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In Salute. Cani da allerta medica: “fiutano” crisi epilettiche e ipoglicemiche

Prevedere un attacco di epilessia o una crisi ipoglicemica. Giusto in tempo per consentire al paziente di agire di conseguenza e adottare i rimedi del caso. Se la possibilità appare alquanto improbabile e remota, in realtà è un’opportunità offerta dai cani da allerta medica.  

“I cani da allerta medica sono una particolare tipologia di cane d’assistenza per persone con disabilità – sottolinea Laura Contalbrigo, dirigente veterinaria del Centro di referenza nazionale per gli interventi assistiti con gli animali –, e si distinguono da tutti gli altri cani definiti da utilità sociale come i detection dog, addestrati per identificare specifiche sostanze, o i cani da interventi assistiti, definiti anche therapy dog”. I cani d'assistenza alle persone con disabilità assistono chi ha una disabilità fisica o cognitiva e svolgono funzioni, compiti che l’individuo non è in grado di svolgere in autonomia. Si tratta di una categoria molto ampia che include per esempio i cani guida per ciechi o ipovedenti, i cani da assistenza all'ascolto (hearing dog), i cani per persone con disabilità motoria o per soggetti affetti da disturbo da stress post traumatico e infine anche i cani da allerta medica. 

Questi ultimi affiancano principalmente pazienti con patologie croniche come il diabete o l'epilessia: sono queste le due categorie più rappresentate e per le quali  ci sono evidenze solide, oltre che scuole ormai ben strutturate all’estero che forniscono i cani. La loro funzione è quella di segnalare l'approssimarsi di una crisi ipoglicemica o epilettica consentendo al paziente di mettersi in una situazione di sicurezza, o di mettere in atto quelle azioni che gli permettono di contrastare l'insorgenza della crisi.

Come “fiutano” le crisi?

I meccanismi che consentono ai cani da allerta di avvisare in anticipo il paziente non sono ancora del tutto chiari: “Esistono alcuni studi che hanno cercato di approfondire quali siano le molecole che i cani sono in grado di percepire nel momento in cui sta per verificarsi una crisi ipoglicemica: si tratta sicuramente di una sostanza estremamente volatile che viene prodotta circa 20 minuti prima della crisi epilettica o ipoglicemica nel caso del diabete e che i cani sono in grado di percepire attraverso la saliva o il sudore del paziente”. Contalbrigo riferisce che i cani da allerta medica preparati a riconoscere una crisi ipoglicemica, acquisiscono la capacità di segnalare anche condizioni di iperglicemia e questo lascia supporre che probabilmente le molecole interessate siano le stesse in entrambi i casi. 

“Per quanto riguarda l'epilessia, invece, presumiamo che il meccanismo sia un po' più complesso: oltre a un cambiamento nella concentrazione di alcuni metaboliti,  il cane probabilmente rileva anche degli impercettibili cambiamenti nei movimenti, soprattutto degli occhi e della bocca, delle persone che soffrono di questa patologia”. 

A seconda del percorso di formazione a cui è stato sottoposto, quando percepisce l’imminenza di una crisi il cane dà l’allarme, con un segnale convenzionale prestabilito, al paziente o ai suoi caregiver, i genitori nel caso dei bambini. 

Manca ancora un riconoscimento istituzionale

“Al momento in Italia non abbiamo una legge nazionale che regolamenti il settore del cane d'assistenza, non sono stati stabiliti cioè dei requisiti legislativi a cui debbano attenersi i professionisti o le organizzazioni e le scuole che vogliono erogare questo tipo di servizio. Nel momento in cui un paziente si appresta a voler acquisire un cane d'assistenza, un cane da allerta medica in particolare, deve dunque essere consapevole che quel cane di fatto non ha ancora un riconoscimento ufficiale. È considerato un cane da compagnia che sicuramente ha acquisito delle competenze di supporto alla specifica problematica del paziente, ma che di fatto non ha un riconoscimento istituzionale”. 

Contalbrigo spiega che l'unico strumento giuridico che in qualche modo oggi definisce i cani d'assistenza è un accordo Stato-Regioni che risale al 25 marzo del 2015 nel quale questi animali vengono equiparati ai cani guida per ciechi e ipovedenti, in termini di possibilità di accesso ai trasporti e ai luoghi pubblici o privati aperti al pubblico: i cani guida nello specifico sono regolamentati dalla legge 37 del 1974 e successive modifiche. “Sebbene l’accordo sia stato recepito da tutte le Regioni italiane e Province autonome, di fatto non trova però una specifica applicazione sul territorio per i cani da assistenza, e questo proprio perché non sono state definite le modalità di riconoscimento di questi animali”.

Come ci si sta muovendo

Per far fronte a questa situazione ci si sta muovendo su più fronti. “A livello europeo è in corso un processo di standardizzazione presso il Comitato Europeo di Normazione (CEN/TC 452). Sono stati attivati una serie di tavoli tecnici con esperti provenienti da tutta Europa, e in cui siamo direttamente coinvolti come Centro di referenza nazionale, proprio per andare a definire quali debbano essere gli standard a cui i cani d'assistenza, tra cui appunto i cani da allerta medica, dovrebbero rispondere a livello europeo. Questo garantirà requisiti di accessibilità uniformi per tutte le persone che hanno cani d'assistenza nei Paesi dell'UE”. 

In Italia ci sono dei disegni di legge attualmente in discussione e progetti pilota come quello avviato dalla Regione Toscana, in cui sono coinvolti la Scuola nazionale cani guida per ciechi di Scandicci in provincia di Firenze (l’unica pubblica in tutta Europa), l’ospedale Meyer, l’unità di Igiene urbana veterinaria dell’azienda usl Toscana centro, e il Centro di referenza nazionale per gli interventi assistiti con gli animali. L’obiettivo è istruire cani da allerta medica da mettere a disposizione di bambini e ragazzi con diabete. “Nel corso del progetto –  spiega Contalbrigo – saranno definite anche potenziali linee guida per la preparazione e l'immissione sul mercato di questi cani, oltre che per il loro riconoscimento ufficiale”. 

Il progetto pilota della Regione Toscana

Alla Scuola cani guida di Scandicci già oggi vengono addestrati cani d'assistenza per persone con difficoltà motorie o destinati a svolgere interventi assistiti con gli animali (in passato noti come “pet-therapy”), e vengono coinvolti in progetti realizzati presso ospedali, Rsa e centri per persone con disabilità. Per il progetto in questione sono stati scelti Labrador e Golden Retriever, che vengono istruiti appena compiuti i due mesi di vita. Sono stati raccolti campioni di saliva da bambini in condizioni di ipoglicemia con i quali è iniziato il percorso di formazione dei cuccioli.

“In questo momento – spiega Sonia Toni, responsabile della Diabetologia ed endocrinologia dell’azienda ospedaliera universitaria Meyer – il comitato etico sta valutando il progetto. Poi, attraverso appositi questionari che abbiamo stilato e precisi criteri di arruolamento, individueremo le famiglie a cui affidare il cane. Saranno privilegiati nuclei con bambini che seguono una terapia multi-iniettiva, con microinfusore ma che non sono dotati di quei sistemi di ultima generazione che consentono di interrompere l'erogazione di insulina automaticamente”. Ci sarà infine tutta la fase di osservazione vera e propria: “I bambini terranno un diario annotando le reazioni del cane e soprattutto indicando se queste reazioni sono abbinabili a una variazione particolare dell'andamento della glicemia”. 

Durante la nostra chiacchierata, Sonia Toni dimostra di credere molto nel progetto: se l’allerta in caso di crisi ipoglicemica è un ausilio di non poco conto, i vantaggi sono anche altri secondo la diabetologa. “Da questo progetto mi aspetto anche una ricaduta sul benessere psicologico del bambino e della famiglia, perché credo che in generale prendersi cura di un animale migliori la cura di se stessi”. Spiega che l’interazione con l’animale stimola la produzione di endorfine e questo ha un effetto positivo sul metabolismo della glicemia. Avere un cane poi significa anche aumentare il tempo trascorso all’aria aperta a camminare, con evidenti benefici sia per i bambini che per gli adulti.

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