SOCIETÀ

Malattie tropicali dimenticate: buoni risultati, ma approccio discutibile

“Più che di malattie tropicali dimenticate, parlerei di popolazioni dimenticate”. Con queste parole Nicoletta Dentico, Responsabile del programma Giustizia Sanitaria della Society for International Development, frena l’entusiasmo per il nuovo rapporto pubblicato dall’Organizzazione Mondiale Sanità (OMS) sulle 20 malattie tropicali individuate come dimenticate o neglette perché non combattute con un adeguato sforzo di ricerca e azione sanitaria. Tra queste ci sono patologie ben note, come per esempio rabbia e dengue, ma anche altre meno conosciute ma non per questo meno preoccupanti, come tracoma e tripanosomiasi. Stando ai dati pubblicati, nel 2022 otto nazioni nel mondo sono riuscite a eliminarne una dal proprio territorio, facendo salire il totale delle nazioni a 47 e contribuendo - nella visione dell’OMS - a raggiungerne il completo debellamento entro il 2030. 

A lasciare perplessi è anche l’idea che si possa parlare di malattie dimenticate quando, sempre leggendo il rapporto dell’OMS, si scopre che "tra il 2016 e il 2019 oltre un miliardo di persone è stato trattato ogni anno” per queste malattie. Un miliardo: un essere umano ogni otto. Le diagnosi di tumore a livello globale nel 2018 sono state 18 milioni: anche ipotizzando che si tratti solo di una minima parte di tutti i reali casi, la sproporzione rende bene l’idea. “Inoltre, ci sarebbero da aggiungere altre malattie alle 20 scelte dell’OMS”, aggiunge Dentico, “come per esempio la tubercolosi, che è per certi versi una malattia dimenticata e non trattata come una priorità”. Il concetto di “priorità” indica perfettamente perché per Dentico, che è stata anche direttrice esecutiva per l’Italia di Medici Senza Frontiere tra il 1999 e il 2003, sarebbe meglio parlare di popolazioni dimenticate. Chi è colpito da queste malattie quasi sempre “vive in realtà remote, lontano dai centri economici principali”.

Sono popolazioni che solitamente non rappresentano un mercato interessante per le aziende che producono farmaci. “L’interesse”, spiega Dentico, “può essere rappresentato solamente se le molecole che curano da una malattia tropicale possono essere usate per altri scopi di maggior interesse economico”. Come, per esempio, è successo una ventina di anni fa quando si è scoperto che un medicinale sviluppato per la malattia del sonno era ottimo in campo cosmetico per l’eliminazione dei peli facciali

Un approccio discutibile

La vampata di interesse per le malattie tropicali si è accesa vent’anni fa, ma come sottolinea Dentico “gli investimenti non sono stati enormi”. Da allora, come riporta il documento dell’OMS, ci sono sicuramente stati dei miglioramenti e dei risultati, soprattutto da quando due anni fa la stessa OMS ha lanciato la road-map per l’eliminazione delle malattie tropicali dimenticate entro il 2030, in parallelo con gli Obiettivi del millennio. Ma è l’approccio a non convincere. Innanzitutto, “ho diversi dubbi sui trend e i dati presentati”, spiega Dentico, che i paesi africani e i loro problemi sanitari, per esempio, li ha conosciuti da vicino. “È difficile che si possa ridurre una realtà così complessa a un pugno di grafici e numeri”.

In altre parole, non convince l’idea di ridurre solo a obiettivi numerici e risultati quantificabili un fenomeno complesso come quello della sanità e della salute. Tutte le 20 malattie neglette analizzate sono provocate da agenti patogeni e a volte dai loro vettori, di cui l’umanità ha progressivamente ridotto gli ecosistemi dove vivono. Il risultato è che alcune popolazioni umane sono costrette a vivere a più stretto contatto con loro, con un aumento del rischio di ammalarsi. La pandemia di Covid-19 è stata solo un esempio eclatante di questa situazione. Per prendersi cura di queste malattie, quindi, bisognerebbe rivedere tutta la questione da un punto di vista sistemico e non solamente spingendo verso una soluzione farmacologica.

È difficile che si possa ridurre una realtà così complessa a un pugno di grafici e numeri Nicoletta Dentico

Un’esagerazione

Questo approccio è molto evidente in alcuni casi, in cui la scelta di intervento descritta dall’OMS è stata addirittura quella della chemioterapia preventiva. “Si capisce da aspetti come questo”, sottolinea Dentico, “che la scelta è guidata dai donors di queste iniziative”, che spesso sono le stesse case farmaceutiche che producono i trattamenti. Iniziative come la road-map per l’eliminazione delle malattie tropicali neglette, infatti, sono sempre il risultato di una collaborazione tra pubblico e privato, dove per privati - i donatori - si intende spessissimo Big Pharma.

La scelta deriva da diversi aspetti. Innanzitutto, è più facile intervenire con un farmaco rispetto a rinforzare le strutture sanitarie di un paese o salvaguardando gli ecosistemi e il rapporto tra vettori e popolazioni umane. Inoltre, puntare su numeri e trend è un po’ come trattare queste patologie alla stregua di progetti aziendali o finanziari. Lo scopo? Favorire l’investimento dei donatori privati che, però, ha prodotto meno risultati di quello che sarebbe stato lecito aspettarsi dopo decenni di impegno internazionale più o meno intenso.

Proprio quest’anno l’OMS compie 75 anni e in questo periodo di tempo “abbiamo eradicato il vaiolo e, solamente in parte, la polio”, ricorda Dentico. Viene quindi da domandarsi se l’orizzonte al 2030 per ben 20 malattie sia ragionevole. “Non mi pare che si stia procedendo con la necessaria velocità”, commenta. Il rischio è che Agenda 2030 e Obiettivi del millennio diventino delle specie di slogan che costituiscono una narrazione non troppo vicina alla realtà.

 

Una nuova normalità

Un altro aspetto complesso da valutare è il buon andamento degli indicatori negli ultimi due anni. Sono gli anni della pandemia che ha condizionato le società umane del mondo intero. Anche se in Africa, per esempio, il Covid-19 non ha colpito così duramente come ci si aspettava inizialmente, alcuni dei risultati positivi che si vedono nel rapporto dell’OMS sulle malattie tropicali potrebbero essere dovuti ai lockdown. Bisognerà vedere nei prossimi anni se ci saranno variazioni significative.

A preoccupare Dentico è, però, l’implicita accettazione, non solo dell’OMS, ma anche della politica internazionale, che quello che abbiamo visto succedere con Covid-19 sia una nuova normalità. Un nuova condizione che “ha naturalizzato le disuguaglianze”. Che le malattie neglette colpiscano diversamente in base al benessere lo dimostra anche l’aumento dei casi di malattie tropicali negli Stati Uniti. Secondo gli ultimi dati interesserebbero 12 milioni di americani, ma concentrati nelle fasce più povere della popolazione. Scopriamo così che non ci siamo dimenticati solamente delle popolazioni isolate e povere dell’Africa, ma anche di uomini e donne che vivono invisibili o quasi nelle economie più avanzate del pianeta.

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