balene, che si servono di suoni a queste frequenze per orientarsi e comunicare su lunghe distanze, e di molti altri animali marini. Ad esempio, uno studio del 2017 mostra come anche lo zooplancton, alla base delle reti trofiche marine, sia soggetto ad un elevata mortalità in seguito agli impulsi acustici a bassa frequenza utilizzati nelle indagini sismiche per l’esplorazione delle risorse petrolifere.

Nell’immaginario collettivo l’ambiente marino è un luogo silenzioso, ma sotto la superficie dell’acqua vi è un complesso “coro” in cui si mischiano i suoni generati dagli organismi marini, quelli naturali, come il rumore della pioggia e del vento, e i rumori prodotti dall’uomo.  L’inquinamento acustico legato all’attività umana è aumentato in modo significativo negli ultimi decenni nelle aree costiere ed in mare aperto. Se nel 1962, Rachel Carson scriveva il suo saggio "Primavera Silenziosa" preoccupata per la scomparsa degli uccelli canori a causa dell’uso scriteriato di pesticidi, ora alcuni autori parlano di "Primavera Rumorosa" in riferimento all'aumento dei livelli di rumore antropogenico sottomarino. 

Per far fronte a questa problematica, la Commissione Europea, nella Marine Strategy Framework Directive, sottolinea la necessità di stabilire dei livelli di soglia del ‘rumore sottomarino’. L'acqua, grazie alla sua alta densità molecolare, è un mezzo eccellente per la trasmissione del suono che viaggia circa cinque volte più velocemente che in aria, consentendo la comunicazione ad ampio raggio tra vari organismi marini, ma portando anche ad un impatto a lunga distanza. La riduzione del rumore in questo periodo di lockdown potrebbe favorire cetacei, pesci e molte altre specie, ma non dovrebbe essere necessaria una calamità per migliorare la condizione di questi organismi. Abbiamo messo in pausa forzata alcune attività impattanti ed i ricercatori in tutto il mondo avranno l'occasione di monitorare il rumore subacqueo con possibili nuove interessanti scoperte.

Un grande interrogativo in ambito ambientale ed economico resta. La ripresa dalla pandemia seguirà il modello di sviluppo non sostenibile che avevamo in precedenza o sceglieremo di ricostruire una società più attenta e silenziosa?

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