CULTURA

I paperi Disney alla scoperta della biodiversità

La biodiversità è “Il termometro della salute della Terra”. Studiosi e ricercatori lo ricordano continuamente, esortando a trattare con cura il nostro pianeta. Questa volta, però, a far riflettere sono tre insoliti scienziati: Qui, Quo e Qua, che, nel numero 3575 di Topolino uscito lo scorso 29 maggio, ribadiscono con forza proprio queste parole.

Infatti, la storia raccontata nel fumetto, dal titolo Zio Paperone e l’oro trasmigrante, rivela un insegnamento che, oggi più che mai, non possiamo dimenticare: la biodiversità è una ricchezza e la vita sulla Terra è più preziosa di qualunque tipo di bene materiale. Protagonista della vicenda è, appunto, l’avido zio Paperone, che si recherà insieme ai suoi amici tra le cave del Colorado, alla ricerca di oro e ricchezze. Invece, tutto ciò che troveranno sarà un grande patrimonio di biodiversità: i ricercatori Chiara Anzolini e Fabio De Pascale mostreranno l’inestimabile importanza della scoperta, affermando che la varietà di specie viventi è il più grande tesoro che avrebbero mai potuto scovare.

I due studiosi lavorano nell’ambito del National Biodiversity Future Center, nato proprio per valorizzare la biodiversità: finanziato dal PNRR, il centro svolge attività di ricerca e divulgazione grazie al lavoro di 2.000 scienziate e scienziati, di cui 600 giovani. L’intento di diffondere questi temi tra un pubblico ampio e variegato, ha spinto i membri del gruppo di comunicazione del centro a cercare una collaborazione con gli autori di Topolino.

“Come gruppo addetto alla comunicazione – spiega Chiara Anzolini – Abbiamo l’obiettivo di far conoscere il nostro centro e ciò di cui ci occupiamo anche ad un pubblico più giovane. L’idea di portare avanti una collaborazione con gli autori di Topolino è stata mia: sono abbonata al fumetto dal 1998, inoltre sapevo che Topolino aveva già trattato temi di natura scientifica, attraverso i contributi di diversi importanti studiosi come Massimo Polidoro”.

La creazione della trama è stato un processo a quattro mani, che ha visto coinvolti non solo gli autori del fumetto, ma anche gli stessi ricercatori: Anzolini e gli altri studiosi vi hanno contribuito in modo incisivo, cercando di evitare che venissero alimentati stereotipi e che la storia ricadesse nella banalità.

“Non volevo – chiarisce la ricercatrice – Che la vicenda fosse ambientata, come spesso accade, in una fattoria o in altri luoghi naturali, oppure che, ad esempio, riguardasse le giovani marmotte (altri personaggi Disney ricorrenti nelle storie dei paperi, Ndr). Il messaggio che ho cercato di lanciare è che il problema della conservazione della biodiversità riguarda tutti, non solo attivisti, scout o studiosi, ma qualsiasi persona in qualunque luogo. Questo è stato il contributo che abbiamo dato alla trama: il lavoro di sceneggiatura e illustrazione sono stati svolti in modo impeccabile rispettivamente da Bruno Enna e Giampaolo Soldati”.

In seguito, la pubblicazione è avvenuta in due tappe: il primo numero che ha visto la partecipazione dell’NBFC è stato pubblicato il 22 maggio, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità: esso illustra le attività e gli obiettivi del centro, presentandosi come un’anticipazione della storia pubblicata il 29 maggio.

“Comunicare attraverso Topolino – dichiara Anzolini – Dimostra che si può parlare di scienza in modo diverso, una modalità che, forse, risulta più efficace dei saggi e dei modelli esplicativi a cui siamo abituati. Infatti, perché il messaggio arrivi forte e chiaro occorre emozionare il lettore, ed è più facile farlo attraverso narrazioni e storie. Come è stato messo in evidenza nel festival Scienza e Virgola che si è svolto a Trieste, in Italia ci sono saggi scientifici, ma mancano romanzi, che possano parlare di crisi climatica, senza rinunciare a entrare in empatia con il lettore. Forse, se siamo ancora qui a parlare di questo e di altri problemi ambientali, significa che dobbiamo usare una chiave diversa per trattare in modo più incisivo questi temi”.

Perciò, il gruppo di comunicazione del Centro nazionale per la biodiversità si pone l’obiettivo di dare vita a modi alternativi di divulgare la scienza, mescolando linguaggi e utilizzando strumenti più moderni e diretti. Il lavoro è solo agli inizi: il gruppo sta portando avanti docufilm, podcast, libri, fumetti e spettacoli teatrali, così da rendere la scienza accessibile a tutti, e non solo a chi la studia.

La corretta comunicazione, secondo la ricercatrice, deve partire dai singoli: “Ciò che noi come singoli possiamo fare è parlare dei problemi del nostro pianeta, rendendoli un argomento di conversazione a tavola, tra amici e in ogni contesto possibile”.

Infatti, come lei stessa ci spiega, Il gruppo di sociologia dell’NBFC, guidato dal professor Federico Neresini, ha raccolto alcuni dati sul grado di consapevolezza delle persone riguardo la biodiversità, e, in realtà, i risultati sono abbastanza confortanti: in base al rapporto, il 26% degli intervistati avrebbe un’elevata sensibilità rispetto a questi temi, il 33 darebbe loro una rilevanza media.

“Tuttavia – afferma Anzolini – Ci sono delle difficoltà, poiché noi esseri umani difficilmente riusciamo a concepire eventi lontani, nel tempo o nello spazio. È vero che la crisi climatica è evidente già adesso, ce lo dimostrano i fenomeni atmosferici estremi che si verificano ormai sempre più spesso; ma non  è semplice diventare consapevoli dei problemi che potrebbe causare e sta già causando in varie parti del mondo l’aggravarsi di questa crisi: facciamo fatica, infatti, a pensare che ci sono gruppi di persone, dall’altra parte del globo, che devono spostarsi da un luogo all’altro per motivi climatici. Perciò è indispensabile parlare di questi temi, in tanti modi ed utilizzando diversi linguaggi: solo così si potrà divenire più consapevoli”.

Inoltre, secondo la ricercatrice, c’è un’altra cosa che possiamo e dobbiamo fare: pretendere un intervento incisivo da parte della classe politica. Abbiamo la facoltà di chiedere che venga posta maggiore attenzione a questi problemi: salvaguardare il nostro pianeta è di vitale importanza, perciò è legittimo, anzi fondamentale, chiedere che lo si protegga e lo si rispetti, per noi e le generazioni future.

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