SCIENZA E RICERCA

Il morbillo è un virus più antico di quanto si pensasse

Il virus del morbillo sarebbe molto più antico di quanto creduto finora. Il suo spillover va retrodatato e non di poco: di circa 1.400 anni. Sarebbe infatti comparso già nel VI secolo avanti Cristo e non nell’XI-XII secolo dopo Cristo, in un momento che coincideva con l’ascesa dei grandi centri urbani in tutta l’Eurasia e nel sud e nell’Asia orientale. A dipingere questo nuovo ritratto della storia evolutiva del virus del morbillo sulle pagine di Science è un team internazionale guidato da Ariane Düx e Sébastien Calvignac-Spencer del Robert Koch Institut di Berlino. Ma per raccontare tutta la storia di uno dei più vecchi patogeni dell’umanità dobbiamo cominciare dal principio.

Il morbillo umano è una malattia infettiva provocata dal Measles morbillivirus (MeV), un virus a RNA appartenente alla famiglia dei Paramyxoviridae e strettamente imparentato con quello della peste bovina, ora eradicato: il Rinderpest morbillivirus (RPV). Secondo gli studi più recenti il morbillo potrebbe aver compiuto il suo salto di specie proprio dai bovini e i due virus si sarebbero separati dal loro antenato comune più recente tra l’XI e il XII secolo, come riportato nel 2011 sulla rivista Molecular Biology and Evolution. Eppure ci sono testimonianze scritte molto più antiche in cui il morbillo viene citato come una malattia già conosciuta da tempo. Per esempio il medico persiano Muhammad ibn Zakariya al-Razi, vissuto nel X secolo, è stato il primo a fornire una descrizione clinica del morbillo e del vaiolo, distinguendo le due malattie. 

È per questo che l’epidemiologa Düx e il virologo Calvignac-Spencer si sono messi alla ricerca di nuovi indizi per datare la nascita del morbillo. Anche perché “ricostruire le scale temporali evolutive di virus, batteri e altri agenti patogeni è di fondamentale importanza anche per prevedere nuove epidemie” come hanno commentato sempre su Science Simon Ho e Sebastián Duchêne. 

Formalin-fixed lung specimen collected in 1912 in Berlin from a 2-year old girl diagnosed with measles-related bronchopneumonia (museum object ID: BMM 655/1912).

Per comprendere meglio un virus è importante sapere quando ha iniziato a circolare. In questo difficile compito, l’analisi dei genomi più antichi può aiutarci ad affinare le stime e a restringere la finestra temporale in cui sarebbe emerso il patogeno. E infatti i ricercatori guidati da Düx e Calvignac-Spencer sono andati proprio a caccia di antichi genomi di morbillo tra gli scaffali del seminterrato del Museo di Storia Medica di Berlino. Un’impresa molto ardua, visto che il virus del morbillo ha un genoma a RNA, un acido nucleico che si degrada molto più rapidamente rispetto al suo cugino, il DNA. Ma tra centinaia di campioni raccolti e conservati tra il 1870 e il 1930, hanno trovato quello che cercavano: un polmone appartenuto un tempo a un giovanissimo paziente morto di morbillo nel 1912, a soli due anni, e conservato sotto formalina. È stato infatti proprio questo conservante che ha consentito al team di bypassare il problema principale: l’RNA si era conservato perfettamente nella formalina. Così al gruppo di lavoro è bastato tagliare una sezione di tessuto polmonare di 200 milligrammi ed eliminare la formalina per recuperare l’RNA e ottenere un genoma quasi completo del virus del morbillo che colpì quel bimbo di due anni nel 1912. Un genoma che oggi è il più antico genoma del morbillo mai sequenziato.

Ma non è finita qui. Per capire la storia e le origini del patogeno, il team ha confrontato il genoma studiato con altri 129 campioni genetici di morbillo: due ottenuti nel 1960 e gli altri 127 dal 1990 in poi. Paragonando i campioni risalenti ad anni diversi e monitorando le differenze nel loro codice genetico, è riuscito a stimare il tasso di cambiamento evolutivo: ovvero quanto e con che velocità muta il virus del morbillo. Infine ha messo a confronto circa 50 sequenze genetiche del virus del morbillo con due dei suoi “parenti” più stretti: il virus della peste bovina e quello della peste dei piccoli ruminanti (PPRV) che infetta capre e pecore, per stabilire quando questi agenti patogeni si sarebbero separati dal loro antenato condiviso. 

Grazie a questo polmone di 108 anni fa, quindi, il team è riuscito a riavvolgere le lancette del tempo e a tracciare la storia del virus del morbillo, facendo risalire la sua origine al VI secolo avanti Cristo: è in questo secolo che il morbillo si sarebbe separato dal virus della peste bovina. Ben 1400 anni prima di quanto ipotizzato finora.

Più precisamente, nel quarto millennio avanti Cristo – quindi più di 6000 anni fa – il virus della peste dei piccoli ruminanti (PPRV) si sarebbe separato dall’antenato comune del virus della peste bovina e del morbillo. Mentre il morbillo si sarebbe a sua volta discostato dal virus della peste bovina in un periodo compreso tra il 1174 a.C. e il 165 d.C., in media nel 528 a.C.. Cioè circa 2.500 anni fa, proprio durante un periodo di forte crescita demografica che ha visto la nascita di grandi città sia in Europa che in Asia: insediamenti abbastanza grandi da riuscire a sostenere un focolaio di morbillo, con almeno 250.000 abitanti. Al di sotto di questa soglia, infatti, il morbillo tende a scomparire poiché chi contrae la malattia o muore o la supera diventando immune, e il contagio all’interno della comunità si arresta. 

Dunque, per migliaia di anni un antenato del virus della peste bovina avrebbe circolato liberamente tra il bestiame, prima di fare il salto di specie e contagiare i primi esseri umani, che proprio in quel momento stavano aumentando la loro densità concentrandosi in grossi insediamenti. Una storia antica, che letta oggi sembra quanto mai attuale e che si ripete inalterata nel tempo, spillover dopo spillover. Anche se, è doveroso dirlo, non si può stabilire con certezza se il morbillo sia comparso nell’uomo appena dopo essersi separato dal virus della peste bovina. Ma anche se fosse emerso qualche secolo più tardi, di sicuro trovare una popolazione umana florida e ammassata in grandi città ne ha favorito la circolazione.

Ora il prossimo passo del team sarà cercare campioni di virus di morbillo ancora più antichi, in modo da affinare ulteriormente la comprensione di questo virus che ancora oggi, nonostante la campagna di vaccinazioni iniziata negli anni Sessanta, continua a mietere migliaia di vittime: secondo l’ultimo report dell’OMS nel 2018 sarebbero morte di morbillo 144.000 persone, per lo più bambini sotto i 5 anni d’età.

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