SCIENZA E RICERCA

Perché nessuna conoscenza è una “conoscenza inutile”

Che senso ha sprecare del tempo prezioso per studiare argomenti che non sembrano avere alcuna attinenza con il nostro percorso formativo o lavorativo? E perché specializzarsi in quelle materie “inutili”, come la matematica teorica, la filosofia e l’etica, che non indirizzano verso uno specifico ambito professionale? Cosa ce ne facciamo di tutta questa conoscenza inutile? E cosa succede, invece, quando all’improvviso ci accorgiamo che quella conoscenza non era affatto inutile, perché proprio grazie alla curiosità verso tematiche più astratte o apparentemente svincolate dal nostro percorso di studio, raggiungiamo dei traguardi che mai avremmo immaginato?

Queste e molte altre domande simili sono state affrontate nella tavola rotonda The usefulness of useless knowledge che si è tenuta nell’aula Magna di palazzo Bo il 23 maggio 2022. L’evento, uno dei tanti organizzati per celebrare il doppio anniversario che cade quest’anno – gli 800 anni dalla fondazione dell’università di Padova e i 100 anni dalla nascita dell’Unione matematica italiana – si ispira all’omonimo saggio scritto nel 1939 da Abraham Flexner, Direttore fondatore dell’Institute for advanced study di Princeton. Oggi questo scritto ha ancora la capacità di ispirare i ricercatori e le ricercatrici, anche e soprattutto quelli più giovani, perché insegna che l’ispirazione può provenire da fonti inaspettate e che le grandi scoperte scientifiche possono nascere in maniera serendipica dalla curiosità verso materie, oggetti e riflessioni apparentemente inutili.


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Nel corso della tavola rotonda, moderata da Telmo Pievani, delegato alla comunicazione e alla divulgazione scientifica dell’università di Padova e direttore de Il Bo Live,  quattro ospiti d’eccezione, ognuno con un background interdisciplinare e un punto di vista personale sulla questione, hanno discusso sulle possibili applicazioni delle scienze matematiche nei diversi settori della ricerca e dello sviluppo: Jean-Pierre Bourguignon, già presidente della Société mathématique de France e della Società matematica europea e attuale presidente del Consiglio Universitario della Ludwig Maximilian Universität di Monaco, Ingrid Daubechies, professoressa di matematica e ingegneria elettrica e informatica alla Duke university e già presidente dell’Unione matematica internazionale, Alberto Sangiovanni-Vincentelli, professore di ingegneria elettrica e informatica all’università di Berkeley e consulente in alcune importanti aziende internazionali del settore elettronico, e Paola Corna Pellegrini, CEO di Allianz Partners Italia e presidente dell'Associazione italiana CEO (AICEO).

 “Talvolta ci si ritrova ad approfondire un argomento apparentemente inutile per la propria attività scientifica e accade qualcosa di speciale”, afferma Bourguignon. “Questo succede quando un’idea, un concetto o un sapere che si credeva irrilevante diventa estremamente utile per la propria ricerca e, inaspettatamente, si ottiene un risultato che sembra quasi miracoloso”. Naturalmente, come specifica il professore, non è avvenuto nessun miracolo: il tempo, l’impegno e l’energia che sono stati investiti per “uscire dagli schemi” e nutrire la propria curiosità hanno dato i loro frutti.

Secondo Daubechies, dare valore alla cosiddetta conoscenza inutile significa riuscire a impiegare in modo creativo dei metodi e concetti che sono stati inizialmente appresi in un altro contesto. “Si tratta di una grande capacità umana”, afferma la professoressa. “Ognuno di noi ha un particolare talento in campo lavorativo, relazionale, oppure, perché no, anche legato a un hobby. Credo che una persona abbia un vero talento quando è in grado di cogliere dei dettagli e individuare delle connessioni inaspettate tra i diversi aspetti del reale che le altre persone solitamente non notano. Questa capacità può manifestarsi diversamente in ogni individuo a seconda del suo personale modo di ragionare e della cultura di riferimento”.

Per questo motivo, Daubechies insiste sull’importanza di incoraggiare la collaborazione tra persone che hanno interessi e percorsi di studio differenti. È in quest’ottica che la professoressa ha ideato e sostenuto alcuni importanti progetti per la promozione della matematica inclusiva organizzati dal Comitato per le donne nella matematica e dalla Commissione per i paesi in via di sviluppo dell’Unione matematica internazionale. Tali iniziative hanno l’obiettivo di rendere più accessibile lo studio della matematica nei paesi in via di sviluppo e creare delle opportunità di incontro, scambio e collaborazione internazionale tra i matematici di oggi e domani per fare sì che questi ultimi possano, a loro volta, ispirare altre giovani menti e contribuire allo sviluppo economico dei loro paesi di provenienza.

Avere alle spalle una formazione matematica, infatti, può rappresentare un grande vantaggio per chi cerca lavoro non solo nel campo della ricerca, ma anche nel settore privato, come hanno raccontato Alberto Sangiovanni-Vincentelli e Paola Corna Pellegrini condividendo le loro esperienze personali. Il professor Sangiovanni-Vincentelli ha insistito sul fatto che la conoscenza dei fondamenti matematici possa rappresentare un enorme vantaggio per chi lavora nei campi dell’ingegneria e dell’innovazione, se non altro perché permette di padroneggiare il metodo euristico, comprendere i metaconcetti e acquisire la capacità di formulare e risolvere problemi.

“La laurea in matematica è stata essenziale per la costruzione della mia intera carriera, perché mi ha permesso di acquisire le capacità di problem solving e imparare ad applicare il metodo analitico”, ha raccontato Corna Pellegrini. “Le competenze matematiche non rappresentano un vantaggio solo per chi si occupa di ricerca, ma costituiscono un bagaglio di conoscenze utile per qualsiasi carriera si desideri perseguire. Le aziende, infatti, sono continuamente alla ricerca di persone che abbiano dei talenti e delle competenze diverse da quelle che ci si aspetta”. Infatti, le persone con una formazione matematica o scientifica sono spesso le più adatte a cimentarsi nelle due grandi sfide che al momento permettono a un’azienda di restare competitiva nel suo settore: l’elaborazione dei dati e la trasformazione digitale.

Ma lo scopo non è solo quello di realizzare prodotti più avanzati per fornire servizi migliori e aumentare il profitto economico: infatti, come spiega Corna Pellegrini, rendere le tecnologie più efficienti e produttive deve anche servire a creare un futuro migliore, che sia più inclusivo e sostenibile. “Ci tengo a incoraggiare gli studiosi di matematica e, in generale, tutti coloro che lavorano nel campo scientifico, a domandarsi come vorrebbero rendere il mondo migliore per la loro vita e quella dei loro figli e attuare uno sviluppo digitale che sia accessibile a tutti e dal quale tutti possano trarre beneficio”.

È opportuno chiedersi, allora, quali siano le migliori politiche da attuare a livello accademico (e non solo) per promuovere la serendipità nella ricerca.

Secondo l’opinione di Daubechies, non è possibile incoraggiare la serendipità attraverso la definizione di regole rigide e fisse, perché la realtà è dinamica. “Non so come avvenga la serendipità nella ricerca, ma amo assaporare la sorpresa che si prova quando questo avviene”, afferma. “Credo che sia importante, per il futuro, incoraggiare le giovani generazioni a lavorare insieme e a studiare argomenti nuovi, uscendo dai loro specifici campi di studio”. Solo in questo modo, riflette la professoressa, questi giovani potranno risolvere le importanti sfide che si prospettano all’orizzonte, come la salvaguardia dell’ambiente, il rallentamento del riscaldamento globale, ma anche l’uso etico degli algoritmi dei social network.

Per il professor Bourguignon, il primo passo per incentivare la serendipità nel progresso scientifico deve passare attraverso un’allocazione delle risorse economiche più democratica e lungimirante, che non punti solo al profitto economico ma anche ai benefici attesi per la società. Allo stesso modo, è fondamentale valorizzare le persone e i loro talenti. “Dobbiamo fare sì che le nuove generazioni abbiano la possibilità di mostrare le loro capacità e far vedere loro che niente è impossibile; lasciamo spazio ai loro sogni, aspirazioni e ambizioni e diamo loro l’opportunità di realizzarli con tutta la creatività che hanno”. Secondo Bourguignon, il problema dell’abbandono della carriera scientifica da parte di dottorandi e ricercatori, angosciati per il futuro incerto e l’instabilità economica, dovrebbe essere fonte di grande preoccupazione da parte delle istituzioni.

Infatti, oltre a domandarsi cosa incentivi la scienza serendipica dovremmo anche concentrarci sui fattori che la ostacolano.

“Esistono molte “malattie” che affliggono le università”, osserva Sangiovanni-Vincentelli. “La principale, secondo la mia opinione, è il continuo tentativo di misurare con parametri oggettivi qualcosa che non si può misurare. Il professore si riferisce all’impossibilità di quantificare il valore di una persona considerando solamente i punteggi ottenuti dalle sue pubblicazioni e la loro quantità. “Non sempre i numeri dicono la verità”, dichiara. “A volte, quando valutiamo i professori o i ricercatori prendiamo in considerazione solo il numero delle loro pubblicazioni o il loro impatto citazionale senza valutarne il contenuto. Questo impedisce di cogliere il reale valore delle persone e il contributo che possono dare non solo alla ricerca, ma anche alla società”.

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