SCIENZA E RICERCA

Perché in Germania si muore di meno?

Se lo è chiesto anche il British of Medical Journal (BMJ), una delle riviste mediche più accreditate al mondo: perché in Germania si muore di meno? O meglio, perché la letalità del coronavirus SARS-CoV-2 in Germania sembra molto più bassa che in altri paesi?

Fra poco aggiorneremo la situazione a oggi, 10 aprile. Ma il 2 aprile la letalità – ovvero il numero di morti rispetto alle persone trovate infette con appositi test – era dell’1,2%, dieci volte meno che in Italia (11,9%) e molto meno che in Spagna (9,0%), in Olanda (8,6%), nel Regno Unito (8,0%) e in Francia (7,1%).

Il giornalista free lance Ned Stafford ha indagato per conto della rivista. Ottenendo queste risposte dagli esperti.

Christian Drosten, che dirige l’Istituto di virologia presso l’ospedale Charité di Berlino, ha dichiarato che una risposta almeno parziale alla domanda è che la Germania ha fin dall’inizio dell’epidemia ha adottato una strategia diversa che in altri paesi, effettuando i test con i famosi tamponi, non ai sospetti con sintomi gravi in genere anziani con molte patologie pregresse (come è avvenuto in Italia, aggiungiamo noi), ma a una base molto larga della popolazione, con p senza sintomi. I test sono stati tantissimi. Cosicché la bassa letalità della Germania (o, se volete, l’alta letalità degli altri paesi europei) è solo un artificio matematico. È frutto di un maggior numero di test effettuati presso una popolazione sì positiva, ma con sintomi poco gravi o addirittura inesistenti (i cosiddetti asintomatici).

Il gran numero di test effettuati in Germania è dovuto al fatto che le analisi non vengono realizzate o validate presso un unico centro nazionale ma in una serie di laboratori sparsi nel territorio

Il gran numero di test effettuati in Germania è dovuto al fatto che le analisi non vengono realizzate o validate presso un unico centro nazionale (come in Italia, dove vengono validate dall’Istituto Superiore di Sanità) ma in una serie di laboratori sparsi sul territorio. Questo aumenta la quantità e la velocità delle analisi.

Poi Drosten avanza un’ipotesi non supportata da alcuna verifica scientifica. Secondo il virologo di Berlino il virus in Germania avrebbe avuto come vettori principali una popolazione giovane, reduce dalle vacanze sulle Alpi austriache e italiane. E i giovani infettati dal coronavirus sono meno suscettibili di aggravamenti e di morte.

Interessante è questa ulteriore affermazione di Drosten: «Noi non abbiamo avuto una trasmissione del virus importante tra persone anziane a casa o negli ospedali. Se e quando questo accadrà, la letalità inevitabilmente aumenterà».

L’articolo del BMJ rileva anche il fatto che la Germania ha preso misure di prevenzione prima di altri paesi e, dunque, si sarebbe meglio cautelata. Ma questo non vale per l’Italia, aggiungiamo noi: perché il nostro paese è arrivato prima della Germania, perché ha scoperto prima che il contagio si stava diffondendo. Ma nonostante questo l’Italia ha il più altro indice di letalità.

Ma ritorniamo al tema della popolazione sottoposta a test, molto più giovane e numerosa in Germania che in altri paesi. Un vantaggio che potrebbe rivelarsi un’illusione, teme il Ministro della salute tedesco Jens Spahn: «È possibile che la nostra sia la calma prima della tempesta». Un’ipotesi – che tutti si augurano non si realizzi mani, ovviamente – presa in considerazione anche da Gérard Krause, direttore del Dipartimento di epidemiologia del Centro Helmholtz per la ricerca sulle malattie infettive di Braunschweig: «Noi potremmo essere solo all’inizio di un’onda che è giunta prima in altri paesi».

Naturalmente gli scienziati, i medici e le autorità sanitarie non tralasciano di prendere in considerazione la maggiore efficienza del sistema sanitario tedesco. È ormai noto a tutti che la Germania prima dell’epidemia vantava 28.000 reparti di terapia intensiva (le cosiddette rianimazioni), contro le 5.300 italiane stimate a inizio di marzo.

E tuttavia la sensazione che la tempesta possa arrivare anche in Germania dopo la (relativa) calma esiste. Il 26 marzo la letalità nel paese non superava lo 0,5%. Il primo aprile era già salita all’1,1%. Nel momento in cui scriviamo, venerdì 10 aprile, i morti da Covid-2019 erano in Germania 2.607 su 118.235 casi di positività accertata al coronavirus: il 2,2%. Il doppio rispetto a dieci giorni prima. Ma ancora molto lontano dalla letalità rilevata in Italia (12,7%); Spagna (10,1%); Olanda (10,9%); Regno Unito (12,3%) e Francia (10,4%).

La Germania continua ad avere un tasso di letalità decisamente inferiore alla gran parte dei paesi europei. Tutti hanno visto crescere il tasso di letalità. In Italia, per esempio, rispetto al due aprile il tasso è aumentato in poco più di una settimana del 6,7%; in Spagna del 12,0%; in Olanda del 25,8%; nel Regno Unito del 53,8%; in Francia del 46,5%. Ma in Germania è quasi raddoppiato: è aumentato dell’83,3%.

Il timore che possa arrivare la tempesta dopo la relativa calma non è fugato.

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