CULTURA

Origine e diffusione dei megaliti. Una cultura che viaggiò attraverso il mare

Le costruzioni megalitiche rappresentano una delle più antiche testimonianze dell'intervento dell'uomo sulla natura. Stoici e imponenti, questi massi, che pesano in media 100 tonnellate, se ne stanno piantati nel terreno da migliaia di anni, rappresentando una delle prime forme d'arte, e uno dei misteri più affascinanti nello studio della preistoria.

La prima immagine che ci salta in mente, quando sentiamo parlare di megaliti, è sicuramente quella di Stonehenge, nello Wiltshire, nel nord dell'Inghilterra. Si tratta probabilmente del sito neolitico più famoso, risalente al 3000 a.C. Ma in Europa si trovano almeno 35.000 strutture di questo genere, collocate specialmente lungo le coste. Le tipologie principali sono i menhir e i dolmen; i primi sono dei monoliti, spesso molto alti, piantati singolarmente nel terreno, posti a volte l'uno accanto all'altro, a formare delle file; i dolmen, invece, sono monumenti tombali composti solitamente da un gruppo di monoliti ravvicinati, sopra i quali viene appoggiato un altro masso dalla forma più piatta.

I megaliti risalgono al neolitico. Solitamente rivolti verso est o sud-est, in direzione dell'alba, costituiscono monumenti tombali o delimitano luoghi sacri finalizzati, per esempio, allo svolgimento di riti e cerimonie. Oltre alle costruzioni a pianta circolare (come Stonehenge) si trovano, poi, anche complessi megalitici composti da file di menhir allineati (come il sito di Carnac, in Bretagna).

Per secoli, archeologi e paleontologi hanno studiato l'affascinante mistero delle costruzioni megalitiche, cercando di carpirne non solo il significato, ma anche la tecnica tramite la quale sono state realizzate. Il mistero a riguardo è grande, e resta sempre il dubbio di come abbiano fatto uomini preistorici, che non avevano ancora inventato la ruota, a spostare e disporre pietre così gigantesche. La teoria più verosimile a riguardo ipotizza che queste venissero fatte rotolare giù per le colline sfruttandone i pendii, e issate perpendicolari al terreno con un sistema di corde e binari di legno, per il funzionamento dei quali era indispensabile la collaborazione di più persone.

Un altro problema, poi, ha impegnato storici e archeologi per lunghi anni. Si tratta della necessità di capire dove e come sia nata e poi diffusa la cultura megalitica. Infatti, sono molte le costruzioni di questo genere in Europa, presenti soprattutto sulle coste occidentali (Regno Unito, Francia, Spagna e Portogallo) e mediterranee (Puglia, Sicilia, Sardegna, Corsica). Si tratta di un fenomeno nato in un certo luogo, in seguito “esportato” e imitato altrove, o è nato spontaneamente in più posti, in seguito a circostanze analoghe?

Un recente studio condotto da Bettina Schulz Paulsson, archeologa della preistoria all'università di Gothenburg, in Svezia, si rivela un significante contributo per il dibattito in questione.

Lo studio riporta le due principali ipotesi circa la progressiva comparsa dei megaliti in Europa. La prima, in voga fino agli anni '70 circa, prevedeva una diffusione “lineare” dei megaliti, ipotizzando cioè l'esistenza di un unico centro originario in cui erano state concepite e costruite le prime strutture megalitiche, il cui modello era stato poi esportato e accolto progressivamente da molti popoli.

Tuttavia, nella seconda metà del secolo scorso, venne perfezionato il metodo di datazione al carbonio-14, o radiocarbonio, che prevede l'analisi del carbonio-14 ancora presente nei resti degli organismi viventi. Essendo un elemento radioattivo, esso decade, e può metterci anche migliaia di anni, permettendo così di risalire alla data della morte dell'organismo in esame.

Questo genere di analisi, condotto sui resti umani presenti nelle tombe megalitiche, portò all'ideazione di una teoria alternativa, che andò per la maggiore fino ai giorni nostri. Questa prevedeva una diffusione indipendente dei monoliti in varie regioni europee. Ciò significava che in più luoghi europei, per la presenza di condizioni simili, era nata autonomamente la pratica di costruzione dei monoliti. Era comunque plausibile che molti popoli avessero costruito i loro megaliti sul modello di esemplari precedenti, ma il punto è che non sembrava più verosimile che ci fosse stato un unico centro, bensì almeno cinque.

Lo studio dell'archeologa svedese citato poc'anzi ricostruisce i punti salienti delle teorie appena esposte, e combina i risultati della tecnica di datazione al radiocarbonio con un approccio bayesiano all'inferenza statistica. Il risultato al quale giunge con tale operazione sembra suggerire che la diffusione dei megaliti sia avvenuta principalmente in tre fasi, a partire da un unico luogo, seguendo un percorso che correva lungo la costa.

La Schulz Paulsson descrive attentamente le fasi della sua ricerca: in una prima fase, assieme al suo team, ha “rianalizzato criticamente i 2.410 esempi, includendo le misurazioni dal 1960 fino al presente, per determinare la qualità e l'affidabilità dei contesti degli esempi esaminati”. Dopodiché ha tracciato una mappa dei vari siti interessati, con le loro datazioni, per capire quale fosse il più antico.

La Francia è, finora, l'unica regione megalitica in Europa in cui si trovano una sequenza pre-megalitica monumentale e strutture di transizione ai megaliti, è verosimile quindi che la Francia settentrionale sia la regione d'origine del fenomeno megalitico Radiocarbon dates and Bayesian modeling support maritime diffusion model for megaliths in Europe - B. Schulz Paulsson

Il risultato della ricerca della scienziata (una ricerca durata 10 anni), colloca dunque al primo posto per antichità alcuni complessi tombali nel nord della Francia, nella Bretagna. Le strutture rimaste lì, infatti, risalgono al V millennio a.C., e sono quindi le più remote. Altre zone che ospitano costruzioni molto antiche sono la Catalogna e la Galizia. Nell'attuale Regno Unito, in Irlanda e in Portogallo si trovano composizioni megalitiche che risalgono al IV millennio a.C., mentre le coste e le isole sul Mediterraneo conservano prevalentemente strutture risalenti al III-II millennio a.C.

Grazie a questi dati, la Paulsson traccia una mappa di diffusione della cultura megalitica in tre fasi, che corre lungo le coste, collegando spazialmente i luoghi interessati, seguendo un criterio temporale. La tesi dello studio è che, con grande probabilità, è stato il nord-ovest della Francia il punto in cui la cultura megalitica è cominciata e da cui si è diffusa via mare. La spiegazione della Schulz Paulsson si basa sulla teoria secondo la quale l'usanza sia stata diffusa da popoli che si spostavano via mare e diffondevano la loro tecnica di costruzione nei posti in cui approdavano.

Questo risultato è rivoluzionario non solo perché modifica ancora una volta la discussione sulla propagazione della cultura megalitica, ma anche perché sottolinea l'importanza che avevano la navigazione e gli scambi marittimi ancora prima dell'età del bronzo.

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