SCIENZA E RICERCA

Perseverance oltre allo spettacolo: un concentrato di tecnologia e ricerca

“Adoro le pietre. Osservate quelle alla destra della mia ruota: sono di origine vulcanica o sedimentaria? Che storia raccontano? Non vedo l’ora di scoprirlo”.

 

Questo che vedete qui sopra è il primo di una serie di iniziali cinguettii di Perseverance, idealmente inviati da Marte. No, al netto che l’ultimo arrivato dei rover della Nasa è già una star conclamata, non vogliamo parlare di quanto famoso sia sui social network. Teniamo, invece, a usare quelle poche parole per analizzare, nello specifico, qual è l’importanza scientifica di questa missione spaziale. Perché, al di là della spettacolarizzazione dell’evento, Perseverance porta in dote strumentazioni tali da garantire un deciso passo in avanti nella conoscenza di Marte e pone le basi per numerose missioni future sul quarto pianeta del sistema solare. Ma andiamo con ordine.

 

Un laboratorio deambulante

Il primo obiettivo degli scienziati Nasa è materia di astrobiologia: scoprire le tracce di forme di vita nella storia del pianeta. Il rover è infatti atterrato all’interno del cratere Jezero che – secondo gli scienziati – era ricoperto di acqua allo stato liquido circa 3,8 miliardi di anni fa. Il luogo ideale per rinvenire fossili che dimostrino la presenza di vita passata. 

Il rover non ha ancora mosso i suoi primi passi, ma la Nasa – dopo oltre 5.000 test di verifica del funzionamento dei sistemi – è pronta al primo passo: iniziare ad analizzare le rocce presenti nelle immediate vicinanze delle sei ruote di alluminio del robot. In un futuro prossimo, nel proseguo della missione, Perseverance inizierà a risalire il delta estinto presente all’interno del cratere Jezero e raccoglierà un sempre maggior numero di campioni di terreno, sedimenti e rocce, anche con l’ausilio di una trivella in grado di perforare la superficie. 

Raccolta è una parola chiave: per la prima volta non ci si limiterà solo ad analizzare i dati per inviarli poi via radio ai laboratori sulla Terra. I campioni saranno immagazzinati in attesa di poter essere poi recuperati da altre missioni e – si spera – essere portati fisicamente sul nostro pianeta per analisi approfondite. Nella storia dell’esplorazione spaziale si hanno solo tre precedenti di campioni provenienti dallo spazio riportati a Terra. Il più recente è quello della sonda giapponese Hayabusa 2 con il suo carico prezioso di frammenti dell’asteroide Ryugu. A seguire il ritorno di materiali lunari con la missione Chang’e 5 cinese. Il meno recente risale alle missioni Apollo sulla Luna. Va da sé che riportare sulla Terra campioni marziani, anche di campionature atmosferiche, avrebbe una valenza scientifica straordinaria. Come ricorda Roberto Ragazzoni, direttore dell’Osservatorio astronomico Inaf di Padova, è la prima volta che si semina la possibilità non solo di “arrivare su Marte, ma anche di ripartire da esso”

La raccolta dei materiali garantirà non solo di svelare il “mistero” della vita sul pianeta, ma anche di comprendere meglio la sua storia climatica.

Qualche dettaglio in più ce lo fornisce Roberto Ragazzoni, docente del Dipartimento di fisica e astronomia dell’università di Padova e direttore dell’Osservatorio astronomico, nell’intervista qui di seguito.

 

Dalla CO2 all’ossigeno

In gergo, si tratta di una dimostrazione tecnologica: Perseverance porta con sé una strumentazione che tenterà di produrre ossigeno a partire dall’atmosfera di Marte, ricca di anidride carbonica. La riuscita dell’esperimento ha una portata determinante per il futuro dell’esplorazione: una conferma permetterebbe di posare delle solide basi per l’arrivo dell’essere umano. Produrre ossigeno, tramite elettrolisi, in un ambiente che ne è privo, garantirebbe non solo la sopravvivenza degli astronauti, ma anche la possibilità di immagazzinare ossigeno allo stato liquido, la componente fondamentale per il carburante di un razzo. Si porrebbero, insomma, le basi di quanto scritto un po’ di righe prima: decollare da e non solo più atterrare su Marte. 

Il drone-elicottero

C’è un’altra dimostrazione tecnologica alloggiata sulla pancia del rover. Si tratta di Ingenuity: un piccolo drone-elicottero (arrivato anch’esso in salute, strumentalmente parlando) che tenterà, per la prima volta, di alzarsi in volo sulla superficie di Marte. Se anche questo esperimento avesse successo, si aprirebbero nuovi orizzonti di esplorazione, permettendo agli scienziati della Nasa di avere riprese aeree ravvicinate e di arrivare dove le ruote di un rover non possono accedere, superando le asperità del terreno.

Un concentrato di speranza scientifica

Da quanto detto, si può comprendere come mai le aspettative da questa missione spaziale siano altissime. Dal suo successo deriverebbero nozioni importantissime per le spedizioni future e per la comprensione della storia e composizione di Marte. Informazioni che poi avrebbero ricadute anche per le altre sfide spaziali, non ultima quella del ritorno dell’essere umano sul nostro asteroide. 

Infine, per chi si chiede come mai spendere miliardi di dollari in missioni spaziali, non ci sono solo i risultati scientifici che portano a una migliore conoscenza dello spazio al di fuori della Terra, ma anche le ricadute tecnologiche e applicative di quanto viene sperimentato – per motivi di causa maggiore – nei voli (e negli atterraggi) spaziali: “Avere sfide non subito alla portata – spiega Ragazzoni – richiede di inventare cose nuove, cambiando il paradigma. È uno stimolo che deve continuare a esistere”. 

Si apre dunque, come dice Ragazzoni nella seconda parte dell’intervista, qui sopra, una nuova era spaziale, almeno pubblicamente, con delle differenze non da poco anche in ambito geopolitico, almeno rispetto agli anni Sessanta. C’è l’ingresso, prepotente, del settore privato nella corsa allo spazio e non ci sono solo più due attori politici: “Cinquant’anni fa erano solo Unione Sovietica e Stati Uniti. Ora il bipolarismo è stato soppiantato da un concetto multipolare con altri attori come Cina e Giappone. Una competizione di questo tipo non può che essere positiva”.

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