CULTURA

Il pianeta Acqua

Quella che vi proponiamo è un breve e fresca nuotata. Tra letteratura, storia, economia, scienza e società. Ce ne offre l’occasione il libro intitolato Acqua (e dove nuotare, se no?) appena pubblicato da Ugo Leone, che ha a lungo insegnato politica dell’ambiente presso l’università Federico II di Napoli e da altrettanto tempo è una delle figure più significative del pensiero ecologico in Italia. Il libro è breve: appena 60 pagine. Ma denso di cultura, cosicché induce il lettore a sperimentare le sue capacità di cavalcare con un surf ben equilibrato tutte le onde (culturali, appunto) che incontra. 

Noi ne ve ne proponiamo una che riguarda il rapporto tra l’acqua – sostanza che agli occhi di un chimico appare più unica che rara – e la società umana.

Iniziamo dalle citazioni che il nostro surfista propone a pagina 20, quando cita due giganti del pensiero economico. Adam Smith e David Ricardo. 

Del primo possiamo leggere nel suo lavoro più celebre, Ricerche sopra la natura e le cause della ricchezza delle nazioni del 1776, che: nulla è più utile dell’acqua, ma difficilmente essa serve ad acquistare qualche cosa, perché nulla o quasi si può ottenere in cambio dell’acqua». Insomma, Adam Smith ci dice che l’acqua è un (prezioso) capitale della natura che, tuttavia, non ha valore economico per l’uomo. 

Non si tratta di una suggestione più o meno strana. Quello di Adam Smith costituisce la base teorica dell’economia classica, secondo cui, appunto, i capitali della natura sono inesauribili e gratuiti. Quindi non possiamo utilizzarle per acquistare qualcosa. Non hanno un valore economico.

Il pensiero è precisato per l’appunto da David Ricardo, che nel 1817 nei Principi dell’economia politica: "In base ai principi comuni della domanda e dell’offerta … Nulla può essere dato per l’uso dell’aria e dell’acqua o di quale che sia altro dono della natura, di cui esiste una quantità illimitata". 

Nel suo libro pubblicato dall’editore Doppiavoce di Napoli (pag. 61, euro 10), Ugo Leone smonta la tesi dei due giganti del pensiero economico. Non è né potrebbe essere un atto di accusa nei confronti di Smith e Ricardo: loro hanno pensato e scritto in un’epoca in cui l’economia dell’uomo era di diversi ordini di grandezza dell’economia della natura. Cosicché davvero capitali come l’aria e l’acqua sembravano illimitati e gratuiti. Oggi, invece, viviamo in un’epoca – l’Antropocene – caratterizzato, tra l’altro dal fatto che l’economia umana ha raggiunto un ordine di grandezza paragonabile a quello della natura. Cosicché anche l’aria e l’acqua non ci appaiono più come capitali illimitati e gratuiti.

Strano paradosso, per il nostro pianeta. L’unico oggetto cosmico conosciuto in cui l’acqua ricopre il 70% della sua superficie ed è presente in ciascuno dei tre stati di aggregazione: gassosa, liquida e solida. Del prezioso liquido ce n’è in abbondanza su questo pianeta, tanto che dovrebbe essere chiamato Acqua e non Terra. Sì, ce n’è molta – ricorda Ugo leone – anche di acqua potabile accessibile. In media ciascuno dei 7,7 miliardi di persone che abitano il pianeta Terra (il pianeta Acqua) ne avrebbe a disposizione 18.000 litri al giorno. 

Sì, certo, la media è come quella dei polli di Trilussa. Ci sono zone del pianeta completamente aride e zone ricchissime. Ma Ugo Leone dimostra che il vero fattore che rende l’acqua potabile un bene non facilmente accessibile ad almeno 2 miliardi di persone è l’uomo stesso, a causa di quella sua economia che regala molto a pochi e pochissimo a molti. Sì, c’è anche un problema di disuguaglianza di distribuzione dell’acqua potabile nell’economia umana.

È questa asimmetria nell’accesso all’acqua che, benché sia un capitale della natura di fatto illimitato e certo rinnovabile, che la rende ora economicamente e strategicamente preziosa.

È per questo, ci ricorda Ugo Leone, che molti analisti da molti lustri vanno sostenendo che le guerre del futuro saranno guerre per l’acqua (in realtà, qualche conflitto per l’acqua già c’è nel presente).  

Nell’economia umana che ha raggiunto le dimensioni dell’economia della natura l’acqua, bene illimitato (di fatto) e rinnovabile, è diventata un bene appropriabile. E infatti, ricorda ancora Ugo Leone, una serie di aziende multinazionali con il beneplacito della Banca Mondiale si sono letteralmente appropriati dell’acqua potabile in molti paesi, soprattutto dei più poveri, e la rivendono a un prezzo più o meno caro. È il capitalismo che contraddice il pensiero dei padri fondatori del liberismo.

Tra i fattori che allargano la forbice dell’accesso all’acqua potabile ci sono i cambiamenti climatici stanno ridistribuendo questo capitale naturale in maniera per noi non desiderabile. Un esempio? Il prosciugamento del lago Ciad, nel cuore dell’Africa, che ha come effetto una spinta formidabile dei contadini a emigrare.

Intorno alla distribuzione dell’acqua sta nascendo una nuova consapevolezza. Per le Nazioni Uniti ciascun uomo ha diritto ad almeno 50 di quei 18.000 litri teoricamente disponibili.

Ecco, il filo rosso di nuovo libro di Ugo Leone è questo: l’acqua come diritto. Come bene pubblico, perché aveva ragione Adam Smith «nulla è più utile dell’acqua». Ma il diritto ad accedere al minimo indispensabile di acqua potabile va ancora conquistato. L’acqua è un capitale della natura che va ben governato. E noi in questo momento non lo stiamo facendo. Tant’è, conclude Ugo Leone, che: «l’acqua è già e lo sarà anche di più nei prossimi anni uno dei problemi più gravi che l’umanità si troverà ad affrontare».

E sì, forse non è stato casuale il fatto che Homo sapiens abbia battezzato con il nome di Terra il Pianeta Acqua. 

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