CULTURA

"In mezzo al mare": storie di giovani rifugiati dalla Seconda guerra mondiale a oggi

“Se stai leggendo questo libro, tu – come me – hai vinto alla lotteria. Non intendo la combinazione vincente di un’estrazione milionaria, ma l’altra lotteria. Quella che conta davvero. Quel colpo di fortuna casuale che ti ha fatto nascere, o migrare, in una parte del mondo relativamente benestante e pacifica. Questo fa di te una persona privilegiata”, Mary Beth Leatherdale è l’autrice di In mezzo al mare (editrice Il Castoro) e si affida ai numeri per inquadrare la questione: “Sessantacinque milioni di persone su sette miliardi, la popolazione totale del pianeta, non sono altrettanto fortunate. Sono state costrette ad abbandonare i loro paesi a causa di guerre, persecuzioni o disastri naturali. Diciannove milioni di questi sfollati non possono più tornare a casa e cercano asilo altrove”. Inizia così un libro testimonianza che riflette la volontà di approfondire e raccontare la verità, un volume per ragazzi (dagli 11 ai 13 anni) commovente e sincero, con un elenco di autorevoli fonti di riferimento, sistemate in chiusura e consultate durante il lavoro di ricerca: università, Ong, da Amnesty international a Unicef passando per Unesco e Unhcr, e il Museo commemorativo dell'Olocausto degli Stati Uniti per ritrovare tracce dal passato. In mezzo al mare dovrebbe essere letto nelle scuole per abbattere i muri di intolleranza, per superare il confine dell’ignoranza e del sospetto, per promuovere il valore dell’accoglienza e dare un senso alla parola migrante. Chi sono queste persone? Da cosa stanno scappando? Quali sono le ragioni del loro viaggio? E se la storia di quel ragazzo fosse la mia? Cosa sarei disposto a fare per garantirmi un futuro?

 

Illustrato da Eleanor Shakespeare e scritto da Mary Beth Leatherdale, autrice, editor di riviste per ragazzi e presidentessa della sezione canadese di Ibby, l’organizzazione no-profit presente in settantacinque Paesi, impegnata nella difesa dei diritti dei più piccoli nell'accesso ai libri e alla lettura, questo libro nasce dall'esigenza di raccontare le storie di giovani rifugiati dalla Seconda guerra mondiale a oggi e l’origine di un fenomeno che ha riguardato tanti Paesi e persone. Per ogni copia venduta, 1 euro verrà devoluto alla biblioteca Ibby di Lampedusa che raccoglie i migliori silent book da tutto il mondo mettendoli a disposizione dei bambini dell'isola e dei minori arrivati dal mare, ospiti del centro di prima accoglienza. La traduzione di questo libro è frutto di un lavoro collettivo: è stata infatti realizzata da Mariella Bertelli, volontaria dal Canada, in collaborazione con i ragazzi volontari della biblioteca Ibby di Lampedusa.

Un momento è come stare in cima a una montagna e il momento dopo si sprofonda a capofitto

"Le persone vogliono buttarsi in mare. Dicono che nuotando per due ore si può raggiungere la riva. Preferiscono annegare, piuttosto che tornare in Germania. Tornare indietro significherebbe essere deportati in un campo di concentramento, una condanna a morte. Ciò che mi interessa non è tanto andare in America, quanto rimanere viva". Seguiamo il viaggio di Ruth che nel 1939, a diciotto anni, lascia la Germania per sfuggire ai nazisti, si imbarca per Cuba e vive un’odissea di respingimenti, fino ad arrivare a Londra e poi a New York.

Ripercorriamo le tappe del viaggio di Phu che nel 1979, a 14 anni, si separa dalla famiglia, parte da Saigon, in Vietnam, e attraversa da solo il Mar Cinese meridionale nella speranza di una vita migliore negli Stati Uniti, dove diventerà ufficiale di riserva dell'esercito. E ancora, vengono raccontate le storie del tredicenne José, che all'inizio degli anni Ottanta si imbarca lasciando la Cuba di Castro, e di Najeeba, che nel 2000 a soli 11 anni fugge dall’Afghanistan per salvarsi dai talebani: "È la prima volta che salgo in barca. Non so nuotare e non ci sono nemmeno i giubbotti di salvataggio. Il trafficante ci aveva detto che questa imbarcazione ci avrebbe portato a una nave più grande. È un bugiardo. Dopo giorni in mare siamo esausti, rannicchiati su questa bagnarola. Il nostro destino, il nostro futuro dipenda da un pezzo di legno".

Infine Mohamed, tredicenne di un villaggio della Costa D’Avorio, che nel 2006 perde i genitori in un bombardamento, si imbarca e solca il Mediterraneo per cercare un posto dove vivere in pace.  Ora vive e lavora in Italia. "Su e giù, il barcone naviga nelle acque increspate del Mediterraneo. Sono seduto davanti e mi tengo stretto per non cadere, perché non so nuotare. Non ci sono giubbotti di salvataggio, né secchi per togliere l'acqua dalla barca. C'è chi piange, chi discute animatamente. Rischiamo di annegare, ma non mi importa. Non ho niente da perdere".

Il nostro destino, il nostro futuro, dipende da questo pezzo di legno

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