Sono James P. Allison e Tasuku Honjo i vincitori del premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina 2018, assegnato oggi al Karolinska Institutet di Stoccolma. Gli scienziati hanno ottenuto l’importante riconoscimento per le loro scoperte nell’ambito dell’immunoterapia contro il cancro.
"Di immunoterapia si parla ormai da molti anni - commenta Paola Zanovello, docente dell'università di Padova che da tempo si occupa di immunologia dei tumori - ma con un andamento molto variabile, perché spesso gli approcci utilizzati non hanno dato i risultati attesi. Il contributo di Allison e Honjo è stato quello di adottare un punto di partenza differente, che ha rivoluzionato la prospettiva nel campo dell'immunoterapia". Da tempo è noto che il sistema immunitario in determinate condizioni ha tutte le capacità per riconoscere le cellule tumorali e distruggerle. E' altrettanto noto, però, che il tumore riesce a bloccare l'azione delle cellule immunitarie.
"Ciò che hanno scoperto i due scienziati percorrendo strade diverse - continua Zanovello - è che esistono delle molecole che frenano l'azione delle cellule immunitarie: eliminando questi 'freni' (detti checkpoint immunitari) si mettono le cellule nella condizione di recuperare la loro capacità di aggredire il tumore". In pratica, è come se si togliesse il 'guinzaglio' alle cellule immunitarie.
Zanovello spiega che la terapia dei checkpoint immunitari è già stata adottata in ambito clinico. Sono stati realizzati degli anticorpi monoclonali che bloccano i 'freni' delle cellule immunitarie e che stanno dando dei risultati molto importanti, anche contro tumori che prima non rispondevano ai trattamenti. "Alcuni son già riconosciuti come terapia, perché hanno dato ottimi risultati. È il caso ad esempio del melanoma, una patologia tumorale che rispondeva molto poco ad altre forme di terapia".
Aggiunge Fabio Zampieri, storico della medicina e docente del dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-vascolari e sanità pubblica dell’università di Padova: “Il primo approccio utilizzato nel trattamento del cancro è stato quello chirurgico. Successivamente sono state introdotte la chemioterapia e la radioterapia. L'immunomodulazione può essere considerata il quarto grande passo avanti dal punto di vista storico". E spiega nel dettaglio i contributi dei due Nobel. “James P. Allison ha scoperto la proteina CTLA-4 (T-cell inhibitory molecule), molecola recettore nei linfociti T che inibisce la loro attività immunitaria e ha progettato un anticorpo monoclonale, nominato ‘Ipilimumab’ che, legandosi al recettore, riattiva il linfocita. Honjo invece ha scoperto la proteina PD-1 (programmned cell death protein) che regola la risposta del sistema immunitario, rendendolo auto-tollerante alla proliferazione delle cellule del corpo. Si tratta di una proteina che da una parte promuove l’apoptosi (morte programmata) dei linfociti T con attività infiammatoria, dall’altra riduce l’apoptosi dei linfociti T regolatori che promuovo la tolleranza alle cellule del corpo”.
Secondo Zampieri l’immunoterapia ha già portato a successi importanti e questo Nobel, dal suo punto di vista, ha anche il significato di 'spingere' ancora di più in questa direzione e in questo settore di ricerca. Un ostacolo, nell’ottica del docente, potrebbero essere i finanziamenti dato che si tratta di studi e sperimentazioni che comportano costi molto elevati.
James P. Allison è un immunologo americano e dal 2004 ha condotto le sue ricerche nel Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York. Ha iniziato la sua carriera scientifica negli anni Ottanta, prima nell'università del Texas e poi in quella californiana di Berkeley. Tasuku Honjo è di origini giapponesi e ha lavorato a lungo fra Giappone e Stati Uniti, tra le università di Kyoto e Osaka, la Carnegie Institution di Washington e i National Institutes of Health. Immunologo di formazione, ha lavorato a lungo a Kyoto a partire dagli anni '70, tranne per brevi periodi negli Stati Uniti e a Osaka.