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Un nuovo imperatore e una nuova era per il Giappone

Il 30 aprile è una data storica per il Giappone: l’attuale imperatore Akihito, 85 anni, abdica in favore del nuovo sovrano, il principe Naruhito.

Si tratta di un cambiamento molto importante e molto sentito dalla comunità giapponese, e non solo perché il Giappone è la più antica monarchia del mondo, l’unica che mantiene tutt'oggi il titolo imperiale. Come per diverse strutture politiche derivanti dal passato monarchico anche questa carica non prevede un ruolo politicamente attivo, ma è più legata a funzioni di rappresentanza.

L’arrivo di un nuovo imperatore coincide per i giapponesi con l’apertura di una “nuova era”: “il cambio delle ere in Giappone avviene dal 645 – racconta Bonaventura Ruperti, docente di lingua e teatro giapponese all’università Ca’ Foscari – e questo cambio avveniva in occasione di eventi molto fausti oppure, al contrario, quando si verificavano calamità o sventure. Dal 1868 il cambio dell’era è diventato poi coincidente con il periodo di regno dell’imperatore”.

La nuova era Reiwa è descritta da due caratteri, provenienti dalla scrittura cinese, traducibili come “armonia e fortuna”. È un cambiamento che coinvolge anche aspetti burocratici come il calendario, o l’aggiornamento dei sistemi informatici, per cui in questa occasione il passaggio tra le due ere, tradizionalmente legato ad eventi più o meno casuali, è stato fortemente preparato e studiato.

“È difficile immaginare come sarà il nuovo imperatore – continua Ruperti – è sempre stato una figura in secondo piano. Possiamo fare qualche supposizione partendo dalla scelta del nome della nuova era, e potrebbe esserci qualche cambiamento. Tuttavia l’etichetta imperiale giapponese è molto rigida, per cui non ci dovremmo aspettare cambiamenti drastici”.

In Giappone l’immagine dell’imperatore è legata anche ruoli e riti simbolici, a partire proprio dalla cerimonia di incoronazione, che ha grande rilevanza nazionale, ed è un appuntamento pubblico. Il sovrano è garante dell’armonia con la natura e con le divinità, ruolo che gli deriva dall’epoca antica: oggi mantiene questa funzione di “grande sacerdote”, attraverso riti che si ripetono ogni anno.

Con questa nuova era il Giappone rivendica un ruolo importante: i due caratteri che caratterizzano la nuova era, per la prima volta, sono stati scelti da un testo giapponese antichissimo, anziché dalla tradizione cinese. “Questa scelta è stata letta anche come scelta politica del primo ministro Abe – aggiunge Bonaventura Ruperti – il Giappone ha in programma per i prossimi anni molti eventi di grande spessore internazionale, e si sta trasformando in un luogo di grande attenzione alla persona, attraverso cucina e turismo ad esempio, proponendosi come civiltà molto raffinata e di grande interesse”.

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